Caffe' Europa
 
Rassegna Internazionale




Le nouvel Observateur/New York: la metropoli dei single

Edoardo Buffoni

 

Le nouvel Observateur, 18-25 febbraio 1999

New York e' la citta' della solitudine. Nella metropoli vivono cinque milioni di single, cioe' tre adulti su cinque. Per gli omini in cerca di donne, dovrebbe essere tutto facile: tra i celibi per un uomo ci sono cinque femmine. Ma la realta' e' assai diversa, e nella affollatissima Grande Mela trovare compagnia diventa sempre piu' un'impresa impossibile, figurarsi l'anima gemella. A New York ci sono pochi bambini e pochi anziani. In maggioranza, ci vivono persone tra i 20 e i 45 anni, che pero' non pensano affatto a filtrare o passeggiare, ma a realizzarsi professionalmente. Il tempo da dedicare all'altro sesso e' poco, e va usato bene, razionalmente. Per questo esistono servizi specializzati, come "Check a date Inc.", una societa' che indaga sul passato e il presente (guadagni inclusi) della persona che avete conosciuto, e con la quale vorreste iniziare un rapporto.

"It's just a lunch!", invece, organizza appuntamenti al buio, con persone single come voi, ma di cui non sapete niente. Al primo rendez vous, di solito, i newyorkesi si scambiano informazioni vitali: cosa fai? Cosa ti piace? Quanto guadagni? Di solito si capisce se si e' sulla stessa lunghezza d'onda in quaranta minuti. Poco tempo, durante il quale bisogna fare bella impressione. "First Impression", per 200 dollari, aiuta ad apparire sotto la luce giusta. Un esperto, dell'altro sesso, viene a cena con te, e prende nota del tuo comportamento. Alla fine, redige un rapporto, con difetti e punti forti. In questo modo, puoi sapere che impressione fai agli altri, e curare cio' che non va. Il 62 per cento delle donne, decide in un'ora se rivedra' l'uomo con cui ha avuto un primo appuntamento, il 56 per cento degli uomini lo fa in 15 minuti. Altri consigli vengono dalle guide di "strategia relazionale": non baciare al primo rendez vouz, attaccare sempre il telefono per primi, non accettare appuntamenti se non con almeno quattro giorni di preavviso...L'ultima spiaggia e' il Cafe' Drip, dove e' conservato un archivio di schede di singles, per 5 dollari puoi inserire la tua, con i tuoi dati. Per 2 dollari e mezzo puoi avere un numero di telefono di una persona-scheda che ti piace.

L'onore del peso. La moneta argentina non e' stata svalutata, dopo la crisi del real brasiliano. Eppure l'economia argentina e' sull'orlo di una depressione, anzi e' gia' implosa, con esportazioni ed importazioni ai minimi termini. Per economisti e governanti la convertibilita' con il dollaro sembra un dogma insuperabile. Il fatto e' che tutti i debiti argentini sono in dollari, i crediti a lungo termine sono in dollari: in altre parole, svalutare sarebbe ancora peggio dell'attuale recessione, sarebbe la scomparsa dell'economia argentina. Dal 1991, l'economia e' sottomessa al dollaro, la convertibilita' (un peso, un dollaro) ha reso la politica monetaria un dogma. Ma e' anche stato il mezzo per riaquistare un onore perduto all'estero, in economia come in politica, un modo per guadagnare la fiducia degli investitori e della gente, stanca di un'inflazione che aveva raggiunto punte del 600 per cento al mese. Oggi, il dollaro circola liberamente, al pari del peso. In altri paesi sarebbe considerata una cessione di sovranita' nazionale. Per gli argentini, e' una promessa di benessere.

1500 miliardi di franchi, mezzo milione di miliardi di lire: e' quanto la Francia ha speso dall'inizio della quinta repubblica, dal 1959, per essere una potenza militare nucleare. Una cifra enorme, pubblicata in un libro del ricercatore Bruno Barrillot. Pari a cinque volte il budget del ministero della cultura negli stessi quarant'anni, a tre volte quello del ministero della giustizia. La "force de frappe" e' costata cara, piu' cara degli armamenti nucleari americani o inglesi, perche' i francesi sono dovuti partire da zero, senza aiuti nella ricerca, e senza l'economia di scala degli Stati Uniti. Secondo Barrillot, le cose piu' care non sono gli esperimenti, i test nel Pacifico, ma la produzione di uranio arricchito, e la costruzione di sottomarini con testate atomiche. Senza contare i programmi fallimentari, che non sono serviti a niente nelle strategie di difesa francesi.

Poco e' stato speso, invece, per la protezione dei civili in caso di guerra atomica, mentre molto si e' fatto per la protezione dei militari. Altro problema, lo stoccaggio dei rifiuti nucleari, che costera' molto. Nei prossimi dieci anni, comunque, lo stato spendera' sempre le stesse cifre, nonostante i test siano finiti. E ne' a destra ne' a sinistra si levano voci di protesta, o perlomeno richieste di maggiore trasparenza contabile. Negli ultimi quarant'anni il Parlamento e' rimasto silenzioso, eppure la Corte dei Conti ha fatto sapere di essere in possesso di tutti i dati di spesa. Evidentemente, mettere in discussione la "force de frappe" e' tabu'.


 

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