L’Italia
dei giovani non è ancora in Europa. Potrà
sembrare assurdo, ma il nostro paese è l’unico
insieme alla Polonia a non far parte del Forum
europeo della Gioventù, un’istituzione
nata alla fine degli anni Sessanta allo scopo di collaborare
attivamente ai progetti della Commissione e del Parlamento
europei circa le politiche giovanili, l’educazione,
la lotta alla discriminazione e l’inserimento
nel mondo del lavoro. Ma l’Italia, pur avendo
da poco riunito un suo Forum con cui dà un
suo contributo per i progetti giovanili europei, non
ha ancora un consiglio nazionale della gioventù.
Malgrado ciò, dal 20 al 23 novembre, il Consiglio
dei membri del Forum (Comem) si è incontrato
a Roma, per la consueta riunione istituzionale che
si svolge ogni sei mesi in un paese diverso tra i
40 rappresentati e dove si incontrano i 170 delegati
dei 36 consigli nazionali della gioventù e
delle 57 organizzazioni internazionali giovanili non
governative che il Forum riunisce sotto di sé.
L’incontro del Comem si è tenuto a Roma
proprio per il vivo interessamento da parte del Comune
capitolino nell’ambito delle politiche sostenute
durante questo semestre italiano di Presidenza del
Consiglio dell’Unione europea. Ai lavori sono
intervenuti il vice presidente della Convenzione europea,
Giuliano Amato, il ministro per le politiche comunitarie,
Rocco Buttiglione, una rappresentanza del Comune di
Roma e della Commissione europea. Un momento di incontro
utile per il nostro Paese, se non altro prezioso per
non chiudere gli occhi sul pieno coinvolgimento che
i giovani di tutto il mondo dedicano al processo di
integrazione delle politiche comunitarie.
Giacomo Filibeck è finora il primo italiano
ad essere stato nominato presidente del Forum europeo
della gioventù, e lo abbiamo incontrato in
occasione delle quattro giornate di lavoro romane.
Presidente
Filibeck, cos’è il Forum europeo della
gioventù e da chi è composto?
Il Forum è una piattaforma continentale che
riunisce un centinaio di organizzazioni volte a rappresentare
gli interessi dei giovani. Il primo pilastro è
costituito dalle organizzazioni non governative internazionali
della gioventù, più di cinquanta movimenti
giovanili come l’Organizzazione mondiale dello
scoutismo, l’Unione degli studenti universitari
europei, reti di volontariato e associazioni di ogni
colore politico. Il secondo pilastro è invece
di carattere nazionale ed è composto dai consigli
nazionali della gioventù degli Stati membri
dell’Unione europea e dei paesi aderenti al
Consiglio d’Europa.
Quali sono i paesi europei che ne fanno parte?
Il Forum è un’organizzazione a carattere
paneuropeo che riunisce la società civile giovanile
“organizzata”, per un totale di 93 soci
membri (tra consigli nazionali della gioventù
e Ong internazionali) e circa dieci milioni di giovani
di 40 paesi diversi. L’Italia purtroppo non
ne fa parte. Ogni paese, dall’Azerbaijan all’Islanda,
dalla Finlandia al Portogallo, si è dotato
di un consiglio nazionale, ad esclusione dell’Italia
e della Polonia. Quest’ultima, però,
lo scorso anno ha iniziato l’iter legislativo
per diventare parte attiva del Forum europeo della
gioventù, e l’Italia resterà l’unico
paese ad esserne fuori.
Ci sono segnali da parte dei giovani italiani
organizzati e del governo per rimediare a questa mancanza?
Da parte del mondo giovanile sì, infatti esiste
un Forum italiano dei giovani, ma non da parte delle
istituzioni. Senza la costituzione di un consiglio
nazionale e un riconoscimento ufficiale, il lavoro
prodotto dalle 40 associazioni italiane riunite insieme
non può avere lo stesso peso di quello dei
paesi membri. L’Italia è ferma da circa
un anno su questo piano, ha provato a dotarsi di uno
statuto che mettesse insieme tutte le anime politiche,
ma senza risultati. È un deficit gravoso che
la esclude dall’impegno costante per la costruzione
delle basi di un futuro migliore per il nostro continente.
