232 - 19/07/03


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Botte e risposte a Strasburgo

Daniele Castellani Perelli

Berlino. Silvio Berlusconi é sempre stato visto per lo meno con sospetto dai governi e dai media europei. Pochi amici o ammiratori tra i politici, praticamente nessuno nei mezzi d'informazione. Con l'avvicinarsi del semestre europeo, i detrattori si erano improvvisamente divisi in due gruppi: chi decideva di esprimere le proprie preoccupazioni senza autocensure e anzi spesso con aspro linguaggio, e chi invece, in nome della Realpolitik e dell'Europa, preferiva tacere. I giornali e i settimanali europei attaccavano quindi senza esitazioni, mentre i governi di Francia, Germania e Belgio si chiudevano in quello che Die Zeit definiva polemicamente "Il silenzio degli Europei".

Mercoledì 2 luglio, giorno dell'inaugurazione del semestre italiano, alcuni politici europei decidono però di tradire l'implicito "patto di non aggressione". Dapprima i Verdi europei accolgono l'ingresso di Silvio Berlusconi in aula con cartelli provocatori, che ricordano che "La legge é uguale per tutti" o citano la nota copertina di Der Spiegel su Berlusconi-Padrino. Poi, mentre i capigruppo di Ppe e Pse assicurano ufficiale e leale collaborazione, viene il momento di Martin Schulz, rappresentante della Spd a Strasburgo, che, come si dice, mette i piedi nel piatto: "Qui, in quest'aula - sbotta Schulz - siamo da giorni in una condizione difficile. Ogni volta che si parla della Presidenza italiana, si intende: d'accordo, ora fate attenzione a non criticare Berlusconi per quello che fa in Italia, perché qui nel Parlamento europeo non conta più. Ma perché? L'Italia non é un membro dell'Unione Europea?".

Poi Schulz tocca i tre temi caldi che preoccupano l'Europa. Anzitutto le sfortunate sortite di Umberto Bossi in merito all'integrazione e all'immigrazione. Anche qui, va giù duro: "La benché minima affermazione di quest'uomo e' peggiore di tutto ciò che questo Parlamento ha deciso contro l'Austria e l'appartenenza dei liberal-nazionali al governo di Vienna. Lei non é responsabile, Signor Presidente, del quoziente intellettivo di un suo ministro, ma é certo responsabile di ciò che egli dice. Le dichiarazioni di Bossi, suo ministro per la politica dell'immigrazione, cui Lei ha accennato nel Suo discorso, non sono in alcun modo compatibili con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Come Presidente del Consiglio Europeo, Lei é pregato di difendere questi valori. Pertanto difenda questi valori dal suo stesso Ministro!".

Infine Schulz passa ai due punti più caldi, quelli che riguardano Berlusconi in prima persona: il conflitto d'interessi e la questione-giustizia. Del primo dice: "Il collega Antonio di Pietro ha ragione quando parla del pericolo che il virus del conflitto d'interessi non deve arrivare a livello europeo". Il secondo tema lo prende invece da una angolatura particolarmente efficace, cioé quella "europea", non solo italiana: "Che cosa avete intenzione di fare riguardo all'accelerazione dell'istituzione della Procura Europea? Che cosa avete intenzione di fare riguardo all'accelerazione dell'entrata in vigore dell'ordine di cattura europeo? Che cosa avete intenzione di fare sul reciproco riconoscimento di documenti dei procedimenti penali per rogatoria estera?". Schulz conclude ricordando: "Nonostante tutto, mi rallegro di poter discutere con Lei. Questo lo dobbiamo all'ex presidente del Parlamento europeo Nicole Fontaine: se lei non fosse riuscita a ritardare tanto il procedimento concernente l'immunità sua e del suo assistente Dell'Utri, oggi Lei non avrebbe più l'immunità di cui ha tanto bisogno. Anche questa é una verità che deve essere detta".

Nella replica Berlusconi risponde all'attacco: "Signor Schulz, in Italia c'é un produttore che sta preparando un film sui campi di concentramento nazisti, la proporrò per il ruolo di kapò". Il Presidente del Consiglio italiano non s'accorge della gaffe, non pensa che ora é, con Prodi, l'uomo più autorevole del continente e che, a farla breve, ha appena dato del nazista a un tedesco. La stampa europea descrive questo momento con parole come "sconcerto" e "tumulto", ma più di ogni parola vale il volto incredulo di Romano Prodi e, soprattutto, accanto all'allegro e di sé soddisfatto Berlusconi, l'impassibilità di Fini, che tradisce il nervosismo aggrottando le sopracciglia. Schulz riprende pacato la parola, conscio di aver stravinto la battaglia dialettica, e conclude sereno: "Berlusconi, se ho capito bene, mi ha invitato ad apparire come comandante di un campo di concentramento. Il mio rispetto per le vittime del fascismo mi impedisce di rispondere, ma é difficile accettare che un Presidente del Consiglio usi questi toni quando si trova al centro di un dibattito". Berlusconi contro-replica nervoso: "Schulz nel suo intervento mi ha offeso gravemente sul piano personale, gesticolando e con un tono di voce che questo sì non é ammissibile in un parlamento. Non ritiro quanto ho detto con ironia sul signor Schulz, se lui non ritira le offese personali che mi ha rivolto. Io avevo risposto con ironia, Lei invece ha parlato solo con cattiveria".

