L’approssimarsi della decisione
della Commissione Europa sull’inizio deli negoziati
con la Turchia ha prodotto un intenso dibattito pubblico
in molte parti dell’Europa. La Indipendent
Commission on Turkey - i cui membri sono tra
gli altri Anthony Giddens, Emma Bonino, Martti Ahtisaari,
Bronislaw Geremek - si è formata, col supporto
dell’Open Society Institute e del British Council,
allo scopo di esaminare gli argomenti del dibattito
e di potenziali benefici e sfide portate dall’adesione
della Turchia all’Ue.
Proponiamo qui di seguito le conclusioni della Commissione
indipendente.
1.
La Commissione Indipendente sulla Turchia è dell'opinione
che i negoziati di adesione debbano essere aperti non
appena la Turchia adempia ai criteri politici di Copenhagen.Un
ulteriore ritardo danneggerebbe la credibilità
dell’Unione Europea e sarebbe visto come una violazione
del principio, generalmente riconosciuto, che “pacta
sunt servanda”. La Turchia, dal canto suo, deve
accettare che l’adempimento dei criteri politici
comprende l’adeguamento di tutte le leggi varate
dal parlamento. I criteri di adesione si applicano equamente
a tutti i Paesi candidati e non ci possono essere scorciatoie
per casi individuali. Allo stesso modo, un comportamento
imparziale richiede che nessuno Stato candidato venga
sottoposto a condizioni più rigorose rispetto
agli altri. È d’obbligo per la Commissione
Europea valutare se la conformità della Turchia
ai criteri di Copenhagen ha raggiunto la soglia critica
necessaria per raccomandare l’apertura dei negoziati
di adesione.
2.
Per quanto concerne le credenziali europee del Paese,
la Turchia è uno Stato eurasiatico, la sua
cultura e la sua storia sono saldamente intrecciate
con l’Europa, possiede un forte orientamento
europeo e una vocazione europea che per decenni i
governi europei hanno riconosciuto. Pertanto, la Turchia
è sostanzialmente diversa dai Paesi confinanti
con l’Europa, sia nell’Africa settentrionale
che nel Medio Oriente. Quindi, la sua adesione all’Unione
Europea non costituirebbe necessariamente un precedente
nelle relazioni dell’Unione con questi Stati.
Ogni obiezione di principio contro l’ingresso
della Turchia nel processo di integrazione europeo
avrebbe dovuto essere quindi sollevata nel 1959, in
occasione della sua prima richiesta, nel 1987 quando
la Turchia ha presentato la seconda richiesta oppure
nel 1999, prima che il Paese ricevesse lo status di
candidato.Nessun governo può affermare che
le decisioni successive assunte, comprese le conclusioni
del Consiglio Europeo di Copenhagen del 2002 sui negoziati
di adesione, non siano state adottate in piena conoscenza
di tutte le circostanze.
3.
La decisione che il Consiglio Europeo prenderà
a dicembre, non riguarderà l’adesione
della Turchia all’UE, ma l’apertura dei
negoziati di adesione. La loro durata e il loro esito
dipenderanno dai progressi compiuti, in particolare
per quanto riguarda i criteri economici e l’acquis
comunitario. Si prevede che tale processo richiederà
molto tempo, in conseguenza delle difficoltà
che un Paese vasto e complesso come la Turchia dovrà
affrontare e delle necessità di consolidamento
dell’Unione che seguiranno l’adesione
dei dieci nuovi Stati membri.Questo intervallo di
tempo rappresenterà un’opportunità
per entrambe le parti di affrontare i problemi più
urgenti e di mitigare gli eventuali effetti negativi,
che potrebbero scaturire dall’adesione della
Turchia. In altre parole, nel periodo che intercorre
fino all’adozione della decisione finale, sia
la Turchia che l’Unione Europea saranno cambiate
profondamente.
4.
L’adesione della Turchia offrirebbe notevoli
benefici sia all’Unione Europea che al Paese
stesso. Per l’Unione, la posizione geopolitica
della Turchia, unica nel suo genere, ai punti di incrocio
dei Balcani, del Medio Oriente, del Caucaso meridionale,
dell’Asia Centrale e anche oltre, la sua importanza
per la sicurezza strategica dell’approvvigionamento
energetico dell’Europa e il suo peso politico,
economico e militare rappresenterebbero dei vantaggi
di grande importanza. Inoltre, come grande Paese musulmano
saldamente ancorato all’Unione Europea, la Turchia
potrebbe svolgere un ruolo significativo nei rapporti
dell’Europa con il mondo islamico.
Per la Turchia, l’adesione all’UE rappresenterebbe
l’ultima conferma che il suo orientamento secolare
verso l’Occidente è stata la scelta giusta
e che alla fine è stata accettata dall’Europa.
L’adesione all’UE garantirebbe anche che
la trasformazione del Paese in una moderna società
democratica è divenuta irreversibile, consentendo
alla Turchia di sfruttare in pieno le sue ricche risorse
umane ed economiche.
