Non
hanno portato novità significative le due settimane
trascorse dall’apertura della sesta Conferenza
intergovernativa dei capi di Stato e di governo europei
(Cig), incaricata di discutere e approvare la bozza
di Costituzione messa a punto dalla Commissione di
Giscard d’Estaing. Il dibattito, scarsamente
seguito dai media, non ha fatto progressi, rafforzando
l’impressione che solo nell’ultimo vertice,
il 12 e il 13 dicembre a Bruxelles, si potrà
raggiungere l’atteso compromesso.
Quanti propongono modifiche al testo hanno ribadito
le proprie richieste, e se davvero si vuole cercare
un segnale nuovo va forse individuato in un piccolo
mutamento della posizione dell’Italia, che come
è noto presiede i lavori. Silvio Berlusconi,
che puntava molto sul successo della Conferenza per
avere un rientro d’immagine personale, ha abbandonato
il proverbiale ottimismo ed è tornato pochi
giorni fa a mettere le mani avanti, così come
aveva fatto il giorno dell’apertura dei lavori:
“Se sarà possibile trovare l’unanimità
sarà un successo di tutti” ha affermato
il Presidente del Consiglio italiano, “se invece
non sarà possibile, sarà la responsabilità
di qualcuno che non avrà reso possibile il
passo in avanti”.
Al momento i punti sui quali appare più lontano
l’accordo sono due: il numero dei membri della
Commissione e il sistema di voto in seno al Consiglio.
Su quest’ultimo Spagna e Polonia ribadiscono
di volere la conferma del sistema deciso al vertice
di Nizza (il “voto ponderato”), con il
quale si assicuravano 27 voti ciascuno, cioè
solo 2 in meno dei quattro paesi maggiori. Altrettanto
decisi sono i “paesi piccoli”, che, appoggiati
dai candidati dell’Est, chiedono che all’interno
della Commissione ogni paese possa contare su un proprio
rappresentante, mentre Giscard propone che si passi
a 15 membri, più 10 senza diritto di voto.
L’atteggiamento
di chiusura ostentato da questi paesi comincia a provocare
nervosismo. Il ministro degli esteri tedesco, Joschka
Fischer, è sbottato nel corso del vertice del
Lussemburgo, e ha fatto capire che, saltasse il compromesso,
la Germania chiederebbe di tornare al sistema attuale,
in cui i paesi più grandi hanno diritto a due
commissari. Il quotidiano francese Liberation,
tra i pochi giornali europei a dedicare molto spazio
alla Cig, ha raccolto un po’ di malumori antispagnoli.
La Spagna dell’ex franchista Aznar è
infatti oggi, per la Costituzione europea, il pericolo
pubblico numero uno.
Se la Francia di Robert Schuman negli anni ’50
seppe mettere da parte l’orgoglio nazionalista
per consentire la nascita della Ceca, se la Germania
di Helmut Kohl seppe rinunciare al forte marco perché
potesse vedere la luce l’euro, la Spagna di
Aznar è pronta invece a rovesciare il tavolo
per conservare un sistema di voto sostanzialmente
ingiusto, dato che le popolazioni di Spagna e Polonia
non raggiungono insieme quella della Germania, ma
con i “gettoni” di Nizza insieme avrebbero
quasi il doppio dei voti tedeschi.
A ben vedere, fa notare Liberation, i sei
paesi fondatori (Francia, Germania, Italia e Benelux),
che più spingono per approvare la bozza così
com’è, avrebbero un argomento molto interessante
per convincere gli scettici, una “arma atomica”
la definisce il quotidiano parigino: il blocco del
budget comunitario, da cui dipendono sia la Spagna,
“che si è arricchita grazie all’Ue”,
sia i nuovi ma rumorosi paesi dell’Est. “L’Europa
– ha dichiarato la commissaria al budget, la
tedesca Michaele Schreyer – non è un
club di redistribuzione di fondi”.
Il vertice del 16 e 17 ottobre non ha portato a nulla
di nuovo nella discussione sulla Costituzione, ma
d’altronde Pat Cox, il Presidente del Parlamento
europeo, l’aveva annunciato, avvertendo che
si sarebbe trattato di un incontro studiato “per
ascoltare, non per decidere”. Le uniche novità
sono che Berlusconi ha proposto un nuovo vertice per
fine novembre e che l’Italia, attraverso la
proposta lanciata da Mario Segni, seguirà probabilmente
Irlanda, Danimarca, Spagna, Portogallo, Lussemburgo
e Repubblica Ceca e farà ratificare la Costituzione
da un referendum popolare, anche se ciò porrà
dei problemi ai due schieramenti politici italiani,
visto che Bossi e Bertinotti sono contrari al testo.
Italia e Lussemburgo hanno proposto inoltre di portare
a 18 i membri della Commissione, così da assicurare
a tutti i paesi un commissario per due legislature
su tre.
Infine una bella curiosità: Gerhard Schroeder,
che non ha potuto partecipare al secondo giorno del
vertice, ha delegato il voto della Germania al collega
francese Jacques Chirac. Il bollettino di Bruxelles
dice che non si prevedono gesti simili da parte di
Aznar.
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