270 - 28.01.05


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La Carta alla prova del voto
Luca Sebastiani

Sarà un percorso ad ostacoli, lento e gravido d’incognite il cammino dell’appena concepito Trattato di costituzione europeo. Una partita che durerà per i prossimi due anni e che vedrà coinvolti molteplici attori, ognuno interessato a salvaguardare i propri interessi a più livelli, interni e internazionali. Nessuno si sognava una passeggiata, ma neanche quel lento tiremmolla fino all’ultimo respiro che sembra profilarsi fin d’ora sulla strada della ratifica della Carta europea. Tra referendum incerti (Francia, Polonia, Gran Bretagna, Olanda, etc), scontate ratifiche parlamentari e bocciature più o meno auspicate, il risultato sarà, comunque vada, un rallentamento generale della costruzione del soggetto politico europeo che in molti attendono da tempo per riequilibrare le dinamiche della mondializzazione.

Intanto, tali e tante sono le nubi che minacciano la Carta che il Parlamento europeo ha voluto dare un contributo attraverso un appello, votato a larghissima maggioranza lo scorso 12 gennaio (500 sì, 137 no, 40 astenuti), per una “ratifica senza riserve” che intende esercitare un’influenza positiva sui deputati e i popoli che saranno chiamati a pronunciarsi sul testo costituzionale.

Nel corso di un’intera giornata di discussione - durata eccezionale per quest’istituzione, ma commisurata all’importanza “storica” dell’oggetto – gli eurodeputati favorevoli alla Carta ne hanno rivendicato la paternità e hanno manifestato la loro viva soddisfazione per l’accrescimento dei poteri del Parlamento europeo previsto dal testo licenziato dalla Convenzione e approvato dai capi di Stato e di Governo il 29 ottobre scorso a Roma.

Fortemente minoritari, hanno votato contro solo i sovranisti di destra e, per opposti motivi, gran parte dei comunisti raggruppati in Sinistra unita.

A febbraio, Spagna alle urne
Dopo la ratifica già avvenuta per via parlamentare in Lituania e Ungheria, saranno i cittadini spagnoli a pronunciarsi il 20 febbraio con un referendum, il quarto nella loro storia dopo la morte di Franco, che già si preannuncia scontato. Oltre ai socialisti del Primo ministro José Luis Rodriguez Zapatero, infatti, anche i popolari hanno sposato la causa della Costituzione.
Anche se fu l’ex Primo ministro José Maria Aznar a bloccare i negoziati per il progetto costituzionale nel 2003 per difendere i vantaggi ottenuti dalla Spagna dal Trattato di Nizza, il suo successore alla testa del Partito popolare, Mariano Rajoy, si è espresso per un “sì senza riserve, senza crepe e senza condizioni”. Rajoy ha spiegato che il suo impegno deriva dal fatto che la cornice istituzionale europea che uscirà dal Trattato costituzionale sarà la garanzia dell’unità nazionale spagnola messa in questione dal nazionalismo basco.

Sulla via referendaria procederanno, dopo gli spagnoli, anche i portoghesi e gli olandesi, ma mentre i primi non destano preoccupazione, saranno i secondi a costituire il primo vero ostacolo da superare. In Olanda infatti, dove ci si appresta ad organizzare il primo referendum della propria storia, ad un alto tasso di euroscetticismo si aggiungerà una forte opposizione - calcolata intorno al 59% della popolazione olandese - all’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Opposizione cresciuta dopo l’assassinio per mano di fondamentalisti islamici del regista Theo Van Gogh.

Francia, un voto per niente scontato
Nel corso del primo semestre di quest’anno voteranno anche i francesi e anche lì il risultato non è per niente scontato. Anche se i sondaggi continuano a dare vincente il sì, nelle ultime rilevazioni si è assistito ad un netto calo delle intenzioni di voto positivo. Calo che preoccupa i partigiani della ratifica, memori della lenta erosione del sì e della sua vittoria in extremis (51,05%) nel 1992, quando si votò il referendum sul Trattato di Maastricht. L’ultimo sondaggio di opinione, pubblicato alla fine dello scorso anno su Le Point, dava il sì vincente con il 57% delle intenzioni, cioè 7 punti in meno rispetto al precedente effettuato alla fine di settembre.
In Francia sono molte le posizioni contrarie al Trattato e queste, accavallandosi, rischiano di farlo naufragare. I trotzskisti, i comunisti, parte dei verdi, il movimento altermondista e una minoranza dei socialisti – che sembra voler tenere la posizione pur avendo perso il referendum interno al partito - obiettano al progetto di Costituzione di essere troppo liberista. A questi no vanno sommati quelli dei sovranisti interni ai partiti di destra, gli oppositori dell’entrata della Turchia nell’Ue e quelli di chi userà il proprio voto contro il governo di Jean-Pierre Raffarin che farà campagna a favore della Carta.

Polonia tra gli euroscettici?
Scrutinio incerto sarà anche quello previsto in Polonia per il prossimo autunno, che si terrà contestualmente alle elezioni presidenziali. La destra, ora all’opposizione, molto probabilmente conquisterà il Governo del Paese con le elezioni politiche della primavera prossima e, nonostante la popolazione sia in maggioranza pro europea, farà campagna per il no. I conservatori contestano alla Carta il mancato riferimento alle radici cristiane nel preambolo e, soprattutto, il nuovo meccanismo di voto in seno al Consiglio europeo previsto per alcune materie, che ridimensiona il peso della Polonia rispetto alla sopravvalutazione del Trattato di Nizza.

I Paesi più euroscettici saranno anche gli ultimi ad andare a votare, nella speranza che qualche altro Paese dica no prima di loro per non doversi accollare la responsabilità del fallimento del progetto europeo.
Nel marzo 2006, dopo le elezioni politiche della primavera 2005 e il semestre di turno di presidenza dell’Ue che scadrà alla fine dello stesso anno, sarà la volta degli inglesi. Un sondaggio condotto lo scorso novembre in Gran Bretagna dava i contrari alla Carta vincenti con il 41% contro il 31% dei favorevoli.

Poi sarà la volta dei danesi, che già nel 1992 dissero no a Maastricht, dei cechi e degli irlandesi, che, invece, rigettarono il Trattato di Nizza nell’estate 2001.

Resisterà a tutte queste tensioni il progetto di Costituzione con il suo corpaccione di oltre 500 articoli? Molti, probabilmente la maggioranza, dichiarano che sì, certamente ce la farà; altri lo dicono ma non lo pensano; alcuni si disinteressano completamente della sua mezza-vita; mentre altri ancora sono pronti a fargli la festa per farla rinascere più bella e snella. Ci vorrà ancora tempo e parecchi colpi di scena per vedere chi alla fine prevarrà.

 

 

 

 

 

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