Cari amici di Caffè Europa,
la neonata associazione "Amici del Dialogo"
ha mosso il suo primo passo Sabato 4 giugno 2005 all'
Auditorium Santa Croce di Casalmaggiore (Cr) promuovendo
un incontro sul tema: "La Costituzione: da rifare
o da salvare?"
Nella loro presentazione al pubblico sia il Sindaco
Luciano Toscani che il
Presidente Luigi Bedulli hanno spiegato che l'associazione
vuole porsi come luogo di formazione culturale e politica
nell' ambito del territorio cremonese e mantovano
dell' area Oglio Po. Significativa, al riguardo, è
la scelta della
sede presso la Fondazione Don Primo Mazzolari a Bozzolo
(MN),
simbolico riferimento a uno dei padri ideali del cattolicesimo
democratico.
Ad animare la serata ha provveduto l' appassionato
intervento dell'On. Prof. Giovanni Galloni (già
Vicepresidente del CSM e politico di lungo corso della
sinistra Dc) che ha subito chiarito il suo punto di
vista. La Costituzione è da salvare in quanto
è la fonte e la radice delle nostre istituzioni
e del nostro vivere civile. Da salvare, in tutta la
sua interezza, è soprattutto la parte prima,
relativa ai principi fondamentali. Le eventuali riforme,
per adeguare il
testo alle mutazioni dei tempi, sono semmai da riservare
alla parte seconda,
relativa all'ordinamento della Repubblica. In tal
caso, però, ha precisato
il relatore, andrebbe recuperato lo spirito dei costituenti
per pervenire a modifiche condivise da un' ampia maggioranza
parlamentare che comprenda
sia i sostenitori del governo che i suoi oppositori.
Galloni ha opportunamente ricordato che, nel Giugno
del 1947, il varo del IV governo De Gasperi vide l'
estromissione dei socialisti e dei comunisti. Nondimeno
il metodo unitario dei lavori per la Costituzione
fu salvaguardato sino alla sua entrata in vigore il
1° gennaio 1948.
Qualora però, ai giorni nostri, dovesse accadere
che una semplice maggioranza di governo volesse procedere
da sola a cambiare le regole della casa comune allora,
secondo quanto previsto dall'articolo 138 che disciplina
le procedure di revisione costituzionale, non resterebbe
che fare appello ai cittadini con un referendum abrogativo
per il quale, per inciso, non sarebbe
richiesto il quorum. Referendum evitabile, invece,
se si seguisse la retta via delle riforme votate col
consenso di una maggioranza qualificata dei due terzi
del Parlamento.
Ritornando alle origini, è stata per me emozionante
la rievocazione del fecondo incontro tra Giovanni
Galloni e Giuseppe Dossetti, sin dai tempi della Resistenza
nei quali l' ex giurista e poi teologo era Presidente
del CLN a Reggio Emilia. A Liberazione avvenuta De
Gasperi, intuendone le doti, lo volle con sè
a Roma, nominandolo vicesegretario nazionale della
DC.
Nutrito ai valori della dottrina sociale della chiesa,
Dossetti fu protagonista prima della "Commissione
dei 75" e poi del "Comitato dei 18"
incaricato di scrivere il vero e proprio testo della
Costituzione. Galloni ha puntualizzato, in particolare,
la sua abile opera di mediazione sull' art 2 che ritengo
meriti la
trascrizione: "La Repubblica riconosce e garantisce
i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo
sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e richiede l' adempimento dei
doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale".
Una formulazione che comprende, rispettandoli, i principi
del liberalismo e del socialismo superando, in avanti,
i limiti dell'individualismo e del collettivismo.
Annotato che Dossetti oltre a essere uno dei padri
costituenti è pure uno dei padri del Concilio
Vaticano II, tornato a casa ho ripreso in mano il
libro "Giuseppe Dossetti. Ho imparato a guardare
lontano" (Pozzi Editore) che il Comune di Cavriago
(RE) gli ha dedicato a ricordo del 13 febbraio 1988,
quando in occasione del suo 75° compleanno, il
Consiglio Comunale gli ha conferito la cittadinanza
onoraria.
Cavriago è il paese dell' infanzia e dell'adolescenza
ma anche il paese dove, da politico, Dossetti soleva
tenere l' ultimo comizio della campagna elettorale
e dove, da sacerdote, volle tornare per celebrare
la prima messa. E se i suoi maestri di studi furono,
anzitutto, La Pira e Papa Giovanni, egli restò
sempre attaccato alle proprie radici, a quella comunità
di gente semplice da lui
definita "università della vita".
Il libro mi aiuta pure a chiudere questa lettera
con un altro appunto di Dossetti: "Di tutta quella
fase della mia vita (tra il 1945 e il 1952) mi si
è particolarmente impresso il ricordo della
Costituente, soprattutto del lavoro svolto per oltre
un anno nella prima sottocommissione nella quale mi
soccorse la collaborazione costruttiva con l'intelligenza
acuta e pensosa di
Aldo Moro e il confronto con Lelio Basso e Piero Calamandrei,
e soprattutto con Palmiro Togliatti che - pur nella
netta diversità della concezione generale antropologica
e quindi politica - molto mi arricchì con la
sua vasta esperienza storica e con la sua passione
per un rinnovamento reale del nostro Paese".
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