Perché mostrare la povertà,
tutta questa povertà?
Perché mostrare l’imperfezione
della nostra vita esponendo queste
persone che vengono dal mezzo del
nulla, dagli angoli remoti del nostro impero?
Nikolai Gogol, “Le anime morte”
(1842)
Uno dei tratti più durevoli delle narrazioni
russe è stato l’atteggiamento nei confronti
della campagna, il romanticismo della sconfinatezza.
Oggi, tuttavia, la cupa realtà della vita di
provincia lo rende impossibile. La povertà
rurale, l’abuso di droghe, le malattie, gli
aborti e altri problemi sconvolgenti hanno contribuito
a ridurre la popolazione russa a una media annua di
700 mila individui dalla fine dell’Unione Sovietica.
Le narrazioni moderne attraverso la tv e la radio
di stato cercano di correggere tutto ciò con
storie di un’interazione migliore o più
gentile. I problemi di miriadi di nessuno nel “mezzo
del nulla”, comunque, non si prestano a soluzioni
definibili o a politiche pragmatiche. Quello che ne
risulta sono le banalità di empatia inesprimibile
al punto che la retorica, in effetti, viene meno.
Nelle narrazioni di Mosca neo o proto-socialiste
che parlano di socializzazione (di “crescita
in maniera appropriata”), Putin si lamenta,
per esempio, della televisione per bambini e della
sua mancanza di modelli di ruolo adatti nella canzone,
nella danza e nel teatro. Paradossalmente, per sembrare
generosamente matura, la politica ha bisogno del grandioso
spazio aperto di una visione del mondo guidata dagli
affetti (quella dei bambini); è il punto di
vista illimitatamente inclusivo a cui i funzionari
“eletti” devono aspirare, qualcosa che
ancora non possono né nominare né uguagliare.
L’attuale presidente parla – come fecero
i suoi predecessori socialisti – di un’integrazione
ingestibile. I suoi racconti richiedono un patrimonio
di promesse su scala nazionale che non possono essere
attuate (e che, in effetti, neppure lo sono mai state).
Pensieri di inclusione ineffabile, che traggono ispirazione
da un dominio senza confini, hanno una minore rilevanza
per coloro che abitano il “nulla” di Gogol.
Questa divisione sociale è, in certo qual modo
sorprendentemente, già stata avvertita nelle
rappresentazioni televisive russe. Le storie di una
vita senza natura stanno rapidamente aumentando, fondate
su una profonda sfiducia per la “realtà”
urbana, monetizzata.
Nondimeno, c’è chi suggerisce che la
moderna tecnologia mobile possa migliorare il potenziale
comunicativo delle aree periferiche; in questo modo,
le reti narrative potrebbero svilupparsi senza fare
riferimento a Mosca. Nella capitale, non sorprende
che il 72% della popolazione utilizzi un telefono
mobile, ma la Siberia è appena dietro con il
66%, come lo sono gli Urali con il 51%. Il rumore
della nuova comunicazione si sta allontanando dal
centro.
Questo articolo guarda al modo in cui i media mobili
vengono utilizzati in queste lande isolate e nevose.
Visto che ora possiamo scaricare Le anime morte
sui nostri cellulari, forse i residenti siberiani
hanno poca fiducia negli happy ending…
Costruire un’alternativa ai media situati:
la telefonia mobile
Quali tipi di tecnologia potrebbero rendere possibile
una fuga dai media centralizzati e quindi ridurre
il rapporto centripeto delle province verso la capitale?
Solo a Mosca più del 50% degli utenti web ha
connessioni sufficientemente veloci da scaricare gli
mp3, file video tanto pesanti (come quelli degli show
televisi) non raggiungerebbero mai i computer delle
aree rurali. I cellulari potrebbero ridurre la disparità
tra il centro e la periferia povera. L’utilizzo
della tecnologia mobile in Russia è balzata
a 120 milioni di utenti, ovvero 84 sottoscrittori
ogni 100 adulti. Solo altre 4 nazioni in tutto il
mondo uguagliano questa densità. I dati relativi
e in continua crescita potrebbero presto correggere
un’attuale asimmetria nelle analisi statistiche
dei media “popolari”. Al momento, essi
favoriscono il pubblico televisivo degli anziani che
– mentre rispondono ai sondaggi d’opinione
riguardo quello che hanno visto – in realtà
non comprano nulla e, quindi, quantificano le nozioni
di popolarità dal comfort polveroso dei loro
salotti da quattro soldi. Dato che non vedono nulla
eccetto i media televisivi di Mosca, questo è
ciò per cui votano (e che, di conseguenza,
perpetuano).
