“È
molto difficile che Angela Merkel e Gerhard Schröder
possano partecipare insieme a una grande coalizione:
uno dei due deve tirarsi indietro”.
All’indomani delle elezioni in Germania, Gian
Enrico Rusconi, docente all’Università
di Torino e profondo conoscitore della storia e della
politica tedesca, non crede alla possibilità
della Grosse Koalition, l’alleanza di governo
tra Cdu e Spd, a meno che uno dei due leader non si
tiri indietro. “C’è un classico incrocio
tra geometria politica e personalità dei leader
– spiega Rusconi – poiché queste
elezioni sono state caratterizzate da una forte personalizzazione,
in particolare la Cdu ha puntato moltissimo sulla figura
della Merkel, non vedo la possibilità che i due
possano coesistere in un governo come fecero Kiesinger
e Brandt nel ’66; l’unico presupposto per
la Grande Alleanza è che uno dei due ceda il
passo all’altro”.
Il giorno dopo la chiusura delle urne, a spoglio effettuato,
la Germania non conosce ancora il colore del prossimo
governo, e sulle pagine dei giornali fioriscono ipotesi
sulla composizione della futura maggioranza: se non
sarà Grosse Koalition si potrebbe formare un’alleanza
“rosso-rosso-verde”, con la nuova sinistra
di Lafontaine ad appoggiare il governo uscente; oppure
potremmo trovarci di fronte a un “semaforo”,
una coalizione con il rosso della Spd, i Verdi e il
giallo, colore rappresentativo del Fdp, partito liberale
che con il 9,8% dei voti e 61 seggi può giocare
un ruolo importante; o, ancora, il nuovo governo potrebbe
avere i colori della Giamaica, il nero il verde e il
giallo, rappresentati dalla Cdu-Csu della Merkel, i
Verdi e l’Fdp.
Che si vogliano utilizzare metafore o meno, paradossalmente
c’è un solo dato sicuro: “Il risultato
concreto – dice Rusconi – è proprio
l’estrema incertezza; non dimentichiamo tra l’altro
che alla vigilia del voto c’era quasi il trenta
per cento di indecisi, questo fattore ha inciso molto;
ogni possibile previsione è a questo punto molto
labile e rischia di essere già superata tra poche
ore”.
Non solo è molto difficile prevedere quel che
accadrà, ma non è nemmeno semplice analizzare
i numeri usciti dalle urne e capire se esiste un vero
vincitore.
“Nelle prime ore il vincitore sembrava Schröder,
con la Merkel sconfitta, poi con il passare del tempo
si vede che in realtà un vero vincitore dal punto
di vista politico non c’è”, commenta
Rusconi. “Sicuramente il cancelliere uscente ha
vinto la battaglia che si giocava sull’immagine
e come leader del partito ha portato a casa un risultato
positivo”.
E se Schröder si può dire vincitore di
una battaglia elettorale giocata sulla personalità
del leader, chi esce sconfitta è sicuramente
la Angela Merkel, con la Cdu che con il 35,2% dei voti
(più di tre punti sotto il risultato del 2002)
non può certo dirsi soddisfatta. Ma come si spiega
questo calo dei cristiano-democratici? “La Merkel
non ha convinto l’elettorato – risponde
Rusconi – i voti che sono andati all’Fdp
venivano da elettori della Cdu non convinti della sua
linea che tra l’altro si è mostrata molto
oscillante, partita su posizioni molto liberali, si
poi è corretta durante la campagna elettorale,
prometteva le riforme fiscali ultraliberiste di Kirchoff
per poi indietreggiare fino a mostrarsi quasi commossa
per i disoccupati. La Merkel non ha convinto nonostante
il grandissimo sostegno dei mass media: il suo messaggio,
alla fine, è risultato troppo contraddittorio.
E qualche responsabilità sta anche nell’atteggiamento
della Cdu che ha puntato molto sull’immagine della
Merkel, sull’opportunità di un cancelliere
donna; alla fine questa eccessiva personalizzazione
della campagna elettorale non ha funzionato”.
Qualche parola a parte meritano i piccoli partiti che
giocheranno un ruolo importante nei futuri equilibri
del Bundestag; tra questi i verdi hanno grosso modo
mantenuto la propria posizione, i liberali hanno guadagnato
voti a spese della Cdu e potrebbero avere un peso decisivo
nella formazione del governo. Ma la vera novità
sta a sinistra: “Per la prima volta nella storia
della Bundesrepublik – sottolinea Rusconi –
si vede una forza politica consistente a sinistra della
Spd; la Linkspartei è il vero dato nuovo che
emerge da queste elezioni, anche se sembra che sul piano
politico non verrà utilizzata. Forse Schröder
potrebbe fare il cancelliere con il sostegno indiretto
di Lafontaine, ma di questo non si può dire nulla,
siamo ancora nel regno delle congetture”.
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