262 - 02.10.04


Cerca nel sito
Cerca WWW
Pro e contro. Il parere della Commissione indipendente
 

L’approssimarsi della decisione della Commissione Europa sull’inizio deli negoziati con la Turchia ha prodotto un intenso dibattito pubblico in molte parti dell’Europa. La Indipendent Commission on Turkey - i cui membri sono tra gli altri Anthony Giddens, Emma Bonino, Martti Ahtisaari, Bronislaw Geremek - si è formata, col supporto dell’Open Society Institute e del British Council, allo scopo di esaminare gli argomenti del dibattito e di potenziali benefici e sfide portate dall’adesione della Turchia all’Ue.
Proponiamo qui di seguito le conclusioni della Commissione indipendente.

1.
La Commissione Indipendente sulla Turchia è dell'opinione che i negoziati di adesione debbano essere aperti non appena la Turchia adempia ai criteri politici di Copenhagen.Un ulteriore ritardo danneggerebbe la credibilità dell’Unione Europea e sarebbe visto come una violazione del principio, generalmente riconosciuto, che “pacta sunt servanda”. La Turchia, dal canto suo, deve accettare che l’adempimento dei criteri politici comprende l’adeguamento di tutte le leggi varate dal parlamento. I criteri di adesione si applicano equamente a tutti i Paesi candidati e non ci possono essere scorciatoie per casi individuali. Allo stesso modo, un comportamento imparziale richiede che nessuno Stato candidato venga sottoposto a condizioni più rigorose rispetto agli altri. È d’obbligo per la Commissione Europea valutare se la conformità della Turchia ai criteri di Copenhagen ha raggiunto la soglia critica necessaria per raccomandare l’apertura dei negoziati di adesione.

2.
Per quanto concerne le credenziali europee del Paese, la Turchia è uno Stato eurasiatico, la sua cultura e la sua storia sono saldamente intrecciate con l’Europa, possiede un forte orientamento europeo e una vocazione europea che per decenni i governi europei hanno riconosciuto. Pertanto, la Turchia è sostanzialmente diversa dai Paesi confinanti con l’Europa, sia nell’Africa settentrionale che nel Medio Oriente. Quindi, la sua adesione all’Unione Europea non costituirebbe necessariamente un precedente nelle relazioni dell’Unione con questi Stati. Ogni obiezione di principio contro l’ingresso della Turchia nel processo di integrazione europeo avrebbe dovuto essere quindi sollevata nel 1959, in occasione della sua prima richiesta, nel 1987 quando la Turchia ha presentato la seconda richiesta oppure nel 1999, prima che il Paese ricevesse lo status di candidato.Nessun governo può affermare che le decisioni successive assunte, comprese le conclusioni del Consiglio Europeo di Copenhagen del 2002 sui negoziati di adesione, non siano state adottate in piena conoscenza di tutte le circostanze.

3.
La decisione che il Consiglio Europeo prenderà a dicembre, non riguarderà l’adesione della Turchia all’UE, ma l’apertura dei negoziati di adesione. La loro durata e il loro esito dipenderanno dai progressi compiuti, in particolare per quanto riguarda i criteri economici e l’acquis comunitario. Si prevede che tale processo richiederà molto tempo, in conseguenza delle difficoltà che un Paese vasto e complesso come la Turchia dovrà affrontare e delle necessità di consolidamento dell’Unione che seguiranno l’adesione dei dieci nuovi Stati membri.Questo intervallo di tempo rappresenterà un’opportunità per entrambe le parti di affrontare i problemi più urgenti e di mitigare gli eventuali effetti negativi, che potrebbero scaturire dall’adesione della
Turchia. In altre parole, nel periodo che intercorre fino all’adozione della decisione finale, sia la Turchia che l’Unione Europea saranno cambiate profondamente.

4.
L’adesione della Turchia offrirebbe notevoli benefici sia all’Unione Europea che al Paese stesso. Per l’Unione, la posizione geopolitica della Turchia, unica nel suo genere, ai punti di incrocio dei Balcani, del Medio Oriente, del Caucaso meridionale, dell’Asia Centrale e anche oltre, la sua importanza per la sicurezza strategica dell’approvvigionamento energetico dell’Europa e il suo peso politico, economico e militare rappresenterebbero dei vantaggi di grande importanza. Inoltre, come grande Paese musulmano saldamente ancorato all’Unione Europea, la Turchia potrebbe svolgere un ruolo significativo nei rapporti dell’Europa con il mondo islamico.
Per la Turchia, l’adesione all’UE rappresenterebbe l’ultima conferma che il suo orientamento secolare verso l’Occidente è stata la scelta giusta e che alla fine è stata accettata dall’Europa. L’adesione all’UE garantirebbe anche che la trasformazione del Paese in una moderna società democratica è divenuta irreversibile, consentendo alla Turchia di sfruttare in pieno le sue ricche risorse umane ed economiche.
Viceversa il fallimento del processo di adesione della Turchia non significherebbe soltanto la perdita di opportunità importanti da entrambe le parti,ma potrebbe provocare anche una grave crisi di identità in Turchia, con un conseguente sconvolgimento e instabilità politica alle porte dell’Unione.

