Personalità, stile, percorso. Tutto oppone
i due presidenziabili della destra francese e contribuisce
a rendere appassionante la guerra che si protrarrà
fino alle elezioni del 2007.
Le cronache raccontano che, in quel tempo entrambi
chirachiani di ferro, il primo incontro tra i due
avvenne nel 1993: Nicolas Sarkozy ministro del Bilancio
e Dominique de Villepin “semplice” direttore
di gabinetto, quello di Alain Juppé, allora
ministro degli Esteri.
Ma il bello arrivò giusto un anno dopo, quando,
in occasione della campagna per le presidenziali del
1995, si ritrovarono sul fronte opposto: Dominique
con Jacques Chirac, il capo, e Nicolas, il “traditore”,
con Édouard Balladur.
La loro vera relazione d’inimicizia inizia
lì, insieme alle schermaglie, alla competizione
e ai colpi bassi. Nel 1994 De Villepin sospetta che
l’altro sia all’origine dei controlli
fiscali che piombano sul padre, senatore dei francesi
all’estero, e rilascia alla stampa parole di
fuoco contro Sarko che, dopo la vittoria di Chirac,
definisce politicamente defunto.
Si rivedranno solo nel ’97, entrambi in disgrazia,
uno per aver sbagliato campo due anni avanti e l’altro
per aver mal consigliato il Presidente a sciogliere
l’Assemblea Nazionale qualche mese prima.
Ben presto le loro strade si separeranno di nuovo
con la scalata di Nicolas alla carica del suo primo
maestro.
Nicolas Sarkozy
Nato il 28 gennaio 1955 a Parigi, Nicolas ha solo
21 anni quando assume la prima carica politica e diventa
consigliere municipale di Neuilly-sur-Seine, e 23
quando entra nel comitato centrale del Rpr, partito
creato da Chirac per puntare alla carica di presidente
della Repubblica. Resterà a lungo nel circolo
ristretto degli chirachiani, vicino al capo, scelta
che porterà questo giovane brillante ad essere
eletto all’Assemblea Nazionale nell’88
e cinque anni dopo ad entrare nel governo di Balladur
come ministro del Bilancio e porta parola dell’esecutivo.
Ruolo di visibilità, in cui impara ad occupare
tutti gli spazi e, assecondando il suo carattere ambizioso,
ad essere sempre presente, mediaticamente e non.
Nel ’95 la mossa falsa. Alle presidenziali segue
la tendenza generale, volta le spalle a Chirac e punta
tutto sull’altro candidato di destra, il favorito,
Balladur. Se ne pentirà, perché ad elezioni
vinte, agli occhi del nuovo potere la sua persona
simboleggerà il tradimento.
Ma nessuno può fermare Sarko. Piano piano,
tenendo un profilo basso nei confronti del Presidente,
si rende indispensabile nel partito e porta avanti
la sua idea di una destra più moderna senza
complessi. Come sul dossier della sicurezza, il suo
cavallo di battaglia, che lo farà diventare
qualche hanno dopo “il primo poliziotto di Francia”.
Nel 1999 il suo continuo lavorio viene premiato e
quando Philippe Séguin lascerà all’improvviso
la presidenza dell’Rpr, verrà nominato
presidente ad interim. Le pressioni dell’Eliseo
e la sconfitta alle europee lo costringeranno a lasciare,
ma Sarko è tornato alla ribalta. In attesa
della svolta scrive un libro autobiografico, Libero,
in cui si confessa e scrive: “Credevo fosse
sufficiente avere del talento e lavorare più
degli altri per riuscire. Mi sbagliavo. Non avevo
integrato la dimensione umana”.
Nel 2002 si impegna nella campagna presidenziale
di Chirac battendo sul tema caldo della sicurezza.
Il Presidente viene rieletto e, pur preferendo al
posto di primo ministro un quasi sconosciuto Jean-Pierre
Raffarin, non potrà più fare a meno
di Nicolas, che viene integrato nell’esecutivo
all’Interno. La sua politica della tolleranza
zero verrà premiata da un consenso crescente
e la sua sovraesposizione comincerà a far ombra
al capo del governo e allo stesso presidente della
Repubblica.
Il resto è storia recente. L’onnipresenza
mediatica, la permanente contrapposizione a Chirac,
un passaggio al ministero dell’Economia, la
presidenza dell’Ump (ex Rpr) e, quando De Villepin
prende il posto di Raffarin a Mantignon, di nuovo
ministro dell’Interno.
Dominique de Villepin
Molto diverso il percorso politico di Dominique Marie
François René Galouzeau de Villepin
che deve la sua ascesa fino al rango di capo dell’esecutivo
a Jacques Chirac di cui è, insieme ad Alain
Juppè, il figlio prediletto.
Nato il 14 novembre 1953 a Rabat, in Marocco, figlio
del senatore centrista Xavier de Villepin, il fine
aristocratico crescerà a Caracas e scoprirà
la Francia solo grazie ai suoi studi in lettere, diritto
e scienze politiche. Uscito dalla Scuola nazionale
d‘amministrazione (Ena) nell’80 la sua
carriera sarà tutta interna alla diplomazia
del ministero degli Esteri, all’interno della
direzione degli affari africani (1981-1984), all’ambasciata
di Francia a Washington (’84-’89), a New
Delhi (’89-’92) e infine direttore aggiunto
agli affari africani (’92-’93). Iscritto
al Rpr dal 1977, occupa il suo primo posto politico
nel 1993, quando Alain Juppè, ministro degli
Esteri del governo Balladur, gli assegna la direzione
del suo gabinetto. In questo periodo farà conoscenza
con Chirac, con cui terrà i contatti per conto
del suo ministro e nel ’95, quando tutti sostengono
il concorrente a destra, De Villepin sarà uno
dei pochi fedelissimi del futuro presidente, che,
una volta eletto, lo ricompenserà con il posto
di segretario generale dell’Eliseo. Da questa
posizione condurrà tutte le battaglie politiche
di Chirac.
Quando la sinistra vince le politiche del 1997, sono
in molti a chiedere la testa del segretario generale
che ha spinto il Presidente a sciogliere l’Assemblea
generale e a convocare le elezioni anticipate. Ma
Chirac, affascinato dalla sua intelligenza lo difende
contro tutti e dichiara: “De Villepin ha una
stupefacente capacità di reazione. Quando io
leggo una pagina, lui ne divora quattro. Comprende
ad una velocità fantastica. È raro incontrare
un uomo che, come lui, sia allo stesso tempo un poeta
e un buon capitano di squadra”. Perché
questo politico atipico può vantare ben nove
libri pubblicati, tra cui due di poesia e un affresco
lirico su Napoleone intitolato I cento giorni
o lo spirito di sacrificio.
Non solo poesia però, ma anche abile manovra
politica. Durante gli anni della coabitazione, 1997-2002,
la sinistra accusa De Villepin di essere a capo di
un “gabinetto nero” incaricato di organizzare
colpi bassi contro il primo ministro socialista Lionel
Jospin.
Dopo la rielezione all’Eliseo, Chirac lo promuove
ministro degli Esteri e lui nel 2003 sfrutta la sua
grande occasione suscitando gli applausi dell’Assemblea
delle Nazioni Unite con l’intervento contro
la guerra in Iraq. Il mondo intero scopre Dominique
de Villepin.
Nel 2004 prende il posto di Sarkozy al ministero
degli Interni e con la nomina alla testa del governo
a giugno, dopo la sconfitta al referendum sulla Costituzione
europea, ne diventa il rivale principale. Il suo difetto?
Non è mai passato per alcun suffragio.
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