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Time / Il Sudafrica dopo Mandela

Time, 22 febbraio-1 marzo 1999

 

 

Il dopo Mandela e’ gia’ cominciato. A maggio il Sudafrica andra’ alle urne, per rinnovare il Parlamento. Subito dopo, il presidente cedera’ il potere al suo successore designato, Thabo Mbeki. Il successo dell’African National Congress, il partito di Mandela e la preponderante forza politica del dopo apartheid, sembra scontato. Ma per il nuovo leader le cose non saranno semplici. In molti temono che l’uscita di scena del padre della patria spianera’ la via ad una leadership piu’ autocratica, al crimine incontrollato, ai conflitti etnici. Nella lista dei candidati dell’Anc, ci sono molti personaggi dalla dubbia moralita’, gia’ indagati per corruzione ed altro. Al numero nove dell’elenco c’e’ l’ex moglie di Mandela, Winnie, incriminata nel ‘93 per rapimento.

L’economia non va male, la crescita e’ rallentata, ma la tempesta globale ha lasciato indenne il gigante africano. Il problema maggiore per Mbeki sara’ comunque confrontarsi con l’imponente figura del suo predecessore. Il suo stile di governo sara’ sicuramente piu’ sobrio, magari con meno slanci ideali ma con piu’ pragmatismo. Mbeki lascio’ il Sudafrica a 19 anni, e visse in esilio nei decenni dell’apartheid. Questo fa di lui un "diverso" rispetto alla vecchia guardia dell’Anc, fatta di prigionieri di lungo corso, come lo stesso Mandela. All’estero, Mbeki ha studiato economia, e lavorato come diplomatico dell’Anc.

Tornato nel ’90, ha dovuto riallacciare i rapporti con la propria terra, e questa lunga lontananza lo rende un po’ insicuro. Ma e’ dotato di equilibrio, competenza in economia, ed e’ portato ad imporre ordine nel partito. Non avra’ gli slanci di Mandela, ma e’ una buona scommessa per il Sudafrica.

L’industria dell’automobile diventa modulare. Si tratta della piu’ grande rivoluzione dai tempi del fordismo nel campo della produzione di auto. In sostanza, succede che sempre piu’ industrie, le grandi firme mondiali come Ford, Gm, Bmw e molte altre, delegano buona parte della produzione dei componenti delle loro vetture ad altre aziende, per occuparsi solo dell’assemblaggio finale. Le aziende "system supplier", come la Magma canadese, stanno godendo di un boom della domanda. Loro non faranno mai le loro automobili, ma si limiteranno a fornire componenti sempre piu’ importanti. Ormai, la Magma produce intere carrozzerie, interi impianti frenanti o elettrici. Per le compagnie tradizionali, e’ una manna dal cielo: la produzione e’ molto piu’ flessibile, le opzioni piu’ varie, il personale diminuisce.

Una conseguenza vistosa della nuova industria modulare e’ la possibilita’ di scelta tra diversi modelli per il cliente. Ormai, si puo’ decidere non solo il colore della vettura, ma anche tutta una serie di combinazioni, tra optional, dispositivi di sicurezza e altro, che rendono il prodotto finito altamente personalizzato. In questo, la Smart della Daimler Benz e’ il primo esempio. I tempi di produzione di una vettura, quando i pezzi arrivano da molti produttori diversi, si riducono notevolmente. La filosofia delle case assemblatrici e’ dunque imperniata sul decidere quali componenti delegare, cioe’ le strategie di "outsourcing", una filosofia che ha gia’ preso piede nell’elettronica di consumo. L?Ibm non si sogna piu’ di produrre i chip, o i software, o gli schermi a cristalli liquidi, o i mouse. Anche i "system supplier", i fornitori, vivranno una fase di fusioni e acquisizioni: tra vent’anni, dicono gli esperti, nel mondo ci saranno una quindicina di assemblatori e altrettanti grandi fornitori.

Time si occupa della "sentenza del jeans" italiana. Sottolineando la rabbia di molte donne per un verdetto che appare obsoleto e maschilista. L’Italia, secondo Time, e’ ancora arretrata rispetto al resto del mondo sviluppato in materia di violenza sessuale. Fino al ’96, lo stupro era considerato dal codice penale un reato contro la morale pubblica. Le cose tuttavia sono cambiate, e un sondaggio mostra che per il 60 per cento degli italiani la violenza sessuale e’ un’emergenza nazionale. La vittima dello stupro in questione lamenta che la reazione e’ venuta troppo tardi. Ma forse una sentenza cosi’ assurda potra’ cambiare piu’ velocemente l’atteggiamento degli italiani che qualsiasi legge.




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