Il dibattito è serrato, pletorico,
rumoroso e a volte soffocante. Le voci sono molteplici,
i protagonisti numerosi e tutti guadagnano cittadinanza
nella pubblica discussione, in quella che certe volte,
però, più che un confronto pacato assume
le sembianze di una zuffa da strada. Uomini politici,
sindacalisti, imprenditori, mondo associativo e della
cultura. Ognuno con i mezzi che gli sono propri interviene
dove e come può dicendo la sua, rispondendo
e provocando. In televisione, alla radio, sui giornali,
durante gli scioperi, nelle manifestazioni politiche,
sindacali e studentesche onnipresenti sono gli slogan,
gli appelli, i manifesti e le petizioni. Non c’è
più fatto che non discenda dal Fatto, dalla
Costituzione, causa e conseguenza di ogni cosa.
E la piazza virtuale e mediatica è nutrita
e riflette, dialetticamente, nient’altro che
la piazza per eccellenza: la strada. Vi si sente di
tutto. Il medico in ospedale non mi ha trattato con
la cortesia dovuta ad un malato e allora io voto no,
che altrimenti mi tratterebbe peggio. Il testo del
trattato è troppo lungo, dovrebbe essere più
corto, io voto contro.
Insomma, dipanare questa intricata matassa, districarsi
tra tutti questi umori rimanendo lucidi non è
affatto facile.
Chi voglia farsi un giro nel dibattito francese sul
tema del progetto di Trattato costituzionale, offriamo
una limitatissima crestomazia di pensieri, tra chi
dice oui e chi invece vuole il non.
(l.s.)
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