Berlino.
Silvio Berlusconi é sempre stato visto per
lo meno con sospetto dai governi e dai media europei.
Pochi amici o ammiratori tra i politici, praticamente
nessuno nei mezzi d'informazione. Con l'avvicinarsi
del semestre europeo, i detrattori si erano improvvisamente
divisi in due gruppi: chi decideva di esprimere le
proprie preoccupazioni senza autocensure e anzi spesso
con aspro linguaggio, e chi invece, in nome della
Realpolitik e dell'Europa, preferiva tacere.
I giornali e i settimanali europei attaccavano quindi
senza esitazioni, mentre i governi di Francia, Germania
e Belgio si chiudevano in quello che Die Zeit
definiva polemicamente "Il silenzio degli Europei".
Mercoledì 2 luglio, giorno dell'inaugurazione
del semestre italiano, alcuni politici europei decidono
però di tradire l'implicito "patto di non aggressione".
Dapprima i Verdi europei accolgono l'ingresso di Silvio
Berlusconi in aula con cartelli provocatori, che ricordano
che "La legge é uguale per tutti" o citano
la nota copertina di Der Spiegel su Berlusconi-Padrino.
Poi, mentre i capigruppo di Ppe e Pse assicurano ufficiale
e leale collaborazione, viene il momento di Martin
Schulz, rappresentante della Spd a Strasburgo, che,
come si dice, mette i piedi nel piatto: "Qui, in quest'aula
- sbotta Schulz - siamo da giorni in una condizione
difficile. Ogni volta che si parla della Presidenza
italiana, si intende: d'accordo, ora fate attenzione
a non criticare Berlusconi per quello che fa in Italia,
perché qui nel Parlamento europeo non conta
più. Ma perché? L'Italia non é
un membro dell'Unione Europea?".
Poi Schulz tocca i tre temi caldi che preoccupano
l'Europa. Anzitutto le sfortunate sortite di Umberto
Bossi in merito all'integrazione e all'immigrazione.
Anche qui, va giù duro: "La benché minima
affermazione di quest'uomo e' peggiore di tutto ciò
che questo Parlamento ha deciso contro l'Austria e
l'appartenenza dei liberal-nazionali al governo di
Vienna. Lei non é responsabile, Signor Presidente,
del quoziente intellettivo di un suo ministro, ma
é certo responsabile di ciò che egli
dice. Le dichiarazioni di Bossi, suo ministro per
la politica dell'immigrazione, cui Lei ha accennato
nel Suo discorso, non sono in alcun modo compatibili
con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione
Europea. Come Presidente del Consiglio Europeo, Lei
é pregato di difendere questi valori. Pertanto
difenda questi valori dal suo stesso Ministro!".
Infine Schulz passa ai due punti più caldi,
quelli che riguardano Berlusconi in prima persona:
il conflitto d'interessi e la questione-giustizia.
Del primo dice: "Il collega Antonio di Pietro ha ragione
quando parla del pericolo che il virus del conflitto
d'interessi non deve arrivare a livello europeo".
Il secondo tema lo prende invece da una angolatura
particolarmente efficace, cioé quella "europea",
non solo italiana: "Che cosa avete intenzione di fare
riguardo all'accelerazione dell'istituzione della
Procura Europea? Che cosa avete intenzione di fare
riguardo all'accelerazione dell'entrata in vigore
dell'ordine di cattura europeo? Che cosa avete intenzione
di fare sul reciproco riconoscimento di documenti
dei procedimenti penali per rogatoria estera?". Schulz
conclude ricordando: "Nonostante tutto, mi rallegro
di poter discutere con Lei. Questo lo dobbiamo all'ex
presidente del Parlamento europeo Nicole Fontaine:
se lei non fosse riuscita a ritardare tanto il procedimento
concernente l'immunità sua e del suo assistente
Dell'Utri, oggi Lei non avrebbe più l'immunità
di cui ha tanto bisogno. Anche questa é una
verità che deve essere detta".
Nella replica Berlusconi risponde all'attacco: "Signor
Schulz, in Italia c'é un produttore che sta
preparando un film sui campi di concentramento nazisti,
la proporrò per il ruolo di kapò". Il
Presidente del Consiglio italiano non s'accorge della
gaffe, non pensa che ora é, con Prodi,
l'uomo più autorevole del continente e che,
a farla breve, ha appena dato del nazista a un tedesco.
La stampa europea descrive questo momento con parole
come "sconcerto" e "tumulto", ma più di ogni
parola vale il volto incredulo di Romano Prodi e,
soprattutto, accanto all'allegro e di sé soddisfatto
Berlusconi, l'impassibilità di Fini, che tradisce
il nervosismo aggrottando le sopracciglia. Schulz
riprende pacato la parola, conscio di aver stravinto
la battaglia dialettica, e conclude sereno: "Berlusconi,
se ho capito bene, mi ha invitato ad apparire come
comandante di un campo di concentramento. Il mio rispetto
per le vittime del fascismo mi impedisce di rispondere,
ma é difficile accettare che un Presidente
del Consiglio usi questi toni quando si trova al centro
di un dibattito". Berlusconi contro-replica nervoso:
"Schulz nel suo intervento mi ha offeso gravemente
sul piano personale, gesticolando e con un tono di
voce che questo sì non é ammissibile
in un parlamento. Non ritiro quanto ho detto con ironia
sul signor Schulz, se lui non ritira le offese personali
che mi ha rivolto. Io avevo risposto con ironia, Lei
invece ha parlato solo con cattiveria".