Come mai il Consiglio dei membri del Forum
si è riunito a Roma?
In realtà è l’Europa che è
venuta in Italia, e non l’Italia ad avvicinarsi
all’Europa. Siamo a Roma perché è
una città che ha mostrato grande interesse
in questo semestre italiano di Presidenza europea,
abbiamo avuto ottimi scambi con l’universo giovanile
e con le associazioni, oltre a una cospicua collaborazione
da parte del Comune di Roma. Ogni sei mesi il Comem
si riunisce per valutare ciò che è stato
fatto nel passato semestre e quello che si farà
nei prossimi sei, nell’ambito di un piano di
lavoro di due anni.
Quali sono i progetti e le azioni che il Forum
europeo della gioventù sta portando avanti?
Stiamo chiedendo la partecipazione dei ragazzi alla
stesura del Libro Bianco della Gioventù,
un asse importante di dialogo con i governi e le istituzioni,
che cerca di farsi portavoce di progetti e iniziative
in quattro aree principali: informazione, ricerca,
volontariato e occupazione e integrazione sociale.
La missione del Forum è quella di migliorare
le politiche comunitarie difendendo gli interessi
di tutti i giovani d’Europa. Siamo un organismo
consultativo che dialoga con le istituzioni internazionali,
ovvero con l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa
e l’Organizzazione delle Nazioni Unite, coordinando
i lavori tra le varie piattaforme giovanili di tutto
il mondo. Ogni contributo che parte dal Forum è
volto a promuovere la politica della gioventù
influenzando la linea seguita dalle istituzioni internazionali,
nonché ad aumentare la partecipazione dei giovani
come parte attiva nella società e nei processi
decisionali promuovendo lo scambio di idee, esperienze,
diritti ed opportunità uguali per tutti. Attualmente
stiamo lavorando per preparare il Festival della
Gioventù che si terrà a Barcellona
in agosto, un momento d’incontro e dialogo a
livello mondiale tra tutte le organizzazioni giovanili.
A che punto sono i lavori la Convenzione europea
dei giovani, l’organismo voluto da Giscard d’Estaing
per coinvolgere maggiormente le nuove generazioni
nella costruzione dell’Europa futura?
Ci siamo occupati della Convenzione,
di cui sono stato anche presidente. È un percorso
nobile e irreversibile verso la realizzazione di un’istituzione
“straordinaria”, per un’Europa che
sia dei cittadini, comprensibile a tutti, più
democratica e trasparente. Questo processo non sarà
immediato ma ormai è certo: un’Europa
più influente sulla scena internazionale e
garante della democrazia deve consentire un maggiore
coinvolgimento delle giovani generazioni nella costruzione
del nuovo assetto istituzionale.
Nella futura Costituzione europea saranno
rappresentati temi cari ai giovani?
Quello che stiamo cercando di ottenere è un
vero e proprio articolo nel testo della costituzione
che affronti con coraggio e finalmente definisca nero
su bianco la questione delle politiche giovanili.
L’urgenza cade soprattutto sulla necessità
di introdurre un trattato comune rispetto a temi quali
disoccupazione, discriminazione, terrorismo, immigrazione,
sicurezza e cooperazione internazionale. Inoltre,
l’Europa deve assumere un ruolo di guida nella
promozione di una politica mondiale per la difesa
ambientale, lo sviluppo della scienza e della ricerca,
il rispetto di regole chiare per il commercio internazionale,
la diffusione di nuovi modi informare e istruire i
cittadini in tema di unione europea, il tutto in stretta
collaborazione con i paesi vicini e i paesi socialmente
e culturalmente affini.
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