239 - 01.11.03


Cerca nel sito
Cerca WWW
L'esecuzione dei fondi strutturali tra quantitö e qualitö



Il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza la risoluzione dell'on.Gianni Pittella, europarlamentare DS/PSE, sui Fondi strutturali: evoluzione degli importi da liquidare, nonch³ del fabbisogno per il 2004.
Il rapporto affronta innanzi tutto il tema del ritardo di spesa, che rischia di divenire un grave problema politico. Esso rischia di infliggere un pesante danno alla credibilitö della politica di coesione dell'Unione Europea potendo incidere negativamente sul peso anche economico che tale politica avrö in futuro.

Ad oggi, si legge nel rapporto, i fondi strutturali impegnati e non spesi, per il periodo di programmazione 2000-2006, per tutta l'UE, ammontano a 76,4 miliardi di euro. Occorre imprimere una svolta decisa per evitare che questo divario si traduca non solo in un problema contabile ma anche in un colpo al cuore alla necessitö di proseguire la politica di coesione dopo il 2006, quando gli squilibri territoriali saranno ulteriormente accentuati nell'Unione allargata. Tra le principali cause dei ritardi accumulati Pittella individua l'avvio pið lento dei nuovi programmi. Tale lentezza si giustifica sia con la sovrapposizione della chiusura dei vecchi programmi con l'avvio dei nuovi, sia con la lungaggine delle procedure di programmazione e la macchinositö delle procedure di esecuzione. La strada per combattere tali lungaggini ² quella di un'ulteriore semplificazione che interessi, per quanto possibile l'attuale periodo di programmazione e, in maniera pið radicale, quello post 2006.

Il rapporto affronta anche la questione del disimpegno automatico dei fondi non spesi dopo due annualitö legando tale problematica a quella della qualitö della spesa che deve restare, secondo Pittella, il nodo centrale dell'attivitö di Commissione, Stati membri e regioni. Senza un simile sforzo la politica di coesione potrebbe non riuscire a riaffermare il suo ruolo che, come ha recentemente affermato il Commissario Barnier, ² "altro che una politica di caritö", "diverso da una semplice ridistribuzione tra ricchi e poveri", ² quello di una politica " dinamica e creatrice di risorse".

L'on. Pittella, partendo dal dato generale, si sofferma, in questa nota, sulla situazione specifica dell'Italia.
I dati ci danno un quadro che potrebbe non destare eccessiva preoccupazione anche se, le differenze tra le diverse realtö regionali rimangono considerevoli. Il grado di realizzazione degli obiettivi di spesa al 30 giugno 2003, vede la Basilicata in testa con il 127% ed all'ultimo posto la Sicilia con solo il 43,8%, ottima la prestazione della Sardegna con il 100% meno buone quelle di Puglia (61,6%), Calabria (59%), Molise (55,4%) e Campania (46,8%), che paga forse lo scotto di un esecuzione particolarmente rigorosa ed attenta alla qualitö.

Quanto al disimpegno automatico il quadro, per i tre principali fondi,a giugno 2003 ² quello evidenziato nella tabella in allegato.
Per quel che riguarda, infine, il periodo di programmazione 1994-1999 i dati, al 20 ottobre 2003, indicano che l'Italia ha giö perso 64 mln di euro circa e che 218 mln di euro sono a rischio disimpegno al 31.12.2003.

" Non voglio seminare panico e suscitare allarmismi esagerati " ha dichiarato Pittella. "So bene che l'esecuzione dei fondi tende a concentrarsi alla fine dell'anno e che anche quelle regioni che presentano oggi un basso tasso di esecuzione dei fondi potrebbero arrivare alla fine dell'anno con un risultato pieno. Ž quello che ² successo lo scorso anno quando, in alcuni casi, il 70% dell'esecuzione si ² concentrata tra settembre e dicembre e le risorse perdute sono state meno dello 0,4%".

"Non posso che rallegrarmene, ma non posso non rilanciare il dibattito su meccanismi ed espedienti che hanno consentito un simile risultato. Nella prima categoria, quella dei meccanismi, includerei le misure sospese, a causa di regimi d'aiuto non approvati dalla Commissione, ed i grandi progetti (si definiscono tali quelli superiori a 50 mln di euro).
In entrambi i casi, infatti, la regola N+2 non si applica fino a quando, rispettivamente, non venga approvato il regime di aiuto o il grande progetto non venga approvato. Si tratta in alcuni casi di cifre altissime, basti pensare che per il solo POR Calabria ben 189 mln di euro sono sospesi. E che i grandi progetti in Sicilia interessano 52 mln di euro".

"Nella seconda, quella degli espedienti, rientrano gli ormai noti progetti sponda". La maggior parte della certificazione di spesa che ² stata presentata a Bruxelles, alla fine del 2002, era costituita da tali progetti (per alcune regioni, come la Sicilia e la Calabria, si ² andato oltre l'80%). Si tratta di progetti finanziati con altri fondi (nazionali o regionali) e poi trasferiti al POR (Programma operativo regionale), il pið delle volte per esclusive esigenze contabili. Tale pratica doveva essere autorizzata solo nella cosiddetta "Prima fase" o "fase di urgenza", cio² la fase precedente all'approvazione dei complementi di programmazione, per consentire un avvio della spesa. L'uso di tali progetti ² stato poi consentito oltre l'approvazione dei complementi, a patto che i progetti selezionati fossero coerenti con i complementi stessi.