La partecipazione tecnica a qualsiasi nuovo medium
meno rigidamente situato non sarà, ovviamente,
né istantanea né assoluta. Solo il 20%
dei nostri cittadini anziani possiede un telefono
mobile (un dato basso anche se di 5 volte superiore
rispetto ai loro accessi al computer). Sperando di
non perdere questa fascia d’età, la Samsung
ha lanciato in Russia un telefono amico-dei-pensionati.
La cosa è importante perché il bacino
di utenza delle reti a livello nazionale è
ora vicino al 95%, mentre, di fronte all’accresciuta
competizione, i servizi della linea terrestre hanno
aumentato i loro prezzi, anziché tagliarli.
Alcuni settantenni, in effetti, potrebbero essere
persuasi da una connettività più facile,
mentre i loro amici più parsimoniosi potrebbero
lasciarsi convincere dall’insistenza della Duma
che ha voluto che tutte le chiamate in entrata sui
cellulari fossero gratuite a partire dal 1 luglio
2006.
Il cambiamento più sorprendente degli ultimi
mesi è stato un annuncio di Tsifrovoe teleradioveshchanie
(TsTV) secondo cui presto sarebbe stata inaugurata
la tv via telefono dopo un debutto italiano simile
durante la Coppa del Mondo. I piani iniziali prevedevano
sei canali, sia statali che commerciali, da portare
poi a sedici al costo di 5-15$ al mese; l’ultimo
obiettivo è adesso quello di mezzo milione
di utenti entro il 2010. Alla fine di quest’anno,
almeno, i telefoni compatibili saranno distribuiti
sul mercato russo da Samsung, Nokia e Lg.
Se le persone acquistano tecnologia mobile,
come la useranno?
Le telecomunicazioni russe sperano di educare il
comportamento del 50-60% dei proprietari dei cellulari
dell’Europa occidentale, i quali percepiscono
i loro telefoni “come un’estensione delle
loro tv”. Sembrerebbe, tuttavia, che la strada
russa possa seguire una rotta leggermente differente
da quella del Terzo Mondo dove il rapido avanzamento
della tecnologia telefonica ha, stranamente, permesso
agli utenti di aggirare molte fasi evolutive “precedenti”
e meno portatili (come ad esempio i desktop). Eppure
ancora ci troviamo ad affrontare l’enigma del
perché i russi adulti possano volere incontrare
attivamente, commercialmente, “qualcos’altro”
rispetto ai media offerti-dallo-stato, in particolare,
attraverso i loro telefoni. Il fatto è che
i telefoni russi sono già “qualcos’altro”,
estraniati da quella che in altri paesi è la
loro presunta funzione primaria. I cellulari sono
utilizzati principalmente come orologi, lettori mp3,
agende telefoniche, strumenti di testo e così
via. In realtà, utilizzarli come telefoni è
soltanto la sesta opzione più comune in Russia.
In un paese dove l’uso regolare del web ha
raggiunto ora approssimativamente il 22% della popolazione,
questi media sussidiari stanno crescendo insieme velocemente.
Nessun distretto si è sviluppato più
rapidamente della Siberia, che fino a poco tempo fa
comprendeva il 26% di tutti i navigatori web a livello
nazionale, nella regione i possessori di telefonia
mobile attiva hanno superato quelli di computer. Sembra
che ci stiamo rapidamente muovendo nella direzione
generale del mobcasting o del podcasting audio-visivo
attraverso telefoni mobili, dato che è stato
MTS a introdurre in Russia pratiche di questo genere
in Siberia e negli Urali. Gli spazi vuoti domandavano
innanzitutto maggior rumore e ora sono i più
innovativi man mano che ottengono nuove libertà
di comunicazione.