Viceversa il fallimento del processo di adesione della
Turchia non significherebbe soltanto la perdita di
opportunità importanti da entrambe le parti,ma
potrebbe provocare anche una grave crisi di identità
in Turchia, con un conseguente sconvolgimento e instabilità
politica alle porte dell’Unione.
5.
Nonostante le dimensioni e le sue speciali caratteristiche
è improbabile che la Turchia possa cambiare
in modo radicale l’UE e il funzionamento delle
sue istituzioni, anche se indubbiamente “l’eterogeneità”
dell’Unione ne risulterebbe incrementata. L’ingresso
della Turchia potrebbe accentuare le attuali divergenze
sul futuro del processo di integrazione, ma non provocherebbe
una riduzione della qualità del dibattito.
È necessario tenere a mente che il processo
decisionale nell’Unione Europea si basa su alleanze
in continua mutazione e che l’influenza politica
degli Stati membri dipende sia dal potere economico,
sia dalla dimensione che dal peso demografico.
Per quanto riguarda i costi dell’adesione, probabilmente
la Turchia richiederà assistenza finanziaria
all’Unione Europea per molti anni; il livello
dei trasferimenti dipenderà dalle politiche
finanziarie dell’UE e dalla situazione economica
della Turchia al momento dell’adesione.
Un problema considerevole potrebbe nascere in diversi
Paesi europei rispetto alla ratifica di un trattato
di adesione con la Turchia, qualora la resistenza
dell’opinione pubblica dovesse persistere e
la politica dei governi dovesse continuare a divergere
dall’opinione popolare. Questa questione deve
essere risolta con uno sforzo comune da parte dei
governi interessati, dalla Turchia e dalla Commissione
Europea.
La migliore risposta ai timori, sollevati in varie
parti d’Europa, sulle differenti tradizioni
religiose e culturali della Turchia e sulla percezione
dell’eventuale pericolo che la Turchia possa
diventare uno Stato musulmano fondamentalista, è
quella di garantire la continuità del processo
di trasformazione in atto e di proteggere
l’antico sistema politico laico della Turchia
ancorando fermamente il Paese all’unione delle
democrazie europee.
6.
Gli impegni senza precedenti per le riforme assunti
dal governo turco e il sostegno sostanziale all’adesione
all’UE da parte dell’opinione pubblica
turca, non dovrebbero far dimenticare il compito enorme
che l’ampia trasformazione in corso del sistema
legale, politico e sociale del Paese rappresenta per
la Turchia. Sarebbe
sbagliato sottovalutare le latenti resistenze a questi
profondi cambiamenti in molte parti della società
turca. Il sostegno al processo di riforma dipenderà,
in larga misura, dalla possibilità di mantenere
alta l’attenzione sul processo di adesione della
Turchia.
7.
L’economia turca è stata tradizionalmente
afflitta da instabilità macroeconomica e deficienze
strutturali, molte delle quali persistono ancora oggi.
La crisi del 2001 ha però mostrato la resistenza
dell’economia turca, portando ad una rapida
ripresa e a riforme di ampio raggio del quadro istituzionale
e legislativo. Ora è
di vitale importanza che il governo turco persista
nel processo di riforme economiche, in stretta collaborazione
con il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione
Europea.
Considerando le dimensioni, l’ubicazione geografica
e la giovane e dinamica forza-lavoro del Paese, il
potenziale economico della Turchia è innegabile.
È altrettanto evidente che l’adesione
all’UE gioverebbe moltissimo all’economia
turca, offrendo un saldo legame con un sistema stabile.
L’apertura dei negoziati di adesione, di per
se stessa, rafforzerebbe considerevolmente la fiducia
nella stabilità economica della Turchia.
8.
La pressione migratoria proveniente dalla Turchia,
che solleva preoccupazioni in alcuni Paesi, dipenderebbe
da molti fattori, compresi gli sviluppi economici
e demografici in Turchia e nell’Unione Europea.Molto
probabilmente la libera circolazione del lavoro si
realizzerà solo dopo un lungo periodo transitorio,
in modo
tale che i governi possano mantenere, per vari anni
dopo l’adesione della Turchia, sotto controllo
l’immigrazione. Sulla base dell’esperienza
dei precedenti allargamenti, si prevede che i flussi
migratori provenienti dalla Turchia saranno relativamente
modesti, proprio quando il declino e l’invecchiamento
della popolazione potrebbe provocare una grave carenza
di forza-lavoro in molti Paesi europei, rendendo nuovamente
vitale l’immigrazione per il mantenimento degli
attuali sistemi di sicurezza sociale.
9.
Poiché l’eleggibilità della Turchia
a membro dell’UE è stata
confermata in varie occasioni negli ultimi decenni,
la Turchia ha
tutte le ragioni per aspettarsi una buona accoglienza
all’interno
dell’Unione, a condizione che adempia alle condizioni
necessarie.
Pertanto, la Commissione Indipendente sulla Turchia
crede
fortemente che, nell’affrontare la questione,
l’Unione Europea
debba trattare la Turchia con tutto il rispetto, l’equità
e la
considerazione dovuti.
Leggi la versione
integrale del rapporto Per saperne di più:
http://www.independentcommissiononturkey.org
© 2004 British Council and Open Society Institute
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