L'uomo è un animale sociale: la personalità, l'esistenza
stessa del singolo si costituiscono nel modo in cui
intrattiene relazioni con i suoi simili, nel suo riconoscersi
come parte di un gruppo. La rivoluzione prodotta dalle
tecnologie dell'informazione ha profondamente e radicalmente
modificato tali rapporti, e di conseguenza le forme
della struttura sociale.
Oggi, grazie ai mezzi di comunicazione, possiamo costituire
dei legami che superano le tradizionali nozioni di
spazio e di tempo, grazie alla creazione di una rete
(network, appunto) di relazioni personali in cui l'elemento
fondante è la circolazione dell'informazione. Il concetto
di comunità, per secoli al centro della riflessione
dei filosofi, si è definitivamente sradicato dalla
dimensione territoriale, per entrare nell'ambito dell'immateriale,
dell'intangibile.
A individuare l'elemento locale come tratto caratteristico
della comunità era stato, nel 1887, il sociologo tedesco
Tonniess, autore della famosa dicotomia tra gemeinschaft
(comunità) e gesellschaft (società), in un
periodo in cui i timori per gli effetti della Rivoluzione
Industriale sull'esistenza umana erano molto diffusi.
Per Tonnies, le collettività del passato, tipiche
delle aree rurali e delle società in via di sviluppo,
organizzate su modelli comunitari, erano contraddistinte
da relazioni sociali ad alta densità, composte principalmente
da legami di vicinato e di parentela. Tutte le forme
di gemeinschaft erano fortemente connotate
dal legame territoriale, dal legame di sangue, dall'attaccamento
alla terra. Ma avevano una loro importanza anche gli
elementi soggettivi, dati da un modo di sentire comune
e reciproco, associativo, che costituiva la (volontà
essenziale) (nelle forme dell'abitudine, della memoria)
propria di questi gruppi, fortemente distinta dalla
(volontà arbitraria), caratteristica della gesellchaft
che subentrava quando gli individui sceglievano consapevolmente
di associarsi, al fine di raggiungere determinati
scopi, instaurando relazioni più dispersive, rapporti
specializzati e contrattuali che avrebbero sostituito
la norma comunitaria consolidata del mutuo supporto.
In altre parole, la comunità per Tonniess veniva gestita
in maniera unitaria grazie alla perfetta intesa tra
le volontà umane, mentre la società, prodotto dell'industrializzazione,
era composta da una cerchia di uomini che, pur vivendo
uno accanto all'altro, rimanevano spiritualmente separati.
La prima cesura tra la dimensione territoriale e quella
comunitaria è invece quella individuata dal sociologo
Durkheim, secondo cui le nuove (reti di solidarietà
organica) avrebbero portato, attraverso la frammentazione
sociale e la specializzazione degli individui, alla
progressiva integrazione di un insieme eterogeneo
di persone. La comunità era definita come una formazione
prevalentemente simbolica, che garantiva al singolo
l'inserimento in un complesso di credenze e riti specifici,
l'assunzione di una particolare chiave di lettura
del mondo esterno e di una determinata disciplina
morale, pretendendo perù in cambio l'adesione incondizionata
alle sue norme e ai suoi culti: da qui l'identificazione,
nella visione di Durkheim, della comunità con la comunità
religiosa.
Un ulteriore passo avanti viene compiuto da Simmel,
il quale rilevava come nelle nuove città gli individui
non fossero più totalmente inseriti in una sola cerchia
sociale, potendo scegliere di creare una molteplicità
di gruppi e di gestire la frammentazione dell'io che
ne derivava, aumentando l'identità. In questo modo
essi finivano per godere di una maggiore libertà personale
nel destreggiarsi all'interno dei propri legami sociali
parziali.
La moltiplicazione delle (cerchie sociali) è proprio
una caratteristica del network, come noi lo concepiamo
oggi: essendo questo essenzialmente un paradigma comunicativo,
un modello organizzativo di circolazione dell'informazione,
esso permette il flusso di questa in molteplici direzioni,
a seconda dello scopo che il singolo si prefigge.