Proprio seguendo queste linee, nel 2006 Eyeline Communications
e Mobil-2 hanno annunciato che avrebbero lanciato
il primo servizio russo di podcasting per 80 milioni
di utenti a livello nazionale attraverso le cosiddette
reti “Big3” (Mts, Megafon e Bee-line).
Questo potrebbe, presumibilmente, segnare l’inizio
di tendenze di superamento anche negli Stati Uniti
dove approssimativamente il 7% degli utenti web scarica
almeno un podcast al mese e dove la lunghezza media
di un podcast è di 44 minuti.
La velocità delle connessioni (e dei processori),
comunque, ha di nuovo allontanato la situazione russa
da qualsiasi desktop o da sviluppi strutturalmente
“fissi”. Quando consideriamo che, ancora
nel 2005, il 68% degli americani erano incerti su
cosa significasse il termine “podcasting”,
sembra di nuovo verosimile che la tecnologia portatile
del terzo mondo balzi dalle lontananze del regno slavo.
L’angosciante importanza del denaro
per “i media indipendenti”.
In termini di ricchezza dei media e di aspettative
di audience, tuttavia, la distanza qualitativa tra
i videocast puerili e la tv del primetime resta enorme.
Perché tutto l’idealismo rivoluzionario
dei mobcaster di provincia non si evolverà
senza finanziamento, senza (dio ci perdoni) la pubblicità,
un mercato che attualmente genera 80 milioni di dollari
di investimento solo negli Stati Uniti. La maggiore,
più probabile intrusione sarà nell’area
del viral marketing (un tipo di marketing che si presenta
come una sorta di passaparola internettiano che, da
pochi utenti iniziali, raggiunge un numero esponenziale
di contatti, ndr), progettato in primo luogo
per far progredire la consapevolezza del brand (o
broadcast) cavalcando blog o siti internet in modi
che sembrano essere attraentemente amatoriali in origine.
I virals hanno già lasciato che video e podcast
statunitensi superassero altre, meno finanziate, forme
di socializzazione scaricabile. Nell’estate
del 2006, il posizionamento di avvisi pubblicitari
all’interno di video e podcast statunitensi
suggeriva alcuni importanti venture capital:
Dixie aveva finanziato una serie di cast per un valore
di 1oo.000 dollari, una somma quasi uguagliata da
un simile interesse da parte di Sony, Shell, Earthlink,
Warner Brothers e Hewlett Packard.
Bee-line, una delle tre aziende coinvolte nei piani
del mobcasting russo, è impegnata a fare del
gun-jumping anche qui e gestisce già
dei podcast annunciando il suo stesso sviluppo e nuove
offerte. L’azienda russa di audiobook Sidikom
sta facendo la stessa cosa mettendo le sue stesse
storie fiscali prima di qualsiasi altra storia abbia
da offrire. Il dipartimento delle pubbliche relazioni
della Delta Bank di Mosca, ad esempio, ha scoperto
che l’interesse (e il download) dei suo comunicati
audio, annunciati inviando i link ai giornalisti della
capitale, arriva al 40%. Questo interesse recente
e in crescita ha già portato a una conferenza
presso il Pr Club di Mosca, dedicata ai benefici del
podcasting parzialmente finanziato.
Comunque, rigidi confronti aziendali con gli Stati
Uniti non sono ancora possibili. Un esperto russo
ha definito in maniera chiara il tenace sviluppo delle
strategie di marketing nei contesti post-sovietici.
Il suo gergo aziendale formula bene – aldilà
della sua banalità – l’idealismo
del passaggio da gerarchie rigide, inflessibili a
modalità di interazione di scala ridotta: “(All’inizio)
nessuno fa pubbliche relazioni, (poi) tutti le fanno,
(poi) qualche collega, o qualcun altro, le fa oltre
alla sua normale professione, (poi) assumono un marketing
manager e, infine, creano un management group.”
Quando consideriamo la competizione dell’internet
russo con la televisione, il ricorso a un coinvolgimento
aziendale di scala altrettanto ridotta non sarebbe
di alcun danno per gli ideali locali che informano
i rapporti con le minoranze, persino con un pubblico
più cinico, giovane (e apertamente anti-aziendale).
