271 - 12.02.05


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Dall’Airbus a Titano,
c’è un’Europa che vola
Daniele Castellani Perelli

Airbus 380 e Huygens sono i nomi che hanno entusiasmato, nelle ultime due settimane, i politici e i giornali del continente, o almeno quelli che credono nel ruolo globale dell’Unione. “Il 14 gennaio l’Europa si è posata sul corpo celeste più lontano dalla Terra. L’arrivo della sonda Huygens è stato un successo tecnologico e scientifico”, ha scritto Le Monde nell’editoriale del 19 gennaio. “Pochi giorni dopo ha presentato il più grande aereo per il trasporto civile mai costruito prima d’ora. È un importante traguardo tecnologico e industriale, e speriamo che diventi anche un successo commerciale. Il vecchio continente ha ancora i mezzi per competere con gli Usa in tutti i campi, compresi quelli più impegnativi”.

Airbus: “Europa taglia extralarge”

“Una cerimonia degna dell’apertura di un’Olimpiade”, l’ha definita il britannico The Guardian. Il nuovo super jumbo jet Airbus A380, il più grande aereo passeggeri del mondo, è stato presentato in pompa magna il 18 gennaio scorso a Tolosa, alla presenza di 5000 invitati e dei vertici dei quattro paesi europei che si sono presi l’onere maggiore di questa impresa industriale, ovvero Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. “La vostra avventura è un grande successo per l’Europa”, ha salutato orgoglioso i costruttori dell’Airbus il presidente francese Jacques Chirac, mentre per il primo ministro britannico Tony Blair l’A380, “questo simbolo di forza economica e innovazione tecnologica”, dimostra che gli europei “possono competere e vincere nel mercato globale”.

L’aereo, a due piani, eclissa il suo diretto concorrente, il Boeing 747 americano, dominatore degli ultimi decenni sui cieli mondiali e rispetto al quale il modello europeo può contenere il 30-50% di passeggeri in più. Nel sito internet dell’ A380 si sottolinea, coerentemente con i valori dell’Ue (art. II-97 della Costituzione, “Tutela dell’ambiente”, “Un livello elevato di tutela dell’ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell'Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile”), che l’airbus è “ecologicamente responsabile”, perché è più silenzioso e usa il 20% in meno di gasolio.

Il progetto è stato finanziato dall’Airbus con 5,1 miliardi di fondi propri, dai risk partners (tra cui costruttori di componenti dell’aereo) per altri 3,1 miliardi, e il resto è stato anticipato dai governi di Parigi, Berlino, Madrid e Londra, per un totale di più di 10 miliardi di euro di investimenti in 10 anni. Già 149 aerei di questo tipo sono stati ordinati da 13 compagnie, e i primi test di volo sono previsti per marzo 2005, mentre per il marzo 2006 i primi voli commerciali (Londra-Singapore per la Singapore Airlines, mentre la prima compagnia europea a servirsene sarà Air France). La “balena dell’aria”, come l’ha definita Liberation, è uno splendido frutto della cooperazione europea, come ha sottolineato il vicepresidente della Commissione europea, il commissario per l’Industria Guenter Verheugen: “Il Super-Airbus dimostra che lavorare insieme nella Ue paga”. L’Airbus è controllato per l’80% dall’Eads, il colosso europeo della difesa e dell’aerospazio, mentre il 20% è nelle mani della BAE Systems. I commissari Günter Verheugen, Jacques Barrot and Peter Mandelson l’hanno definita “una storia di successo dell’Europa”.

L’entusiasmo dei politici è stato pari a quello dei giornali del continente. Le Figaro, in un editoriale intitolato “Europa taglia extralarge”, ammonisce che “se l’Ue non unisce le forze, se non sarà capace di ottenere gli stessi successi anche nei settori strategico e tecnologico, rischia di essere surclassata dalle potenze emergenti come Cina e India”. Libération parla di “vanto d’Europa, guanto di sfida agli americani”, e ritiene che l’unico modo per contrastare l’egemonia degli Stati Uniti sia agire all’interno dell’Unione, dato che “al di fuori non c’è salvezza”: “Il superjumbo renderà obsoleto il vecchio Boeing 747, che per quarant’anni è stato il simbolo della supremazia americana”.

