E adesso che si fa? Giuliano Amato
punta gli occhi sulla crisi aperta nell’Ue dai
referendum francese e olandese, e spalancata dal fallimento
dell’ultimo Consiglio europeo. Per uscire dall’impasse
l’ex vice-presidente della Convenzione vede
la necessità di ricostruire la fiducia dei
cittadini europei nell’Unione e nella Costituzione,
di modo che tutti ritrovino il senso dell’Europa
unita; solo in questo modo si potrà pensare
ad una Costituzione che leghi insieme 25 o 27 paesi.
Una strada, questa, che ha bisogno della politica
e soprattutto di personalità forti e coraggiose
capaci di prendere in mano le redini della situazione.
Leader carismatici come Tony Blair? Amato ironizza
un poco e gioca con una battuta di Sergio Romano.
“Ogni volta che c’è una crisi in
Europa viene fuori il Regno Unito a risolvere le questioni,
ci avete mai fatto caso?” dice il Senatore e
continua: “L’unico leader che esce vincitore
da questa situazione (senza aver combattuto) è
proprio Tony Blair, al quale l’Europa va bene
così com’è adesso”.
L’occasione per sentire Amato riflettere sull’Unione
e il delicato momento politico che sta attraversando
va in scena ala Centro Studi Americani, a Roma, dove
ha luogo la presentazione del libro Il futuro
dell’Europa. Storia, funzionamento
e retroscena dell’Unione Europea (scritto
da Federica Bindi con la collaborazione di Palma D’Ambrosio,
per le edizioni Franco Angeli) che presenta in appendice
le “Lettere da Bruxelles”, la rubrica
tenuta da amato sulle pagine del Sole 24 Ore.
Presenti anche Dusan Sidjansky, professore emerito
dell’Istituto Europeo di Ginevra, e Umberto
Gori, presidente del Centro Studi Strategici, ma è
l’ex vice presidente della Convenzione a fotografare
la crisi europea.
“Dopo i referendum è il caos” ha
ammesso Giuliano Amato senza mezzi termini, “ogni
paese sta tentando di reagire a modo proprio e spesso
tra i governi si levano voci contrastanti sulle misure
da adottare per superare questa impasse.
Credo sia necessario analizzare la situazione con
distacco per capire come rimettere insieme ciò
che ora è smembrato. L’Europa siamo tutti
noi, non ce lo dimentichiamo”. E quindi la strada
dell’Ue passa necessariamente attraverso l’impegno
di tutti a trovare un accordo, “un punto comune
dal quale partire a piccoli passi e ricostruire quella
idea di Europa unita che si è appannata”
Ma per arrivare alle soluzioni è necessario
anche analizzare con lucidità i motivi che
hanno scatenato la crisi, a partire dalla bocciatura
di Francia e Olanda al Trattato costituzionale, bocciatura
che per Amato affonda le sue radici anche nella forma
e nella struttura stessa del testo: “E’
impensabile – ammette il Senatore – che
una persona possa leggere un tomo del genere, digerirlo
e venirne a capo in qualche modo; mi ero battuto più
volte in Consiglio perché si sottoponessero
ai cittadini solo i 114 articoli che effettivamente
formano la Costituzione Europea (cioè la prima
e la seconda parte) mentre in un secondo tempo si
sarebbe sottoposta la terza parte riguardante i Trattati.
Nessuno mi ha dato retta, i governi si sono opposti
perché avevano paura che, scindendo i Trattati
dalla Costituzione, si sarebbe corso il rischio di
veder prevalere quest’ultima su tutto il resto”.
Ma non si tratta solo di un testo complicato e lungo,
difficile da leggere; la vittoria dei no si spiega
anche analizzando altri e più complessi aspetti,
come ad esempio quello di una mancata sensibilizzazione
e partecipazione dei cittadini intorno al progetto
della Costituzione.
“Analizziamo il caso francese – suggerisce
Amato – il voto contrario è stato dato
ad una Costituzione giudicata, tra le altre cose,
troppo poco sociale, ma si è votato anche contro
il Presidente Chirac. I francesi si sono sentiti tagliati
fuori, sono stati chiamati a votare su qualcosa che
li riguardava da vicino, senza aver avuto l’opportunità
di prendere parte attivamente alla creazione della
loro Costituzione. Bisognava pensarci prima.
Nessun politico ha rivolto la propria attenzione ai
cittadini e questo è il risultato. Diverse
decisioni prese a livello europeo hanno condizionato
e condizioneranno la vita dei singoli popoli che abitano
l’Europa, è naturale che, se le cose
resteranno immutate, questi ultimi si sentiranno sempre
esclusi da decisioni che li riguardano direttamente.
Nel caso specifico il malcontento popolare ha fatto
crescere la pressione intorno al referendum sulla
Costituzione, quando poi si è giunti al voto
e finalmente si è data voce al popolo francese,
questo è esploso come una pentola a pressione
cui è partita la valvola, con il risultato
che tutti conosciamo”.
E dunque è il caos, quello che vediamo in
questi giorni tra i palazzi delle istituzioni europee.
Un caos dal quale però bisogna uscire e il
compito di mettere ordine spetta prima di tutti alla
politica. “La responsabilità ora è
tutta nelle mani dei leaders politici”, ammette
Amato e conclude:”Mi ha dato molto fastidio
assistere alla codardia di tutti coloro che, meschinamente,
solo a referendum concluso si sono accorti che i cittadini
hanno il diritto di partecipare attivamente agli affari
dell’Unione. Aggiungo che dopo i referendum
gli uomini politici sembrano addirittura intimoriti
dai cittadini europei che così fermamente hanno
detto no alla Costituzione, è fondamentale
invece che ogni leader abbia la forza di farsi avanti
e spiegare al popolo che c’è bisogno
di una Costituzione per il bene stesso dell’Unione.
Sto parlando di una leadership coraggiosa che, in
poco tempo, riesca a riavvicinare gli europei all’idea
di Unione”.
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