Vale la pena ricordare qui che, secondo recenti sondaggi
nazionali, tanti russi ascoltano e agiscono in base
alle pubblicità radiofoniche quanti russi ignorano
e cambiano canale del tutto durante gli spot televisivi.
Agire localmente, pensare globalmente:
un possibile scenario di lungo termine
I più romantici tra gli osservatori provinciali
dichiarano che, prima o poi, “l’era dei
mass media (moscoviti) giungerà al suo termine”.
Allo stesso modo, essi insistono sul fatto che le
infrastrutture putiniane costituiscono, al momento,
un habitus neo-socialista in cui, bona fide,
“le possibilità comunicative si limitano
a posta e chiacchiere”. Nondimeno, essi si preoccupano
del fatto che la complessa abbondanza dei messaggi
visivi cinetici danneggi la chiarezza della codificazione
dell’informazione, un’affermazione sottoscritta
dalla pedagogia occidentale contemporanea. Il suono
dovrebbe diffidare della vista; l’amatorialismo
dovrebbe diffidare di formati più costosi.
La risposta, forse, si trova tra questi estremi, tra
gli mp-3 da due soldi e la pazza gioia delle stazioni
televisive moscovite, nella cosiddetta “lunga
coda” dei media gestiti dallo stato o, pesantemente,
se non inelegantemente, finanziati. Questo è
“il trailing off” grafico
della distribuzione statistica via via che l’alta
densità o popolarità diminuisce: stazioni
radio/tv provinciali, internet providers, host amatoriali
o podcaster più piccoli. Considerati in massa,
gli elementi che costituiscono la coda superano in
numero quelli di qualsiasi picco intenso, centralizzato.
Questo schema ripropone anche la distribuzione della
popolazione russa.
Entità a scarsa domanda, come le canzoni amatorali
o i video clip regionali (con i loro archivi gratuiti)
possono stabilire quote di mercato o interesse sufficienti
a superare i blockbuster o i media statali, se distribuiti
in maniera sufficientemente ampia. Non è isolazionismo
rivoluzionario, ma l’interfaccia necessaria
di grande e piccolo cosicché i siti per scrivere
canzoni, ad esempio, possono offrire accordi di licenza
e/o contenuti di media mobcast degni di canali statali,
come sottoscritto (vale a dire qualitativamente promosso)
dal reddito pubblicitario. C’è una buona
ragione per sperare che, secondo un’ipotesi
di lungo termine, il marketing di nicchia potrà
aiutare a ridurre o cancellare l’attuale sinonimia
tra mera presenza di mercato e popolarità.
Mentre questi processi vengono discussi nella blogsfera
americana, sono state avanzate alcune eloquenti osservazioni
sul destino dei blockbuster hollywoodiani che potrebbero
presto essere applicabili alla televisione statale
russa. “Il mercato di massa – a quanto
si suppone – sta producendo un milioni di mini-mercati”,
si leggeva su Wired del luglio 2006. Se è
così, allora i binarismi dell’economia
russa contro la cosiddetta “pirateria”
amatoriale saranno presto falsi e si adegueranno gli
uni agli altri e in maniera produttiva. Allo stesso
modo, se le supposizioni sul ruolo sovversivo dei
media a tecnologia mobile si dimostrano corrette,
allora la Russia potrebbe godere presto di un preludio
tecnico da Terzo Mondo per un finale da Primo.
Questo è il punto di vista ottimista, e quello
pessimista? La Siberia ha innalzato la sua prima bandiera
sulla cartina. Il 21 settembre 2006, il provider di
Novosibirsk Novotelekom ha aperto il suo equivalente
di YouTube, marcato Telèk, un progetto televisivo
conosciuto in pieno come Èlektronnyi gorod
(“città elettrica”). Il capo
del comitato editoriale ha dichiarato l’intenzione
del sito di filtrare il materiale che abbia scopo
esclusivamente commerciale e ha sostenuto anche che
i video e i mobcasting non sono soggetti alle stesse
restrizioni di copyright della televisione o, in altre
parole, al decreto della Duma di quello stesso mese,
progettato per fermare la ridistribuzione di materiali
sotto copyright.