L'individuo puù essere parte di più network, all'interno
dei quali intrattiene relazioni più deboli rispetto
a quelle comunitarie, ma dall'alto potenziale informativo
e strumentale, con un gran numero di persone, o (nodi).
Da qui nasce la dicotomia tra rapporti di tipo community
e rapporti di tipo network, stabilita da Gitlin:
nella community individui eterogenei entrano
in contatto e superano le tradizionali differenze
ad un livello superiore che è quello del senso di
appartenenza, da cui si sviluppano forme di supporto,
di solidarietà e un legame affettivo molto forte del
singolo con la comunità di cui è parte, mentre nella
relazione network l'individuo entra in contatto
solo con soggetti a lui affini per gusti e interessi,
intrattiene con essi relazioni puramente strumentali,
e ne puù derivare il rischio di (balcanizzazione),
ovvero di mancato riconoscimento del diverso da sé,
con la conseguente omologazione e perdita di solidarietà
all'interno del gruppo così costituito, com'è evidente,
tanto per fare un esempio, nelle svariate cosiddette
(comunità virtuali), molte estremamente volatili e
superficiali, che proliferano in Rete, nelle quali
il legame tra i soggetti non poggia su alcuna certezza,
neanche su quella della reale identità dell'individuo.
In realtà perù, a una riflessione più attenta, apparirà
evidente come il concetto nostalgico e idilliaco della
comunità e dei rapporti che da essa derivano non sia
ormai più applicabile nella realtà odierna, in concomitanza
con i profondi e radicali mutamenti avvenuti nell'ambito
della società, del mercato, della cultura e della
tecnologia.
Il processo descritto da Tonniess con la sua dicotomia
Gemeinschaft/gesellschaft si è definitivamente
concluso, siamo ormai nell'epoca del pieno trionfo
della società organizzata su basi contrattuali, della
gesellschaft appunto, per la quale è necessario
trovare delle possibili forme sociali che tengano
conto della complessità del tempo presente, e di tutte
le variabili che Tonniess non aveva potuto considerare,
prima fra tutte quella della rivoluzione informatica
e della nascita della società virtuale, nella quale
l'intangibile diviene più importante del tangibile,
e non esiste più una distinzione di merito tra relazioni
fisiche e relazioni immateriali. Una società in cui
le persone diventano amiche, si innamorano addirittura,
senza mai essersi viste di persona, in cui le transazioni
finanziarie e i rapporti economici possono avvenire
anche attraverso i bit di un computer, in cui anche
l'attivismo politico emigra nell'immaterialità della
rete.
Ed ecco quindi che per alcuni, come per Wellman o
per Castells, il network diventa la forma di relazione
sociale fondante del mondo presente, e solo attraverso
l'integrazione delle proprie appartenenze parziali
a varie reti, puù ricostituirsi per l'individuo un'ombra
di spirito comunitario, seppur più complesso, seppur
più problematico. Il passaggio a un mondo personalizzato
e (senza fili) chiaramente riconduce oggi la comunità
alla dimensione personale, che fornisce una solidarietà,
una socialità, delle informazioni e un senso di appartenenza
specifici per ogni individuo, che diviene il nodo
fondamentale della connessione con il mondo esterno.
Dalla comunità tradizionale si passa dunque ai network,
alle (reti personali di relazioni), che diventano
l'unica possibile forma di aggregazione sociale nella
società attuale. Essi si estendono attraverso una
molteplicità di ambienti sociali, sono indifferenti
alle coordinate fisiche, dispersivi, diffusi e frammentari,
composti di rapporti sociali di intensità variabile
e mantenuti attraverso i più diversi mezzi di comunicazione.
Una forma di aggregazione complessa, come la società
in cui viviamo, all'interno della quale si confondono
legami forti e legami deboli, individualismo e bisogno
di reciprocità.
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