“La coalizione ‘Giamaica’, tra
la destra e i Verdi, non era credibile. Per uscire
da quest’impasse serve un compromesso tra Cdu/Csu
e Spd. Metà mandato con un Cancelliere cristianodemocratico
e metà con uno socialdemocratico: la cosiddetta
‘variante israeliana’”. Friedbert
W. Rüb, politologo dell’Università
di Amburgo e commentatore politico sulla stampa tedesca,
esprime preoccupazione per lo stallo creato dalle
elezioni di domenica 18 settembre, e non vede alternative:
“I politici devono prendersi le proprie responsabilità
davanti al paese – ci dice al telefono Abbassare
il livello della competizione partitica e accettare
la Grande Coalizione. Solo così il paese può
affrontare le riforme”.
I media e i sondaggi tedeschi prevedevano
una larga vittoria della Cdu/Csu. Come è potuto
accadere questo pareggio? E quanta responsabilità
ne porta Angela Merkel?
Non abbiamo analisi esatte sull’argomento,
ma possiamo individuare un paio di ragioni per questo
inatteso risultato. La prima è che la Merkel
non ha saputo convincere del tutto quell’elettorato
tradizionale che è molto diffuso nella Cdu/Csu
e che probabilmente non si trovava troppo a suo agio
con un candidato donna: non tutti l’hanno considerata
all’altezza per poter rappresentare il paese
a livello internazionale. La seconda ragione è
che l’idea della Merkel di coinvolgere il professor
Paul Kirchhof, con le sue idee neoliberali, ha totalmente
confuso gli elettori, oltre a disorientare diversi
membri della stessa Unione cristianodemocratica: il
partito è sempre stato fedele a una politica
economica di tipo sociale, e questi messaggi ambigui
e nuovi, con Kirchhof prima osannato e poi smentito,
gli hanno alienato parte dell’elettorato tradizionale.
Può avere avuto un peso anche lo
scarso entusiasmo con cui alcuni leader della Cdu/Csu,
dal governatore dell’Assia Roland Koch al bavarese
Edmund Stoiber, hanno sostenuto la candidata?
C’è stato anche questo problema, ma
non è stato un fattore decisivo, perché
i cittadini non percepiscono più di tanto i
conflitti interni ai partiti, e effettuano le proprie
scelte di voto in base ad altre priorità.
Al momento l’ipotesi più gettonata
per uscire dall’impasse sembra essere la Grosse
Koalition. Ma a quali condizioni politiche potrebbe
vedere la luce?
Le condizioni cambiano in continuazione. La mia impressione
è che si possa arrivare ad un compromesso:
per metà mandato sarà Cancelliere Angela
Merkel, e per l’altra metà Gerhard Schröder.
La cosiddetta “variante israeliana”…
Esattamente. Il Cancelliere inizialmente aveva escluso
questa ipotesi, ma ora è tornato indietro.
Credo che il compromesso sia possibile, e che tutto
stia a decidere chi dei due inizierà a governare.
Quanto innaturale sente questa Grosse
Koalition? Può funzionare?
Può funzionare, perché la Germania
ha urgente bisogno di riforme. Se si abbasserà
la competizione tra i partiti, se le due forze sapranno
prendersi questa responsabilità davanti al
paese, allora funzionerà. Non credo che sia
più innaturale della Jamaika Koalition
tra Cdu/Csu, liberali e Verdi (così detta dal
colore dei tre partiti, ndr). L’alleanza
tra Cdu/Csu e Spd l’abbiamo già avuta
a fine anni sessanta, e allora funzionò decisamente,
perché fu in grado di attuare le riforme necessarie.
Parliamo del futuro. Schröder è
stato fortemente criticato dai media tedeschi, perché
arrogantemente crede che non si possa fare a meno
di lui. Angela Merkel è sempre più debole
nel suo partito, nel quale in fondo non è mai
stata troppo amata. Si intravedono, in questo momento
di crisi politica, delle figure emergenti all’interno
di Cdu/Csu e Spd?
Credo che entrambi i leader, nonostante tutto, siano
ancora in grado di guidare i propri partiti. Forse
Schröder è in una posizione relativamente
più forte della Merkel, perché ha saputo
condurre il suo partito in una specie di traversata
del deserto. Tuttavia la situazione è molto
fluida, e al momento non si può nemmeno escludere,
nel caso tramontasse la “variante israeliana”,
l’emergere di figure come il governatore della
Bassa Sassonia Christian Wulff tra i cristianodemocratici
o, tra i socialdemocratici, il presidente del partito
Franz Müntefering o il governatore del Nordreno-Vestfalia
Peer Steinbrück. Ma è uno scenario meno
probabile.
Tuttavia ci sono autorevoli esponenti della
Spd che hanno dichiarato apertamente di approvare
una Grosse Koalition senza Gerhard Schröder,
come il sindaco di Berlino Klaus Wowereit o quello
di Brema Henning Scherf. E’ un segnale per il
Cancelliere?
No, è una semplice dialettica democratica.
La Spd ha tutto il diritto di ipotizzare scenari in
cui il Cancelliere non sia presente.
Qual è, infine, l’atmosfera in
Germania. I media sdrammatizzano, ironizzando sulla
Jamaica Koalition, ma non c’è
anche la sensazione che da queste elezioni il paese
sia uscito ancora più debole di prima?
Sì, anch’io credo che la Germania sia
oggi più debole, e la maggior parte degli elettori
sono insoddisfatti della situazione. Tutto dipende
dal comportamento della classe politica. Se sono in
grado di prendersi la responsabilità per le
riforme andrà tutto bene. Ma la Giamaica è
un’altra cosa…il reggae, le spiagge…il
fatto che si siano prospettate soluzioni così
inverosimili è il segno che la politica è
in una situazione difficile. La gente ha cominciato
a scherzarci su, ma questo è il momento in
cui i politici devono abbassare il livello di una
pur necessaria competizione partitica, e prendersi
le proprie responsabilità davanti al paese.
E a questo punto solo la Grosse Koalition
è un’opzione percorribile.
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