262 - 02.10.04


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Da anni alle porte dell’Unione
Luca Sebastiani

Il lento avvicinamento della Turchia all’Europa parte da lontano, ma la vera svolta nei rapporti tra le due parti si può far risalire al Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999, quando si convenne che “la Turchia è uno Stato candidato destinato a aderire all’Unione in base agli stessi criteri applicati agli altri Stati candidati”. Sulla scorta di questa decisione fu tracciato un percorso certo attraverso la creazione di un Partenariato di Adesione e la programmazione di un monitoraggio dei progressi in merito al recepimento dell’acquis comunitario sulla base di relazioni annuali della Commissione europea.
Da allora l’attività riformatrice della Turchia ha subito un’accelerazione notevole, tanto che già nell’ottobre 2002 il Consiglio europeo di Bruxelles concludeva che il Paese “ha compiuto importanti progressi sia verso l’adempimento dei criteri politici di Copenaghen che per quanto riguarda i criteri economici e l’allineamento con l’acquis comunitario. Ciò ha avvicinato l’avvio dei negoziati di adesione”. Due mesi più tardi lo stesso riconoscimento venne anche dal Consiglio europeo di Copenaghen che sottolineava allo stesso tempo, però, le deficienze rimanenti, in particolar modo rispetto l’effettiva attuazione delle riforme.
Sicuramente ci vorrà ancora del tempo prima che l’attività riformatrice perseguita con determinazione dalle istituzioni turche si dispieghi fino in fondo penetrando addentro la società, ma la tendenza storica di avvicinamento della Turchia all’Occidente sembra ormai inevitabile.

La storia europea e quella turca da sempre si intrecciano e non solo per la conflittualità; tanto che nel 1856, alla fine della guerra di Crimea, l’Impero Ottomano fu invitato a prender parte al “Concerto europeo” per decidere il destino d’Europa insieme ad Austria, Francia, Gran Bretagna, Prussia, Sardegna e Russia. Sin dall’inizio del diciannovesimo secolo l’occidentalizzazione era parsa ai vari sultani l’unica via per salvare un Impero ormai in decadenza, occidentalizzazione che venne realizzata da Mustafa Kemal Atatürk. L’abolizione del sultanato, del califfato e degli Ulema, la rinuncia alla sharia, l’adozione di un nuovo codice civile, la sostituzione dell’alfabeto arabo con quello romano furono le misure prese da Atatürk per porre fine alla funzione politica dell’Islam e sviluppare uno Stato secolare moderno.

Il Consiglio d’Europa ammise la Turchia come membro nell’agosto 1949, ritenendo che questa soddisfacesse a pieno titolo le condizioni per far parte dell’Unione e cioè l’essere un Paese europeo e rispettare i diritti umani. All’epoca nessuno sollevò la questione delle credenziali europee della Turchia dato che la sua integrazione nel mondo Occidentale rispondeva a scelte strategiche nel pieno della Guerra fredda. Nel 1951 la Turchia entrò nella Nato e divenne un pilastro del sistema di difesa euro-asiatico. Successivamente ebbe accesso all’Organizzazione europea per la Cooperazione economica (Oece, in seguito Ocse), alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (Csce, in seguito Osce) e alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). Di fatto rimase esclusa solo dall’Unione europea. Nel 1959 la Turchia fece domanda per aderire alla Comunità economica europea (Cee) e nel 1963 venne sottoscritto l’Accordo di associazione, detto di Ankara, che prevedeva un graduale consolidamento di un’unione doganale. Nel 1989 il Consiglio europeo espresse parere contrario all’apertura dei negoziati di adesione alla Comunità europea (Ce) per la Turchia puntando il dito sulle “conseguenze negative della disputa tra Ankara e uno degli Stati membri, e sulla situazione a Cipro”. Durante tutto il periodo successivo, fino alla svolta del Consiglio europeo di Helsinki, l’idoneità della Turchia a diventare membro dell’Ue venne confermata più volte e in varie sedi. Allo stesso tempo però si sono costantemente evidenziati gli ostacoli politici, economici e di rispetto dei diritti umani, che si frapponevano all’integrazione.

Il Consiglio europeo esaminerà il prossimo dicembre se il Paese avrà soddisfatto i criteri politici di Copenaghen e, in caso positivo, avvierà i negoziati. La Turchia a quel punto avrà compiuto il passo determinante per la realizzazione del suo progetto storico di integrazione nell’Occidente.

 

 

 

 

 

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