Inutile dire che le cose non sono così semplici.
Vasilii Strel’nikov, che si è autonominato
“padrino” russo del podcasting ha lodato
l’introduzione della legge; il suo stesso sito
ha chiuso la sua rubrica di video e musica podsafe
per ben più di sei mesi per stabilire
delle linee guida legali, ma immediatamente dopo questa
epurazione, russianpodcasting.ru è stato sommerso
da quasi 600 nuovi broadcast, quasi tutti in violazione
flagrante della legge. Il webmaster di un altro host
podsafe, freemusic.org.ru, Valerii Mifodocskii, considera
questa legge nuova e pericolosamente astratta, più
un “manganello da poliziotti” che qualcosa
legato alla giurisprudenza. Crede persino che essa
incoraggerà la produzione illegale.
Un problema molto russo: idee temibilmente
grandiose da un paese molto grande.
La scorsa estate a San Pietroburgo, con la necessità
che il G8 vedesse la legge in azione, molti negozi
di audiovisivi subirono incursioni della polizia,
a quanto sembrerebbe in cerca di prodotti falsificati
– in altre parole illegali. Successivamente
i commessi raccontarono di poliziotti che avevano
derubato negozi e, in un caso, picchiato una commessa
sul volto quando si era rifiutata di dare loro il
suo numero di telefono. Si potrebbe sostenere che
questa violenza post-sovietica, la lodevole audacia
dei commessi picchiati e la produzione virtuale di
podcaster “eccessivi” siano tutte forme
di energia sproporzionata, la “reazione a una
(condivisa) consapevolezza delle opportunità
mancate”, di un’altra realtà virtuale
o potenziale universalizzante nel (o in qualsiasi)
progetto marxista. Qualcosa di infinitamente meraviglioso
sarebbe dovuto accadere, ma non accadde mai. Quello
che emerge al suo posto sono altri desideri, a volte
auto-distruttivi, sulla stessa discutibile scala.
In questa luce, consideriamo i videoclip siberiani
eccessivi e più popolari su Telèk: “Giovani
violentano una bambola di gomma in un parco”;
“Un tentativo di suicidio senza successo nel
metro”; e “Come saltare da una grande
altezza senza rompersi nulla”. Molti osservatori
suggeriscono che il virtuale e il reale, imbrigliati
nelle storie dei ragazzi indistruttibili della Russia
o nella inesistente LonelyGirl15 dell’America,
danno tutti voce a un’“età della
testimonianza” frammentata, illusionistica,
piena di privato, a “situazioni particolarizzate”
separate dalla storia attuale. Il nostro doloroso,
indisciplinato eccesso slavo, comunque, è legato
al passato.
Questi livelli di disperazione hanno enormi conseguenze.
Alla Russia, dopotutto, è stato detto che non
potrà entrare nel Wto fino a che non si sarà
“occupata” del sito allofmp3.com, che
i presuntuosi proprietari definiscono “un buon
modello di impresa”, in altre parole un elemento
visibile di buona pratica. Si potrebbe tracciare un
parallelo qui con gli altrettanto piccoli racconti
visivi dell’animazione sovietica, poiché
questa capriola rovesciata (la più grande,
migliore idea di tutte come di fatto impraticabile)
era evidente nei cartoon più fantasticamente
socialisti, con la loro inconcepibile estensione di
prassi politica (di animali ammaccati, “schiacciati
e stirati”) al punto che sarebbero stati “congedati
o censurati perché ridicoli” se avessero
avuto come protagonisti delle persone reali. Tenendo
a mente il recente assassinio di Anna Politkovskaia
come la prova più tragica di questa infinita
battaglia tra l’attualità gestita e la
narrazione da parte di un remainder isolato
o fantasticamente, eccessivamente, “provinciale”,
Dio solo sa cosa troveremo alla fine della coda lunga
dei media moderni. Forse è questa la ragione
per cui LonelyGirl15 ha una foto di Aleister Crowley
nella sua camera da letto.
Traduzione di Martina Toti
© Eurozine
© David MacFadyen
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