Come spiegare
il fenomeno “eversivo” della digitalizzazione
dei media e dei loro prodotti, ovvero dei loro contenuti?
Con Economia dei contenuti. L’industria dei
media e la rivoluzione digitale, Augusto Preta
si cimenta, mettendosi nei panni del consumatore, proprio
in quest’impresa adottando una prospettiva particolare,
quella economica.
A partire da una premessa precisa: l’idea che
il digitale ha modificato, dalla seconda metà
degli anni Novanta, la tradizionale relazione tra contenitore
(media) e contenuto. L’autore decide di spostare
su quest’ultimo il centro dell’attenzione
poiché a determinare l’atteggiamento del
consumatore, consentire l’ingresso di nuovi attori,
aumentare la possibilità di scelta e addirittura
migliorare il benessere sociale sarebbe appunto il contenuto
e la sua stessa disponibilità.
Rispetto infatti alla comunicazione analogica, in cui
il “mezzo” condizionava il “messaggio”,
come avverte Enzo Cheli nella presentazione, nel mondo
digitale i contenuti hanno assunto, e tendono sempre
più a farlo, un ruolo indipendente dalle reti
che li trasmettono, diventando veri motori dei processi
di trasformazione in atto dei mercati.
Dalla presa di coscienza della loro “dematerializzazione”
e “disintermediazione”, vale a dire della
scissione tra contenuti e reti e del superamento della
contrapposizione tra impresa e utenza, nascono dunque
molti interrogativi su quelli che saranno gli scenari
futuri. Compresi gli orientamenti dei mercati, le tendenze
dei consumatori e gli investimenti delle imprese. Ecco
perché, in un contesto come quello attuale, tanto
in mutamento quanto ancora incerto, appare necessaria
un’analisi economica, di cui il mondo dei media
è stato troppo a lungo sprovvisto. Forse, come
sostengono alcuni (ma Preta si distacca da una simile
lettura), è proprio a causa della natura peculiare
dei mezzi di comunicazione di massa, con statuti speciali,
leggi e regolamenti, che gli economisti si sarebbero
tenuti alla larga.
Si comprende quindi la necessità del saggio di
sgombrare il campo da alcuni temi benché centrali,
come pluralismo dell’informazione e ruolo del
servizio pubblico, da una riflessione più strettamente
socio-politica, in favore invece di tematiche legate
alla definizione e alla struttura dei mercati e all’analisi
comparata di questi ultimi. Altro elemento di novità,
inoltre, è la volontà del fondatore di
It-Media Consulting di focalizzare l’attenzione
sullo spazio europeo, non limitandosi a quello nazionale
– spesso contrassegnato da letture ideologiche
sulla materia –, per consentire a studiosi e addetti
ai lavori una prospettiva adatta a seguire meglio la
complessità delle metamorfosi in corso. E a fare
propria la necessità di analizzare il fenomeno
della convergenza da una prospettiva diversa, non più
dal tema delle reti, della larga banda, riducendo i
contenuti a una sorta di commodity, ma considerandoli
un’espressione della creatività di chi
li produce come pure di chi ne fruisce.
Augusto Preta
Economia dei contenuti.
L’industria dei media e
la rivoluzione digitale
Vita e Pensiero, pp. 156, 16 euro
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