“Un figlio della globalizzazione chiamato A380”

El Mundo elenca soddisfatto i vantaggi che l’A380 porterà all’economia e ai trasporti spagnoli, non ultimi “i 2000 nuovi posti di lavoro”, che verranno creati per il fatto che l’industria spagnola produrrà il 10% dei componenti dell’aereo. Per <a href="http://www.elpais.es/" target="_blank"> El Paìs</a> la “cooperazione europea” non è più una “espressione vuota”. Per il ginevrino Le Temps questa è la dimostrazione che “lo stato può servire ancora”: “L’Unione europea, che la Svizzera ha preso l’abitudine di giudicare con scetticismo, non produce soltanto burocrati impegnati a scrivere leggi liberticide contro le sovranità nazionali e nuove imposte. La presentazione a Tolosa dell’aereo A380 simboleggia la crescita di potenza del progetto comunitario e dimostra che è possibile competere con gli Stati Uniti nel settore in cui sono più forti: l’industria”. La Frankfurter Allgemeine Zeitung lo ha chiamato “l’anti-Boeing” e ha sottolineato la positiva “pressione della politica”. Un po’ ovunque è risaltato l’orgoglio dei singoli paesi per il contributo dato al progetto, con il tabloid britannico The Sun che, in chiave nazionalistica, ha fatto notare come “quasi la metà di questo grandioso aereo sia stato fabbricato o disegnato in Gran Bratagna”, risultando così anzitutto “un trionfo del talento britannico”. Ma in generale tutti hanno riconosciuto l’identità europea di quello che la Faz ha definito “un figlio della globalizzazione chiamato A380”.

L’entusiasmo è motivato anche dagli ottimi risultati dell’Airbus, che con 370 ordini e 320 consegne (rispettivamente il 57% e il 53% del mercato mondiale), ha confermato nel 2004, per il secondo anno consecutivo, la sua leadership mondiale nell’aviazione commerciale, con la prospettiva di battere nuovamente il rivale americano Boeing nel 2005, sia per ordini sia per consegne. “L’arrivo dell’A380 ha un significato che va ben al di là dei confini dell’industria aerea. Se accoppiato al successo della missione Huygens dell’Agenzia spaziale europea su una luna di Saturno, e il prossimo lancio del sistema di navigazione radio satellitare Galileo, il quadro che ne viene fuori è quello di un’Europa “competitiva e tecnologicamente sofisticata”, ha scritto il britannico The Guardian: “Se il jumbo jet 747 della Boeing ha simboleggiato il dominio tecnologico degli Usa dagli anni ’70 in poi, il lancio del super jumbo 380 segna l’inizio della silenziosa sfida alla signoria americana”.

Sonda Huygens su Titano: “Il trionfo è completo”

Identico entusiasmo ha accompagnato il successo della sonda spaziale europea Huygens, che dopo sette anni di viaggio ha raggiunto Titano, uno dei satelliti di Saturno, il corpo celeste più lontano che sia mai stato raggiunto dall’uomo. La politica spaziale è da sempre uno dei campi in cui si misura la forza di una potenza, e dopo il successo del sistema satellitare Galileo l’Europa non può che felicitarsi per i recenti progressi raggiunti. Costata 2,7 milioni di euro, la missione Cassini-Huygens, che ha visto la collaborazione della Nasa, ha suscitato grande ammirazione su entrambe le sponde dell’Atlantico. “È successo qualcosa di incredibile”, ha scritto il Philadelphia Inquirer, mentre per la Faz “questo successo è uno stimolo per l’Agenzia spaziale europea. La più ambiziosa missione spaziale mai intrapresa dagli scienziati del vecchio continente dimostra che non solo possono creare una sonda spaziale in grado di atterrare con successo su un altro corpo celeste, ma riescono a farlo anche in condizioni difficili. Il trionfo è completo”.

Negli ultimi anni la politica spaziale dell’Unione ha assunto una importanza crescente, tanto che il 13 maggio 2003 il Consiglio dell’Ue ha approvato una risoluzione in cui, apprezzando il Green Paper della Commissione, si sottolineava il legame di questa politica con quella estera e di sicurezza dell’Ue, con la società della conoscenza e la competitività dell’Europa. Un anno prima anche il Parlamento europeo si era pronunciato a proposito, con la risoluzione del 17 gennaio 2002, in cui, anche qui in coerenza con i valori dell’Europa (L’art. I-3 della Costituzione, “Obiettivi dell’Unione”, segnala che “L’Unione si prefigge di promuovere la pace”), si specificava che “le attività spaziali dovrebbero essere intese solo per obiettivi pacifici, che possono includere usi militari per operazioni di peacekeeping”, “solo negli interessi dell’umanità” e solo “in accordo con il diritto internazionale”.

 

 

 

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