Sarà un percorso ad ostacoli,
lento e gravido d’incognite il cammino dell’appena
concepito Trattato di costituzione europeo. Una partita
che durerà per i prossimi due anni e che vedrà
coinvolti molteplici attori, ognuno interessato a salvaguardare
i propri interessi a più livelli, interni e internazionali.
Nessuno si sognava una passeggiata, ma neanche quel
lento tiremmolla fino all’ultimo respiro che sembra
profilarsi fin d’ora sulla strada della ratifica
della Carta europea. Tra referendum incerti (Francia,
Polonia, Gran Bretagna, Olanda, etc), scontate ratifiche
parlamentari e bocciature più o meno auspicate,
il risultato sarà, comunque vada, un rallentamento
generale della costruzione del soggetto politico europeo
che in molti attendono da tempo per riequilibrare le
dinamiche della mondializzazione.
Intanto, tali e tante sono le nubi che minacciano
la Carta che il Parlamento europeo ha voluto dare
un contributo attraverso un appello, votato a larghissima
maggioranza lo scorso 12 gennaio (500 sì, 137
no, 40 astenuti), per una “ratifica senza riserve”
che intende esercitare un’influenza positiva
sui deputati e i popoli che saranno chiamati a pronunciarsi
sul testo costituzionale.
Nel corso di un’intera giornata di discussione
- durata eccezionale per quest’istituzione,
ma commisurata all’importanza “storica”
dell’oggetto – gli eurodeputati favorevoli
alla Carta ne hanno rivendicato la paternità
e hanno manifestato la loro viva soddisfazione per
l’accrescimento dei poteri del Parlamento europeo
previsto dal testo licenziato dalla Convenzione e
approvato dai capi di Stato e di Governo il 29 ottobre
scorso a Roma.
Fortemente minoritari, hanno votato contro solo i
sovranisti di destra e, per opposti motivi, gran parte
dei comunisti raggruppati in Sinistra unita.
A febbraio, Spagna alle urne
Dopo la ratifica già avvenuta per via parlamentare
in Lituania e Ungheria, saranno i cittadini spagnoli
a pronunciarsi il 20 febbraio con un referendum, il
quarto nella loro storia dopo la morte di Franco,
che già si preannuncia scontato. Oltre ai socialisti
del Primo ministro José Luis Rodriguez Zapatero,
infatti, anche i popolari hanno sposato la causa della
Costituzione.
Anche se fu l’ex Primo ministro José
Maria Aznar a bloccare i negoziati per il progetto
costituzionale nel 2003 per difendere i vantaggi ottenuti
dalla Spagna dal Trattato di Nizza, il suo successore
alla testa del Partito popolare, Mariano Rajoy, si
è espresso per un “sì senza riserve,
senza crepe e senza condizioni”. Rajoy ha spiegato
che il suo impegno deriva dal fatto che la cornice
istituzionale europea che uscirà dal Trattato
costituzionale sarà la garanzia dell’unità
nazionale spagnola messa in questione dal nazionalismo
basco.
Sulla via referendaria procederanno, dopo gli spagnoli,
anche i portoghesi e gli olandesi, ma mentre i primi
non destano preoccupazione, saranno i secondi a costituire
il primo vero ostacolo da superare. In Olanda infatti,
dove ci si appresta ad organizzare il primo referendum
della propria storia, ad un alto tasso di euroscetticismo
si aggiungerà una forte opposizione - calcolata
intorno al 59% della popolazione olandese - all’ingresso
della Turchia nell’Unione europea. Opposizione
cresciuta dopo l’assassinio per mano di fondamentalisti
islamici del regista Theo Van Gogh.
Francia, un voto per niente scontato
Nel corso del primo semestre di quest’anno voteranno
anche i francesi e anche lì il risultato non
è per niente scontato. Anche se i sondaggi
continuano a dare vincente il sì, nelle ultime
rilevazioni si è assistito ad un netto calo
delle intenzioni di voto positivo. Calo che preoccupa
i partigiani della ratifica, memori della lenta erosione
del sì e della sua vittoria in extremis (51,05%)
nel 1992, quando si votò il referendum sul
Trattato di Maastricht. L’ultimo sondaggio di
opinione, pubblicato alla fine dello scorso anno su
Le Point, dava il sì vincente con
il 57% delle intenzioni, cioè 7 punti in meno
rispetto al precedente effettuato alla fine di settembre.
In Francia sono molte le posizioni contrarie al Trattato
e queste, accavallandosi, rischiano di farlo naufragare.
I trotzskisti, i comunisti, parte dei verdi, il movimento
altermondista e una minoranza dei socialisti –
che sembra voler tenere la posizione pur avendo perso
il referendum interno al partito - obiettano al progetto
di Costituzione di essere troppo liberista. A questi
no vanno sommati quelli dei sovranisti interni ai
partiti di destra, gli oppositori dell’entrata
della Turchia nell’Ue e quelli di chi userà
il proprio voto contro il governo di Jean-Pierre Raffarin
che farà campagna a favore della Carta.
Polonia tra gli euroscettici?
Scrutinio incerto sarà anche quello previsto
in Polonia per il prossimo autunno, che si terrà
contestualmente alle elezioni presidenziali. La destra,
ora all’opposizione, molto probabilmente conquisterà
il Governo del Paese con le elezioni politiche della
primavera prossima e, nonostante la popolazione sia
in maggioranza pro europea, farà campagna per
il no. I conservatori contestano alla Carta il mancato
riferimento alle radici cristiane nel preambolo e,
soprattutto, il nuovo meccanismo di voto in seno al
Consiglio europeo previsto per alcune materie, che
ridimensiona il peso della Polonia rispetto alla sopravvalutazione
del Trattato di Nizza.
I Paesi più euroscettici saranno anche gli
ultimi ad andare a votare, nella speranza che qualche
altro Paese dica no prima di loro per non doversi
accollare la responsabilità del fallimento
del progetto europeo.
Nel marzo 2006, dopo le elezioni politiche della primavera
2005 e il semestre di turno di presidenza dell’Ue
che scadrà alla fine dello stesso anno, sarà
la volta degli inglesi. Un sondaggio condotto lo scorso
novembre in Gran Bretagna dava i contrari alla Carta
vincenti con il 41% contro il 31% dei favorevoli.
Poi sarà la volta dei danesi, che già
nel 1992 dissero no a Maastricht, dei cechi e degli
irlandesi, che, invece, rigettarono il Trattato di
Nizza nell’estate 2001.
Resisterà a tutte queste tensioni il progetto
di Costituzione con il suo corpaccione di oltre 500
articoli? Molti, probabilmente la maggioranza, dichiarano
che sì, certamente ce la farà; altri
lo dicono ma non lo pensano; alcuni si disinteressano
completamente della sua mezza-vita; mentre altri ancora
sono pronti a fargli la festa per farla rinascere
più bella e snella. Ci vorrà ancora
tempo e parecchi colpi di scena per vedere chi alla
fine prevarrà.
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