286 - 14.10.05


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Faccia a faccia
nella scalata politica
Luca Sebastiani

Personalità, stile, percorso. Tutto oppone i due presidenziabili della destra francese e contribuisce a rendere appassionante la guerra che si protrarrà fino alle elezioni del 2007.

Le cronache raccontano che, in quel tempo entrambi chirachiani di ferro, il primo incontro tra i due avvenne nel 1993: Nicolas Sarkozy ministro del Bilancio e Dominique de Villepin “semplice” direttore di gabinetto, quello di Alain Juppé, allora ministro degli Esteri.

Ma il bello arrivò giusto un anno dopo, quando, in occasione della campagna per le presidenziali del 1995, si ritrovarono sul fronte opposto: Dominique con Jacques Chirac, il capo, e Nicolas, il “traditore”, con Édouard Balladur.

La loro vera relazione d’inimicizia inizia lì, insieme alle schermaglie, alla competizione e ai colpi bassi. Nel 1994 De Villepin sospetta che l’altro sia all’origine dei controlli fiscali che piombano sul padre, senatore dei francesi all’estero, e rilascia alla stampa parole di fuoco contro Sarko che, dopo la vittoria di Chirac, definisce politicamente defunto.

Si rivedranno solo nel ’97, entrambi in disgrazia, uno per aver sbagliato campo due anni avanti e l’altro per aver mal consigliato il Presidente a sciogliere l’Assemblea Nazionale qualche mese prima.

Ben presto le loro strade si separeranno di nuovo con la scalata di Nicolas alla carica del suo primo maestro.

Nicolas Sarkozy

Nato il 28 gennaio 1955 a Parigi, Nicolas ha solo 21 anni quando assume la prima carica politica e diventa consigliere municipale di Neuilly-sur-Seine, e 23 quando entra nel comitato centrale del Rpr, partito creato da Chirac per puntare alla carica di presidente della Repubblica. Resterà a lungo nel circolo ristretto degli chirachiani, vicino al capo, scelta che porterà questo giovane brillante ad essere eletto all’Assemblea Nazionale nell’88 e cinque anni dopo ad entrare nel governo di Balladur come ministro del Bilancio e porta parola dell’esecutivo. Ruolo di visibilità, in cui impara ad occupare tutti gli spazi e, assecondando il suo carattere ambizioso, ad essere sempre presente, mediaticamente e non.

Nel ’95 la mossa falsa. Alle presidenziali segue la tendenza generale, volta le spalle a Chirac e punta tutto sull’altro candidato di destra, il favorito, Balladur. Se ne pentirà, perché ad elezioni vinte, agli occhi del nuovo potere la sua persona simboleggerà il tradimento.

Ma nessuno può fermare Sarko. Piano piano, tenendo un profilo basso nei confronti del Presidente, si rende indispensabile nel partito e porta avanti la sua idea di una destra più moderna senza complessi. Come sul dossier della sicurezza, il suo cavallo di battaglia, che lo farà diventare qualche hanno dopo “il primo poliziotto di Francia”.

Nel 1999 il suo continuo lavorio viene premiato e quando Philippe Séguin lascerà all’improvviso la presidenza dell’Rpr, verrà nominato presidente ad interim. Le pressioni dell’Eliseo e la sconfitta alle europee lo costringeranno a lasciare, ma Sarko è tornato alla ribalta. In attesa della svolta scrive un libro autobiografico, Libero, in cui si confessa e scrive: “Credevo fosse sufficiente avere del talento e lavorare più degli altri per riuscire. Mi sbagliavo. Non avevo integrato la dimensione umana”.

Nel 2002 si impegna nella campagna presidenziale di Chirac battendo sul tema caldo della sicurezza. Il Presidente viene rieletto e, pur preferendo al posto di primo ministro un quasi sconosciuto Jean-Pierre Raffarin, non potrà più fare a meno di Nicolas, che viene integrato nell’esecutivo all’Interno. La sua politica della tolleranza zero verrà premiata da un consenso crescente e la sua sovraesposizione comincerà a far ombra al capo del governo e allo stesso presidente della Repubblica.

Il resto è storia recente. L’onnipresenza mediatica, la permanente contrapposizione a Chirac, un passaggio al ministero dell’Economia, la presidenza dell’Ump (ex Rpr) e, quando De Villepin prende il posto di Raffarin a Mantignon, di nuovo ministro dell’Interno.

Dominique de Villepin

Molto diverso il percorso politico di Dominique Marie François René Galouzeau de Villepin che deve la sua ascesa fino al rango di capo dell’esecutivo a Jacques Chirac di cui è, insieme ad Alain Juppè, il figlio prediletto.

Nato il 14 novembre 1953 a Rabat, in Marocco, figlio del senatore centrista Xavier de Villepin, il fine aristocratico crescerà a Caracas e scoprirà la Francia solo grazie ai suoi studi in lettere, diritto e scienze politiche. Uscito dalla Scuola nazionale d‘amministrazione (Ena) nell’80 la sua carriera sarà tutta interna alla diplomazia del ministero degli Esteri, all’interno della direzione degli affari africani (1981-1984), all’ambasciata di Francia a Washington (’84-’89), a New Delhi (’89-’92) e infine direttore aggiunto agli affari africani (’92-’93). Iscritto al Rpr dal 1977, occupa il suo primo posto politico nel 1993, quando Alain Juppè, ministro degli Esteri del governo Balladur, gli assegna la direzione del suo gabinetto. In questo periodo farà conoscenza con Chirac, con cui terrà i contatti per conto del suo ministro e nel ’95, quando tutti sostengono il concorrente a destra, De Villepin sarà uno dei pochi fedelissimi del futuro presidente, che, una volta eletto, lo ricompenserà con il posto di segretario generale dell’Eliseo. Da questa posizione condurrà tutte le battaglie politiche di Chirac.

Quando la sinistra vince le politiche del 1997, sono in molti a chiedere la testa del segretario generale che ha spinto il Presidente a sciogliere l’Assemblea generale e a convocare le elezioni anticipate. Ma Chirac, affascinato dalla sua intelligenza lo difende contro tutti e dichiara: “De Villepin ha una stupefacente capacità di reazione. Quando io leggo una pagina, lui ne divora quattro. Comprende ad una velocità fantastica. È raro incontrare un uomo che, come lui, sia allo stesso tempo un poeta e un buon capitano di squadra”. Perché questo politico atipico può vantare ben nove libri pubblicati, tra cui due di poesia e un affresco lirico su Napoleone intitolato I cento giorni o lo spirito di sacrificio.

Non solo poesia però, ma anche abile manovra politica. Durante gli anni della coabitazione, 1997-2002, la sinistra accusa De Villepin di essere a capo di un “gabinetto nero” incaricato di organizzare colpi bassi contro il primo ministro socialista Lionel Jospin.

Dopo la rielezione all’Eliseo, Chirac lo promuove ministro degli Esteri e lui nel 2003 sfrutta la sua grande occasione suscitando gli applausi dell’Assemblea delle Nazioni Unite con l’intervento contro la guerra in Iraq. Il mondo intero scopre Dominique de Villepin.

Nel 2004 prende il posto di Sarkozy al ministero degli Interni e con la nomina alla testa del governo a giugno, dopo la sconfitta al referendum sulla Costituzione europea, ne diventa il rivale principale. Il suo difetto? Non è mai passato per alcun suffragio.

 

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