Ma Schulz non é stato l'unico ad essere oggetto dell'ironia della replica di Berlusconi. A quanti lo contestavano mentre vantava l'indipendenza dei giornalisti delle proprie televisioni, ha infatti chiesto di ampliare le loro frequentazioni al di là dei colleghi italiani e le loro letture al di là dei giornali di estrema sinistra, per poi concludere: "Se questa é la forma di democrazia che intendete usare per chiudere la parola al Presidente del Consiglio europeo, dovreste andare in Italia come turisti, ma qui sembrate turisti della democrazia".

Le reazioni sono state tutte indignate, come quella del Presidente del Parlamento europeo, il liberale Pat Cox, il rappresentante dei Laburisti inglesi Gary Titlet, il primo ministro del Lussemburgo Juncker, la sinistra europea tutta e persino il capogruppo popolare a Strasburgo, il tedesco della Cdu Hans-Georg Poettering (prima di ridimensionare il suo sdegno in seguito alle scuse di Berlusconi). Profondamente delusi anche gli alleati Fini e Follini, e, soprattutto il Presidente Ciampi, che, secondo la Repubblica, avrebbe detto a Berlusconi: "Ma come le é venuto in mente?", e gli avrebbe ricordato che il recente colloquio tra lui stesso ed il Presidente tedesco Rau si era concluso proprio con un esplicito "addio definitivo" a quel comune "tragico passato". Mentre i leader di governi hanno cercato con pazienza di chiudere in fretta l'episodio, tanto che il ministro degli Esteri tedesco Fischer ha "deluso" Der Spiegel con un pacifico e biblico "dove sono gli Uomini, possono accadere degli errori", la stampa europea ha rafforzato le proprie critiche al Presidente del Consiglio italiano.

Per semplicità citeremo solo alcune testate conservatrici. L'Economist ha concluso un editoriale ricordando indirettamente che la presidenza italiana durerà solo sei mesi, mentre anche la Frankfurter Allgemene Zeitung ha trovato difficoltà a mantenere la pazienza, dopo che la settimana scorsa, pur nella critica, aveva voluto differenziarsi dagli altri giornali con un editoriale "diplomatico" apparso in prima pagina anche sul Corriere. Su quest'ultimo ha preso parola Ernesto Galli della Loggia (non Franchi, non SartoriÉ) e ha parlato di "carattere dilettantesco" del politico Berlusconi, che non ha ancora risolto il problema "politicamente gravissimo" del conflitto d'interessi e che sta consegnando l'immagine del governo alla Lega di Bossi, il quale é "a metà tra Capitan Fracassa e Goebbels".

Se il Sole 24 ore ha definito le parole del premier "incomprensibili anche fuori d'una sede istituzionale", Mario Pirani, la firma più moderata de la Repubblica, ha invitato a prendere sul serio le preoccupazioni europee sulla giustizia, perché non riguardano, come notava anche Schulz, questioni italiane, ma comunitarie. Il ministro della giustizia Castelli, ha ricordato Pirani, ha parlato pochi giorni fa di un "complotto preordinato" ai danni di Berlusconi, alla cui testa sarebbe la "magistratura europea, come nuovo cane da guardia", e si é detto fortemente preoccupato dal mandato di cattura europeo, dal congelamento e dalla confisca dei beni e dall'istituzione del reato di razzismo e di xenofobia. Pirani ricorda anche che l'Italia ha cancellato il tema del razzismo, legato al problema dell'immigrazione, dal proprio programma per il semestre. L'Europa ci osserva, ci legge, sembra dire Pirani. L'attacco di Schulz non era solo una provocazione: il suo duro riferimento a Bossi é diretta conseguenza della battuta sulle "cannonate" agli emigranti, il riferimento alla giustizia europea era un richiamo alle precise parole di Castelli.

Paolo Mieli ha colto un particolare interessante. Quello che é successo é che Berlusconi ha fatto una battuta, una di quelle cui in Italia ci ha abituato da anni. Quelle facezie, scrive Mieli, "che provocano una scomposta e forse insincera ilarità tra le persone che lo circondano, non fanno ridere, nel modo più assoluto, chi non ha nei suoi confronti qualcosa di simile alla devozione", e "il fatto che sia lui a sganasciarsi, spesso da solo, per quel che dice, rende la scena vieppiù imbarazzante". La televisione tedesca ha mostrato in questi giorni i volti del Parlamento europeo al momento della "battuta" di Berlusconi e ha dato voce a molti politici. Il Parlamento fischiava, Fini era gelido, la comunità ebraica italiana era piuttosto indignata, i politici tedeschi non ne parliamo. L'Europa ci guarda, ma non trova molto da ridere.


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