265 - 13.11.04


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La promessa turca
Martina Toti

Il 28 ottobre è stato presentato a Roma il rapporto che espone i risultati a cui è pervenuta la Commissione Indipendente sulla Turchia, pubblicato con il titolo Turchia in Europa. Più che una promessa? nel mese di settembre. A presentarlo alcuni dei membri della Commissione: il presidente, Martti Ahtisaari, ex capo di stato della Finlandia, e i deputati europei Emma Bonino, Bronislaw Geremek, polacco, e Albert Rohan, austriaco.
A seguito di un’attenta valutazione delle sfide e delle opportunità rappresentate dall’ingresso della Turchia in Europa, la Commissione ha espresso il suo parere favorevole. “La Turchia, nei fatti – ha detto Martti Ahtisaari – è già parte dell’Europa, inoltre, le riforme avviate dall’ultimo governo turco, in materia di diritti umani, che sicuramente andranno sviluppate, dimostrano una forte volontà di rispettare i parametri europei. A questo proposito è giusto parlare di una rivoluzione silenziosa: la Turchia ha infatti varato più riforme negli ultimi due anni che in tutto il decennio precedente”.

A dispetto di un’opinione pubblica generalmente scettica sull’integrazione della Turchia in Europa, il Paese ha molto da offrire. Dal punto di vista geo-strategico, il suo ingresso in Europa potenzierebbe la politica estera dell’Unione in regioni particolarmente importanti per gli equilibri mondiali come il Medioriente, l’Asia Centrale e il Caucaso meridionale; dal punto di vista della difesa, le notevoli capacità militari della Turchia – che hanno già mostrato la propria efficacia in numerose attività di peacekeeping – sarebbero di enorme utilità per il sistema di difesa europeo; infine, dal punto di vista economico, il potenziale turco è grande soprattutto in termini di forza lavoro. Per Emma Bonino, comunque, l’opportunità maggiore resta nella possibilità di riscoprire le radici politiche del progetto europeo, “quella motivazione iniziale che aveva spinto alla costituzione della Comunità Europea e che non era né religiosa, né geografica”

I membri della Commissione hanno precisato che, secondo le previsioni attuali, una volta avviati i negoziati, ci vorranno circa dieci anni per l’annessione effettiva della Turchia in Europa e che, molto probabilmente, per la libera circolazione delle persone ci vorrà qualche anno in più. L’importante è che i negoziati vengano avviati già nel mese di dicembre perché – come ha spiegato Maarti Ahtisaari -, il loro avvio non riguarda “la credibilità della Turchia in Europa ma la nostra credibilità come europei.”. L’Unione deve riconoscere i progressi della Turchia e rispettare con estrema obiettività i criteri di eleggibilità, uguali per tutti gli Stati che si candidano all’ammissione. Inoltre va promosso un dibattito razionale che consenta all’opinione pubblica di formarsi e informarsi correttamente sulla questione della Turchia, una questione cruciale – secondo Bronislaw Geremek - perché dimostrerà quanto l’Unione Europea sia in grado di accettare le diversità culturali e religiose e di proporsi a livello mondiale come “partner globale”.

 

 

 

 

 

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