L’accordo
sulla difesa europea, raggiunto al Conclave dei ministri
degli Esteri dell’Unione, costituisce un passo
in avanti rispetto a quanto previsto sul tema nel
progetto di Costituzione varato dalla Convenzione.
L’istituzione di un’Agenzia europea per
lo sviluppo delle capacità di difesa, la complementarità
alla Nato, la realizzazione, entro il 2007, di gruppi
multinazionali di forze di attivazione rapida da rendere
operativi su richiesta delle Nazioni Unite, sono gli
elementi fondamentali del Protocollo sulla “cooperazione
strutturata permanente” di Napoli. In sostanza,
i paesi dell’UE decidono di cooperare per definire
obiettivi strategici, per identificare i bisogni militari,
per colmare lacune organizzative e logistiche dei
singoli sistemi nazionali di difesa. Sarà il
Consiglio europeo ad avere la responsabilità
di ogni decisione in questo campo; nonostante ciò,
alcuni paesi potranno integrarsi più velocemente
di altri: “il sistema è inclusivo e non
esclusivo” - ha dichiarato il ministro degli
Esteri britannico Jack Straw – “e permetterà
a tutti di partecipare se potranno e vorranno”.
La Conferenza intergovernativa ha ribadito, inoltre,
rassicurando gli Stati Uniti, che la clausola di mutua
assistenza contenuta nel Trattato della Nato è
il fondamento della difesa collettiva dell’Unione
e che le strutture europee non agiranno in contrapposizione
con l’Alleanza atlantica ma in accordo con essa.
Con questo atto, che entrerà in vigore con
il varo della Costituzione europea, l’Unione
assorbe anche la clausola di mutua assistenza in caso
di attacco esterno stabilita nel 1948 con il Trattato
Ueo (Unione dell’Europa Occidentale) di Bruxelles.
Dell’Ueo, confluita dal 2000 nell’Unione
Europea, facevano parte originariamente Belgio, Francia,
Lussemburgo, Gran Bretagna e Irlanda; ad esse si aggiunsero
nel 1954 (accordo di Parigi) Italia e Germania. L’Ueo,
che ha visto via via aggregarsi anche Portogallo,
Spagna e Grecia, ha partecipato in accordo con la
Nato e l’Onu alle missioni volte al ristabilimento
della pace nel Golfo (1988-90), nell’ex-Jugoslavia
(1992-1996), in Albania e Kosovo.
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