Ma
Schulz non é stato l'unico ad essere oggetto
dell'ironia della replica di Berlusconi. A quanti
lo contestavano mentre vantava l'indipendenza dei
giornalisti delle proprie televisioni, ha infatti
chiesto di ampliare le loro frequentazioni al di là
dei colleghi italiani e le loro letture al di là
dei giornali di estrema sinistra, per poi concludere:
"Se questa é la forma di democrazia che intendete
usare per chiudere la parola al Presidente del Consiglio
europeo, dovreste andare in Italia come turisti, ma
qui sembrate turisti della democrazia".
Le reazioni sono state tutte indignate, come quella
del Presidente del Parlamento europeo, il liberale
Pat Cox, il rappresentante dei Laburisti inglesi Gary
Titlet, il primo ministro del Lussemburgo Juncker,
la sinistra europea tutta e persino il capogruppo
popolare a Strasburgo, il tedesco della Cdu Hans-Georg
Poettering (prima di ridimensionare il suo sdegno
in seguito alle scuse di Berlusconi). Profondamente
delusi anche gli alleati Fini e Follini, e, soprattutto
il Presidente Ciampi, che, secondo la Repubblica,
avrebbe detto a Berlusconi: "Ma come le é venuto
in mente?", e gli avrebbe ricordato che il recente
colloquio tra lui stesso ed il Presidente tedesco
Rau si era concluso proprio con un esplicito "addio
definitivo" a quel comune "tragico passato". Mentre
i leader di governi hanno cercato con pazienza di
chiudere in fretta l'episodio, tanto che il ministro
degli Esteri tedesco Fischer ha "deluso" Der Spiegel
con un pacifico e biblico "dove sono gli Uomini, possono
accadere degli errori", la stampa europea ha rafforzato
le proprie critiche al Presidente del Consiglio italiano.
Per semplicità citeremo solo alcune testate
conservatrici. L'Economist ha concluso un editoriale
ricordando indirettamente che la presidenza italiana
durerà solo sei mesi, mentre anche la Frankfurter
Allgemene Zeitung ha trovato difficoltà
a mantenere la pazienza, dopo che la settimana scorsa,
pur nella critica, aveva voluto differenziarsi dagli
altri giornali con un editoriale "diplomatico" apparso
in prima pagina anche sul Corriere. Su quest'ultimo
ha preso parola Ernesto Galli della Loggia (non Franchi,
non SartoriÉ) e ha parlato di "carattere dilettantesco"
del politico Berlusconi, che non ha ancora risolto
il problema "politicamente gravissimo" del conflitto
d'interessi e che sta consegnando l'immagine del governo
alla Lega di Bossi, il quale é "a metà
tra Capitan Fracassa e Goebbels".
Se il Sole 24 ore ha definito le parole del
premier "incomprensibili anche fuori d'una sede istituzionale",
Mario Pirani, la firma più moderata de la
Repubblica, ha invitato a prendere sul serio le
preoccupazioni europee sulla giustizia, perché
non riguardano, come notava anche Schulz, questioni
italiane, ma comunitarie. Il ministro della giustizia
Castelli, ha ricordato Pirani, ha parlato pochi giorni
fa di un "complotto preordinato" ai danni di Berlusconi,
alla cui testa sarebbe la "magistratura europea, come
nuovo cane da guardia", e si é detto fortemente
preoccupato dal mandato di cattura europeo, dal congelamento
e dalla confisca dei beni e dall'istituzione del reato
di razzismo e di xenofobia. Pirani ricorda anche che
l'Italia ha cancellato il tema del razzismo, legato
al problema dell'immigrazione, dal proprio programma
per il semestre. L'Europa ci osserva, ci legge, sembra
dire Pirani. L'attacco di Schulz non era solo una
provocazione: il suo duro riferimento a Bossi é
diretta conseguenza della battuta sulle "cannonate"
agli emigranti, il riferimento alla giustizia europea
era un richiamo alle precise parole di Castelli.
Paolo Mieli ha colto un particolare interessante.
Quello che é successo é che Berlusconi
ha fatto una battuta, una di quelle cui in Italia
ci ha abituato da anni. Quelle facezie, scrive Mieli,
"che provocano una scomposta e forse insincera ilarità
tra le persone che lo circondano, non fanno ridere,
nel modo più assoluto, chi non ha nei suoi
confronti qualcosa di simile alla devozione", e "il
fatto che sia lui a sganasciarsi, spesso da solo,
per quel che dice, rende la scena vieppiù imbarazzante".
La televisione tedesca ha mostrato in questi giorni
i volti del Parlamento europeo al momento della "battuta"
di Berlusconi e ha dato voce a molti politici. Il
Parlamento fischiava, Fini era gelido, la comunità
ebraica italiana era piuttosto indignata, i politici
tedeschi non ne parliamo. L'Europa ci guarda, ma non
trova molto da ridere.
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it