281 - 13.07.05


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Amato: “Adesso tocca
ai leader politici”
Tatiana Battini

E adesso che si fa? Giuliano Amato punta gli occhi sulla crisi aperta nell’Ue dai referendum francese e olandese, e spalancata dal fallimento dell’ultimo Consiglio europeo. Per uscire dall’impasse l’ex vice-presidente della Convenzione vede la necessità di ricostruire la fiducia dei cittadini europei nell’Unione e nella Costituzione, di modo che tutti ritrovino il senso dell’Europa unita; solo in questo modo si potrà pensare ad una Costituzione che leghi insieme 25 o 27 paesi. Una strada, questa, che ha bisogno della politica e soprattutto di personalità forti e coraggiose capaci di prendere in mano le redini della situazione. Leader carismatici come Tony Blair? Amato ironizza un poco e gioca con una battuta di Sergio Romano. “Ogni volta che c’è una crisi in Europa viene fuori il Regno Unito a risolvere le questioni, ci avete mai fatto caso?” dice il Senatore e continua: “L’unico leader che esce vincitore da questa situazione (senza aver combattuto) è proprio Tony Blair, al quale l’Europa va bene così com’è adesso”.

L’occasione per sentire Amato riflettere sull’Unione e il delicato momento politico che sta attraversando va in scena ala Centro Studi Americani, a Roma, dove ha luogo la presentazione del libro Il futuro dell’Europa. Storia, funzionamento e retroscena dell’Unione Europea (scritto da Federica Bindi con la collaborazione di Palma D’Ambrosio, per le edizioni Franco Angeli) che presenta in appendice le “Lettere da Bruxelles”, la rubrica tenuta da amato sulle pagine del Sole 24 Ore. Presenti anche Dusan Sidjansky, professore emerito dell’Istituto Europeo di Ginevra, e Umberto Gori, presidente del Centro Studi Strategici, ma è l’ex vice presidente della Convenzione a fotografare la crisi europea.
“Dopo i referendum è il caos” ha ammesso Giuliano Amato senza mezzi termini, “ogni paese sta tentando di reagire a modo proprio e spesso tra i governi si levano voci contrastanti sulle misure da adottare per superare questa impasse. Credo sia necessario analizzare la situazione con distacco per capire come rimettere insieme ciò che ora è smembrato. L’Europa siamo tutti noi, non ce lo dimentichiamo”. E quindi la strada dell’Ue passa necessariamente attraverso l’impegno di tutti a trovare un accordo, “un punto comune dal quale partire a piccoli passi e ricostruire quella idea di Europa unita che si è appannata”

Ma per arrivare alle soluzioni è necessario anche analizzare con lucidità i motivi che hanno scatenato la crisi, a partire dalla bocciatura di Francia e Olanda al Trattato costituzionale, bocciatura che per Amato affonda le sue radici anche nella forma e nella struttura stessa del testo: “E’ impensabile – ammette il Senatore – che una persona possa leggere un tomo del genere, digerirlo e venirne a capo in qualche modo; mi ero battuto più volte in Consiglio perché si sottoponessero ai cittadini solo i 114 articoli che effettivamente formano la Costituzione Europea (cioè la prima e la seconda parte) mentre in un secondo tempo si sarebbe sottoposta la terza parte riguardante i Trattati. Nessuno mi ha dato retta, i governi si sono opposti perché avevano paura che, scindendo i Trattati dalla Costituzione, si sarebbe corso il rischio di veder prevalere quest’ultima su tutto il resto”. Ma non si tratta solo di un testo complicato e lungo, difficile da leggere; la vittoria dei no si spiega anche analizzando altri e più complessi aspetti, come ad esempio quello di una mancata sensibilizzazione e partecipazione dei cittadini intorno al progetto della Costituzione.
“Analizziamo il caso francese – suggerisce Amato – il voto contrario è stato dato ad una Costituzione giudicata, tra le altre cose, troppo poco sociale, ma si è votato anche contro il Presidente Chirac. I francesi si sono sentiti tagliati fuori, sono stati chiamati a votare su qualcosa che li riguardava da vicino, senza aver avuto l’opportunità di prendere parte attivamente alla creazione della loro Costituzione. Bisognava pensarci prima. Nessun politico ha rivolto la propria attenzione ai cittadini e questo è il risultato. Diverse decisioni prese a livello europeo hanno condizionato e condizioneranno la vita dei singoli popoli che abitano l’Europa, è naturale che, se le cose resteranno immutate, questi ultimi si sentiranno sempre esclusi da decisioni che li riguardano direttamente. Nel caso specifico il malcontento popolare ha fatto crescere la pressione intorno al referendum sulla Costituzione, quando poi si è giunti al voto e finalmente si è data voce al popolo francese, questo è esploso come una pentola a pressione cui è partita la valvola, con il risultato che tutti conosciamo”.

E dunque è il caos, quello che vediamo in questi giorni tra i palazzi delle istituzioni europee. Un caos dal quale però bisogna uscire e il compito di mettere ordine spetta prima di tutti alla politica. “La responsabilità ora è tutta nelle mani dei leaders politici”, ammette Amato e conclude:”Mi ha dato molto fastidio assistere alla codardia di tutti coloro che, meschinamente, solo a referendum concluso si sono accorti che i cittadini hanno il diritto di partecipare attivamente agli affari dell’Unione. Aggiungo che dopo i referendum gli uomini politici sembrano addirittura intimoriti dai cittadini europei che così fermamente hanno detto no alla Costituzione, è fondamentale invece che ogni leader abbia la forza di farsi avanti e spiegare al popolo che c’è bisogno di una Costituzione per il bene stesso dell’Unione. Sto parlando di una leadership coraggiosa che, in poco tempo, riesca a riavvicinare gli europei all’idea di Unione”.

 

 

 

 

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