E' proprio questo il punto: tali progetti sono realmente coerenti con la strategia individuata dai POR e pið a monte con il QCS (Quadro Comunitario di Sostegno)? Sono in grado di realizzare le strategie individuate? Posto che la progettazione integrata rappresenta uno dei capisaldi dell'intera programmazione, non si corre il rischio che tali progetti vengano definiti al di fuori della programmazione e di ogni strategia integrata? E ancora. Se l'individuazione rigorosa dei criteri di selezione dei progetti ² l'elemento che pið di ogni altro garantisce coerenza tra risultati e scelte strategiche, i criteri sottesi alla scelta dei progetti coerenti danno garanzia in tal senso?

Ma l'interrogativo che pið di ogni altro merita una risposta chiara riguarda l'utilizzazione delle risorse liberate attraverso l'uso dei progetti sponda e la corretta applicazione del principio di addizionalitö.
La domanda anche in questo caso ² molto semplice: se le regioni hanno rendicontato a Bruxelles spese giö finanziate da fondi nazionali o regionali, una volta che da Bruxelles arriveranno i fondi comunitari, come utilizzeranno queste risorse? Le indirizzeranno finalmente verso progetti contenuti nei programmi regionali, verso la realizzazione degli obiettivi e delle strategie prefissate o le spenderanno/disperderanno per finanziare "altro"?

Credo che sia indispensabile porre un vincolo da inserire nei complementi di programmazione delle Regioni e delle Amministrazioni Centrali che imponga loro di utilizzare, in un arco di tempo definito, sulle stesse misure o su altre prioritö che rientrino nella strategia, le risorse liberate.
Faccio un esempio: se sul PON trasporti erano state assegnate risorse per infrastrutture di trasporti da realizzare nel Mezzogiorno d'Italia, una volta che una parte rilevante di queste risorse ² stata certificata grazie all'uso di progetti sponda, le somme liberate dovranno essere interamente dedicate alla realizzazione di altre infrastrutture per il Mezzogiorno, senza lasciare la possibilitö al Governo nazionale o agli Enti (Anas, Ferrovie, etc.) di utilizzarle per altre finalitö, o addirittura in altre aree del Paese.

Se cosÒ non fosse, oltre ad una violazione del principio di addizionalitö, che prevede che le risorse comunitarie si sommino a quelle nazionali e non si sostituiscano ad esse, la politica di coesione perderebbe la sua funzione "dinamica e creatrice di risorse".

La prossima revisione di metö periodo, al 31 dicembre 2003, potrebbe offrire una grande occasione per fare il punto della situazione, per valutare se le strategie generali, fissate nel QCS, siano ancora valide, gli obiettivi raggiungibili e soprattutto se i programmi, cosÒ come sono stati attuati, hanno consentito la realizzazione delle strategie prefissate (es. crescita del PIL, aumento dell'occupazione ecc.).

Io credo, ha detto Pittella, "che le strategie fissate siano ancora valide e che gli obiettivi potrebbero ancora essere raggiungibili a patto che si introducano vincoli e correzioni alle modalitö di esecuzione dei programmi". In primis va imposto, il giö citato obbligo di riutilizzazione delle somme liberate, grazie all'uso dei progetti coerenti, ma al contempo andrebbe rafforzato il ruolo del partenariato pubblico privato ed utilizzati criteri di selezione dei progetti pið specifici, tali da garantire una maggiore coerenza tra i diversi livelli di programmazione. Andrebbe anche incentivata l'esportazione delle buone pratiche, soprattutto rispetto ai Progetti Integrati Territoriali (PIT). I vantaggi della programmazione integrata, d'altronde, sono indubbi e consentono di selezionare progetti 'pið utili e coerenti' con i bisogni e le potenzialitö dei singoli territori.

Tra questi vi ² certamente l'Asse cultura: abbiamo imparato a finanziare progetti che producano reddito e occupazione, che coinvolgono le realtö, l'artigianato, le universitö e la cultura locali? Che valorizzino al contempo attrazioni naturali e culturali, che alimentino il turismo? In poche parole siamo riusciti a creare "distretti culturali" o siamo ancora fermi al restauro di chiese e campanili?

Nel settore della ricerca siamo riusciti a creare un legame tra mondo scientifico e realtö? Le universitö, sono capaci di fare ricerca nei settori strategici per favorire le imprese sul territorio? La creazione di strutture di collegamento e interazione tra universitö e impresa, di professionalitö che creino interconnessione tra questi due settori, non potrebbe essere forse il modo migliore per collegare questi due mondi ed accrescerne le potenzialitö? Cosa fare per accrescere il livello di spesa per la ricerca nel Mezzogiorno, che si attesta solo allo 0,6% rispetto ad una media italiana dell'1,9% giö tanto lontana dal 3% previsto a Lisbona?

Sul PON trasporti, cosa si sta facendo per attuare la prioritö del trasporto su strada ferrata indicato nel QCS? L'Italia sta privilegiando gli interventi che consentono un collegamento con le TEN? Sta individuando le opere pið appetibili per i capitali privati in modo da incentivarne la partecipazione? Sta sostenendo quegli interventi che accrescono la sicurezza dei trasporti? Ma soprattutto, sta selezionando quei progetti che consentono di realizzare le strategie individuate, stabilendo delle prioritö che non mutino con gli interessi e che garantiscano coerenza per il futuro?


Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it