Parole rubate dalle pagine della stampa francese
per fotografare le ragioni di chi al referendum francese
del 29 maggio voterà sì.
Jacques Chirac, presidente della
Repubblica francese: “La Francia è portatrice
di valori fin dai diritti dell’uomo, ha una
certa visione del mondo e degli uomini. La Francia
deve difendere i suoi interessi, i suoi lavoratori,
la sua forza. Nel mondo d’oggi si vede a qual
punto le cose cambino. Da una parte la mondializzazione
inquieta molto i francesi. Questa mondializzazione,
condotta dalle correnti ultraliberali, si fa a profitto
dei più forti, cosa che pone dei problemi d’equilibrio
per il futuro. Secondariamente il mondo evolve con
sempre più superpotenze, attuali, come gli
Stati Uniti, ed emergenti, come la Cina e l’India
e domani il Brasile, l’America del Sud, la Russia.
Grandi potenze che vorranno naturalmente imporre la
loro volontà. Di fronte a tutto questo dobbiamo
avere un’organizzazione. L’Europa deve
essere forte e organizzata per affrontare questa situazione.
Ci sono due soluzioni. La soluzione del lasciar andare,
cosa che condurrà ad un’Europa condotta
dagli ultraliberali anglosassoni e atlantisti. E questa
non è quella che noi vogliamo. La seconda via
è un’Europa umanista, ma che per imporre
il suo umanesimo, deve essere organizzata, forte.
Ci vogliono evidentemente delle regole. Queste regole
sono la Costituzione”.
Nicolas Sarkozy, presidente dell’Ump:
“Questa Costituzione permetterà di fare
tutte le politiche che i governi europei vorranno.
La Costituzione è un quadro all’interno
del quale i governi metteranno la realtà che
vorranno. Non è liberale né socialista,
è una Costituzione per un’Europa politica”.
“Quello che bisogna far comprendere ai francesi
è che votando no manterranno l’Europa
che denunciano e che, se voteranno sì, si daranno
invece la possibilità di farla evolvere”.
François Hollande, segretario
Ps: “La Costituzione è frutto del lavoro
di una convenzione in cui si trovavano tutte le forze
politiche europee. Se dovessi attendere che l’Europa
sia totalmente socialista o se gli altri dovessero
attendere che sia totalmente liberale, non ci sarebbe
Europa. Non si avanzerebbe mai. Helmut Kohl e François
Mitterrand mano nella mano a Verdun erano un conservatore
tedesco e un socialista francese. Se abbiamo la pace
è certo perché c’è stato
un compromesso tra i paesi e le parti”.
“Il principio della libera concorrenza esiste
dal 1957. Rendetevene conto! Abbiamo fatto, sotto
il regime di libera concorrenza, le nazionalizzazioni
nel 1981 – liberamente e sovranamente –
e le privatizzazioni sono state fatte, allo stesso
modo, sotto il regime di libera concorrenza”.
Dominique de Villepin, ministro
francese degli Interni: “Ho tre ragioni essenziali
di credere in questa Costituzione. La prima è
la Democrazia. Abbiamo, grazie alla Costituzione,
la possibilità di decidere con meno contrasti
e più rapidamente per affrontare le difficoltà
dei tempi. La seconda è la Solidarietà.
La Costituzione prevede una clausola di solidarietà
per affrontare il terrorismo, i rischi tecnologici
o le catastrofi naturali. Infine la forza, perché
il mondo ce la domanda per contribuire alla pace”.
José Manuel Barroso, presidente
della Commissione europea: “La Francia è
indispensabile per far avanzare l’Europa verso
una maggiore integrazione. Spero che il risultato
sarà positivo e che la Francia resterà
fedele alla sua grande tradizione europea”
Hervé Le Bras, demografo:
“Si assiste alla persistenza di un altro tipo
di sovranismo, più sociale ma molto francese.
Il giacobinismo è anche attaccamento allo Stato
provvidenza. Se l’elettorato di sinistra appare
più permeabile al no rispetto al 1992 (referendum
su Maastricht ndr), è perché
si mobilita sulla paura di perdere la forza specifica
dello Stato francese. Ma c’è soprattutto
una visione tradizionale che consiste nel credere
che l’Europa dovrebbe essere la cinghia di trasmissione
della Francia, il mezzo per conservare la sua potenza”.