5.
Nonostante le dimensioni e le sue speciali caratteristiche è improbabile che la Turchia possa cambiare in modo radicale l’UE e il funzionamento delle sue istituzioni, anche se indubbiamente “l’eterogeneità” dell’Unione ne risulterebbe incrementata. L’ingresso della Turchia potrebbe accentuare le attuali divergenze sul futuro del processo di integrazione, ma non provocherebbe una riduzione della qualità del dibattito. È necessario tenere a mente che il processo decisionale nell’Unione Europea si basa su alleanze in continua mutazione e che l’influenza politica degli Stati membri dipende sia dal potere economico, sia dalla dimensione che dal peso demografico.
Per quanto riguarda i costi dell’adesione, probabilmente la Turchia richiederà assistenza finanziaria all’Unione Europea per molti anni; il livello dei trasferimenti dipenderà dalle politiche finanziarie dell’UE e dalla situazione economica della Turchia al momento dell’adesione.
Un problema considerevole potrebbe nascere in diversi Paesi europei rispetto alla ratifica di un trattato di adesione con la Turchia, qualora la resistenza dell’opinione pubblica dovesse persistere e la politica dei governi dovesse continuare a divergere dall’opinione popolare. Questa questione deve essere risolta con uno sforzo comune da parte dei governi interessati, dalla Turchia e dalla Commissione Europea.
La migliore risposta ai timori, sollevati in varie parti d’Europa, sulle differenti tradizioni religiose e culturali della Turchia e sulla percezione dell’eventuale pericolo che la Turchia possa diventare uno Stato musulmano fondamentalista, è quella di garantire la continuità del processo di trasformazione in atto e di proteggere
l’antico sistema politico laico della Turchia ancorando fermamente il Paese all’unione delle democrazie europee.

6.
Gli impegni senza precedenti per le riforme assunti dal governo turco e il sostegno sostanziale all’adesione all’UE da parte dell’opinione pubblica turca, non dovrebbero far dimenticare il compito enorme che l’ampia trasformazione in corso del sistema legale, politico e sociale del Paese rappresenta per la Turchia. Sarebbe
sbagliato sottovalutare le latenti resistenze a questi profondi cambiamenti in molte parti della società turca. Il sostegno al processo di riforma dipenderà, in larga misura, dalla possibilità di mantenere alta l’attenzione sul processo di adesione della Turchia.

7.
L’economia turca è stata tradizionalmente afflitta da instabilità macroeconomica e deficienze strutturali, molte delle quali persistono ancora oggi. La crisi del 2001 ha però mostrato la resistenza dell’economia turca, portando ad una rapida ripresa e a riforme di ampio raggio del quadro istituzionale e legislativo. Ora è
di vitale importanza che il governo turco persista nel processo di riforme economiche, in stretta collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea.
Considerando le dimensioni, l’ubicazione geografica e la giovane e dinamica forza-lavoro del Paese, il potenziale economico della Turchia è innegabile. È altrettanto evidente che l’adesione all’UE gioverebbe moltissimo all’economia turca, offrendo un saldo legame con un sistema stabile. L’apertura dei negoziati di adesione, di per se stessa, rafforzerebbe considerevolmente la fiducia nella stabilità economica della Turchia.

8.
La pressione migratoria proveniente dalla Turchia, che solleva preoccupazioni in alcuni Paesi, dipenderebbe da molti fattori, compresi gli sviluppi economici e demografici in Turchia e nell’Unione Europea.Molto probabilmente la libera circolazione del lavoro si realizzerà solo dopo un lungo periodo transitorio, in modo
tale che i governi possano mantenere, per vari anni dopo l’adesione della Turchia, sotto controllo l’immigrazione. Sulla base dell’esperienza dei precedenti allargamenti, si prevede che i flussi migratori provenienti dalla Turchia saranno relativamente modesti, proprio quando il declino e l’invecchiamento della popolazione potrebbe provocare una grave carenza di forza-lavoro in molti Paesi europei, rendendo nuovamente vitale l’immigrazione per il mantenimento degli attuali sistemi di sicurezza sociale.

9.
Poiché l’eleggibilità della Turchia a membro dell’UE è stata
confermata in varie occasioni negli ultimi decenni, la Turchia ha
tutte le ragioni per aspettarsi una buona accoglienza all’interno
dell’Unione, a condizione che adempia alle condizioni necessarie.
Pertanto, la Commissione Indipendente sulla Turchia crede
fortemente che, nell’affrontare la questione, l’Unione Europea
debba trattare la Turchia con tutto il rispetto, l’equità e la
considerazione dovuti.

 

Leggi la versione integrale del rapporto Per saperne di più:
http://www.independentcommissiononturkey.org

© 2004 British Council and Open Society Institute

 

 

 

 

Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it