Il 28 ottobre è stato presentato
a Roma il rapporto che espone i risultati a cui è
pervenuta la Commissione Indipendente sulla Turchia,
pubblicato con il titolo
Turchia
in Europa. Più che una promessa? nel
mese di settembre. A presentarlo alcuni dei membri della
Commissione: il presidente, Martti Ahtisaari, ex capo
di stato della Finlandia, e i deputati europei Emma
Bonino, Bronislaw Geremek, polacco, e Albert Rohan,
austriaco.
A seguito di un’attenta valutazione delle sfide
e delle opportunità rappresentate dall’ingresso
della Turchia in Europa, la Commissione ha espresso
il suo parere favorevole. “La Turchia, nei fatti
– ha detto Martti Ahtisaari – è già
parte dell’Europa, inoltre, le riforme avviate
dall’ultimo governo turco, in materia di diritti
umani, che sicuramente andranno sviluppate, dimostrano
una forte volontà di rispettare i parametri europei.
A questo proposito è giusto parlare di una rivoluzione
silenziosa: la Turchia ha infatti varato più
riforme negli ultimi due anni che in tutto il decennio
precedente”.
A dispetto di un’opinione pubblica generalmente
scettica sull’integrazione della Turchia in
Europa, il Paese ha molto da offrire. Dal punto di
vista geo-strategico, il suo ingresso in Europa potenzierebbe
la politica estera dell’Unione in regioni particolarmente
importanti per gli equilibri mondiali come il Medioriente,
l’Asia Centrale e il Caucaso meridionale; dal
punto di vista della difesa, le notevoli capacità
militari della Turchia – che hanno già
mostrato la propria efficacia in numerose attività
di peacekeeping – sarebbero di enorme
utilità per il sistema di difesa europeo; infine,
dal punto di vista economico, il potenziale turco
è grande soprattutto in termini di forza lavoro.
Per Emma Bonino, comunque, l’opportunità
maggiore resta nella possibilità di riscoprire
le radici politiche del progetto europeo, “quella
motivazione iniziale che aveva spinto alla costituzione
della Comunità Europea e che non era né
religiosa, né geografica”
I membri della Commissione hanno precisato che, secondo
le previsioni attuali, una volta avviati i negoziati,
ci vorranno circa dieci anni per l’annessione
effettiva della Turchia in Europa e che, molto probabilmente,
per la libera circolazione delle persone ci vorrà
qualche anno in più. L’importante è
che i negoziati vengano avviati già nel mese
di dicembre perché – come ha spiegato
Maarti Ahtisaari -, il loro avvio non riguarda “la
credibilità della Turchia in Europa ma la nostra
credibilità come europei.”. L’Unione
deve riconoscere i progressi della Turchia e rispettare
con estrema obiettività i criteri di eleggibilità,
uguali per tutti gli Stati che si candidano all’ammissione.
Inoltre va promosso un dibattito razionale che consenta
all’opinione pubblica di formarsi e informarsi
correttamente sulla questione della Turchia, una questione
cruciale – secondo Bronislaw Geremek - perché
dimostrerà quanto l’Unione Europea sia
in grado di accettare le diversità culturali
e religiose e di proporsi a livello mondiale come
“partner globale”.
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