Martin Schulz, capogruppo tedesco
del Pse: “Con chi rinegozierà Laurent
Fabius? Con i governi ultraliberali che sono al potere
nella maggior parte dei paesi Ue? Non ci sarà
la crisi salutare che Fabius si aspetta, la rinegoziazione
non potrà che essere sfavorevole ai socialisti”.
Poul Nyrup Rasmussen, presidente
del Pse: “Quelli che vogliono dire no alla Costituzione
per punire Chirac devono pensarci due volte. Questo
trattato non è il trattato di Chirac, è
il nostro! Il trattato di Chirac è il vecchio
trattato, quello di Nizza!”.
Jean-Guy Le Floch, amministratore
delegato dell’azienda d’abbigliamento
Armor Lux: “Ho cercato ovunque nella Costituzione
il suo carattere liberale. Le pagine sul commercio
intracomunitario non fanno che riprendere i trattati
già esistenti, il paragrafo sul commercio internazionale
non è che una pagina su 200. Ci si augura di
liberalizzare gli scambi, ma si apre la prospettiva
ad una certa etica mondiale attraverso parole nuove
e sorprendenti: sviluppo sostenibile e commercio equo.
Tutto questo a lungo termine non può che essere
benefico per i cittadini e le imprese, nel quadro
di una mondializzazione che ha bisogno di essere regolata.
Ora, chi dice regolazione dice potere di decisione
politica. Bisogna andare fino in fondo. Istallare
un vero potere politico”.
Jacques Barrot, commissario europeo:
“Siamo davanti ad una campagna di disinformazione
dove vince la menzogna, semplicemente perché
è snob e di bon ton dire no”.
Luca Cordero di Montezemolo, presidente
di Fiat e Confindustria: “Questo dibattito che
avrebbe dovuto essere l’occasione in tutta Europa
di fare un salto qualitativo dopo l’allargamento
ad Est, è svalutato dagli imperativi di politica
interna. Bisogna guardare al di là delle difficoltà
quotidiane per avere una visione di quello che sarà
l’Europa. Né una nazione centralizzata
né uno stato federale nel senso classico, ma
una nuova entità sopranazionale la cui costruzione
impiegherà del tempo, ma che sarà copiata
nel resto del mondo”.
Jorge Semprun, scrittore e ex ministro
spagnolo della Cultura: “L’Europa sociale
non vi cadrà tra le braccia. La Costituzione
offre un terreno dove si potrà lottare per
l’Europa sociale”.
Elie Cohen, direttore della ricerca
al Cnrs e membro del Consiglio d’analisi economiche:
“Voto sì. È un voto di ragione
più che d’entusiasmo. Almeno è
un chiaro no al no. Il no francese può essere
il punto di partenza di un processo d’involuzione
dell’Europa. Abbiamo enormi problemi e manchiamo
terribilmente d’energia politica. Ma sarebbe
un paradosso estremo che l’Europa si dividesse
nel momento in cui, sempre più, l’India,
la Cina e gli Stati Uniti confermano la loro leadership”.
Ernest-Antoine Seillière,
presidente della Medef, la Confindustria francese:
“Se il no vincerà, la capacità
europea di difendere il proprio modello sarà
indebolita”.
François Chérèque,
segretario della Cfdt, il secondo sindacato francese:
“È tempo che i politici si riprendano
dal dibattito sulla Costituzione europea. Lo spettacolo
che danno attualmente è pietoso e indegno di
una democrazia avanzata”.
Jean-Luis Debré, presidente
dell’Assemblea nazionale: “Mi auguro che
i francesi facciano distinzione tra l’umore
e la ragione”.
Elio Di Rupo, presidente del Ps
francofono belga: “Tutti a Parigi dovrebbero
considerare che il mondo non si limita alla corsa
per l’Eliseo”.
Martine Aubry, sindaco socialista
di Lille ed ex ministro del lavoro: “Quelli
che a sinistra invitano a votare sì hanno la
convinzione che l’Europa debba avanzare per
esser un continente portatore di pace, di solidarietà,
di lotta contro le discriminazioni. Il liberalismo
non ha bisogno di Costituzione, perché non
vuole le regole. L’Europa, invece, ne ha bisogno.
Per gli uomini e le donne di sinistra questa Costituzione
comporta avanzamenti significativi in almeno quattro
campi. Uno, la Carta dei diritti fondamentali. Due,
il riconoscimento dei servizi pubblici. Tre, un’Europa
più democratica e infine, un’Europa più
influente che parla con una sola voce all’Onu
come al Wto per costruire un altro mondo”.
(a cura di luca sebastiani)
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