231 - 09/05/03


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Network vs community

Chiara Rizzo

L'uomo è un animale sociale: la personalità, l'esistenza stessa del singolo si costituiscono nel modo in cui intrattiene relazioni con i suoi simili, nel suo riconoscersi come parte di un gruppo. La rivoluzione prodotta dalle tecnologie dell'informazione ha profondamente e radicalmente modificato tali rapporti, e di conseguenza le forme della struttura sociale.

Oggi, grazie ai mezzi di comunicazione, possiamo costituire dei legami che superano le tradizionali nozioni di spazio e di tempo, grazie alla creazione di una rete (network, appunto) di relazioni personali in cui l'elemento fondante è la circolazione dell'informazione. Il concetto di comunità, per secoli al centro della riflessione dei filosofi, si è definitivamente sradicato dalla dimensione territoriale, per entrare nell'ambito dell'immateriale, dell'intangibile.

A individuare l'elemento locale come tratto caratteristico della comunità era stato, nel 1887, il sociologo tedesco Tonniess, autore della famosa dicotomia tra gemeinschaft (comunità) e gesellschaft (società), in un periodo in cui i timori per gli effetti della Rivoluzione Industriale sull'esistenza umana erano molto diffusi. Per Tonnies, le collettività del passato, tipiche delle aree rurali e delle società in via di sviluppo, organizzate su modelli comunitari, erano contraddistinte da relazioni sociali ad alta densità, composte principalmente da legami di vicinato e di parentela. Tutte le forme di gemeinschaft erano fortemente connotate dal legame territoriale, dal legame di sangue, dall'attaccamento alla terra. Ma avevano una loro importanza anche gli elementi soggettivi, dati da un modo di sentire comune e reciproco, associativo, che costituiva la (volontà essenziale) (nelle forme dell'abitudine, della memoria) propria di questi gruppi, fortemente distinta dalla (volontà arbitraria), caratteristica della gesellchaft che subentrava quando gli individui sceglievano consapevolmente di associarsi, al fine di raggiungere determinati scopi, instaurando relazioni più dispersive, rapporti specializzati e contrattuali che avrebbero sostituito la norma comunitaria consolidata del mutuo supporto. In altre parole, la comunità per Tonniess veniva gestita in maniera unitaria grazie alla perfetta intesa tra le volontà umane, mentre la società, prodotto dell'industrializzazione, era composta da una cerchia di uomini che, pur vivendo uno accanto all'altro, rimanevano spiritualmente separati.

La prima cesura tra la dimensione territoriale e quella comunitaria è invece quella individuata dal sociologo Durkheim, secondo cui le nuove (reti di solidarietà organica) avrebbero portato, attraverso la frammentazione sociale e la specializzazione degli individui, alla progressiva integrazione di un insieme eterogeneo di persone. La comunità era definita come una formazione prevalentemente simbolica, che garantiva al singolo l'inserimento in un complesso di credenze e riti specifici, l'assunzione di una particolare chiave di lettura del mondo esterno e di una determinata disciplina morale, pretendendo perù in cambio l'adesione incondizionata alle sue norme e ai suoi culti: da qui l'identificazione, nella visione di Durkheim, della comunità con la comunità religiosa.

Un ulteriore passo avanti viene compiuto da Simmel, il quale rilevava come nelle nuove città gli individui non fossero più totalmente inseriti in una sola cerchia sociale, potendo scegliere di creare una molteplicità di gruppi e di gestire la frammentazione dell'io che ne derivava, aumentando l'identità. In questo modo essi finivano per godere di una maggiore libertà personale nel destreggiarsi all'interno dei propri legami sociali parziali.

La moltiplicazione delle (cerchie sociali) è proprio una caratteristica del network, come noi lo concepiamo oggi: essendo questo essenzialmente un paradigma comunicativo, un modello organizzativo di circolazione dell'informazione, esso permette il flusso di questa in molteplici direzioni, a seconda dello scopo che il singolo si prefigge. L'individuo puù essere parte di più network, all'interno dei quali intrattiene relazioni più deboli rispetto a quelle comunitarie, ma dall'alto potenziale informativo e strumentale, con un gran numero di persone, o (nodi).

Da qui nasce la dicotomia tra rapporti di tipo community e rapporti di tipo network, stabilita da Gitlin: nella community individui eterogenei entrano in contatto e superano le tradizionali differenze ad un livello superiore che è quello del senso di appartenenza, da cui si sviluppano forme di supporto, di solidarietà e un legame affettivo molto forte del singolo con la comunità di cui è parte, mentre nella relazione network l'individuo entra in contatto solo con soggetti a lui affini per gusti e interessi, intrattiene con essi relazioni puramente strumentali, e ne puù derivare il rischio di (balcanizzazione), ovvero di mancato riconoscimento del diverso da sé, con la conseguente omologazione e perdita di solidarietà all'interno del gruppo così costituito, com'è evidente, tanto per fare un esempio, nelle svariate cosiddette (comunità virtuali), molte estremamente volatili e superficiali, che proliferano in Rete, nelle quali il legame tra i soggetti non poggia su alcuna certezza, neanche su quella della reale identità dell'individuo.

In realtà perù, a una riflessione più attenta, apparirà evidente come il concetto nostalgico e idilliaco della comunità e dei rapporti che da essa derivano non sia ormai più applicabile nella realtà odierna, in concomitanza con i profondi e radicali mutamenti avvenuti nell'ambito della società, del mercato, della cultura e della tecnologia.

Il processo descritto da Tonniess con la sua dicotomia Gemeinschaft/gesellschaft si è definitivamente concluso, siamo ormai nell'epoca del pieno trionfo della società organizzata su basi contrattuali, della gesellschaft appunto, per la quale è necessario trovare delle possibili forme sociali che tengano conto della complessità del tempo presente, e di tutte le variabili che Tonniess non aveva potuto considerare, prima fra tutte quella della rivoluzione informatica e della nascita della società virtuale, nella quale l'intangibile diviene più importante del tangibile, e non esiste più una distinzione di merito tra relazioni fisiche e relazioni immateriali. Una società in cui le persone diventano amiche, si innamorano addirittura, senza mai essersi viste di persona, in cui le transazioni finanziarie e i rapporti economici possono avvenire anche attraverso i bit di un computer, in cui anche l'attivismo politico emigra nell'immaterialità della rete.

Ed ecco quindi che per alcuni, come per Wellman o per Castells, il network diventa la forma di relazione sociale fondante del mondo presente, e solo attraverso l'integrazione delle proprie appartenenze parziali a varie reti, puù ricostituirsi per l'individuo un'ombra di spirito comunitario, seppur più complesso, seppur più problematico. Il passaggio a un mondo personalizzato e (senza fili) chiaramente riconduce oggi la comunità alla dimensione personale, che fornisce una solidarietà, una socialità, delle informazioni e un senso di appartenenza specifici per ogni individuo, che diviene il nodo fondamentale della connessione con il mondo esterno.

Dalla comunità tradizionale si passa dunque ai network, alle (reti personali di relazioni), che diventano l'unica possibile forma di aggregazione sociale nella società attuale. Essi si estendono attraverso una molteplicità di ambienti sociali, sono indifferenti alle coordinate fisiche, dispersivi, diffusi e frammentari, composti di rapporti sociali di intensità variabile e mantenuti attraverso i più diversi mezzi di comunicazione. Una forma di aggregazione complessa, come la società in cui viviamo, all'interno della quale si confondono legami forti e legami deboli, individualismo e bisogno di reciprocità.


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