The Economist / Se l'euro si inceppa
Edoardo Buffoni
The Economist, 27 febbraio-6 marzo 1999
E' tempo per il Giappone di uscire
dallo status di nano militare, e prendere un ruolo attivo tra le forze multinazionali di
pace. A chiederlo sono soprattutto gli Stati Uniti. Naturalmente, un Giappone militarmente
attivo suscita qualche perplessità in chi ricorda ancora le aggressioni degli anni '30 e
la seconda guerra mondiale. Da allora, le forze armate del Sol Levante si chiamano di
"Autodifesa", e il Giappone e' finito sotto il comodo ombrello protettivo degli
Stati Uniti, in cambio della concesione delle basi militari nell'arcipelago. E' chiaro
pero' che se Tokyo vuole aspirare ad un posto permanente nel Consiglio di sicurezza
dell'Onu, deve investire di piu' nell'esercito. Tanto piu' che la minaccia sovietica e'
scomparsa, e Washington non ha piu' bisogno di controllare quelle zone.
D'altronde, il Giappone e' uno degli eventuali primi obiettivi militari di Cina e Corea
del Nord, ed e' vicino a Taiwan, un paese che da un momento all'altro potrebbe essere il
teatro di un conflitto tra Pechino e gli Stati Uniti. Per armarsi meglio, ed avere un
ruolo militare attivo, i giapponesi devono cambiare la Costituzione, che impone la
rinuncia alla guerra. Certo, sarebbe meglio se il Giappone si mostrasse piu' pentito del
proprio passato, come ha fatto la Germania. Ma per l'Occidente, avere un buon esercito
inutile in Oriente non serve a niente, ed e' meglio un riarmo sotto il controllo Usa che
un eventuale escalation futura dopo una rottura con Washington.
Le prime crepe del disegno dell'euro sono all'orizzonte. Dopo il lancio trionfale, e le
allettanti promesse, la macchina della moneta unica sta arrancando, e l'acceleratore
sembra rotto. I difetti del progetto, specilamente gli aspetti monetari e fiscali, si
cominciano a mostrare. La crescita per il '99 e' poca cosa, la fine del '98 e' stata
disastrosa per tutti i grandi paesi membri. Non e' colpa dell'euro, ma le regole dell'euro
potrebbero peggiorare le cose. La Bce ha l'ossessione dell'inflazione, ed e' nel suo
statuto. Ma quanto sacrifichera' la crescita nel nome del contenimento dei prezzi? Sara'
difficile che la Bce, la banca centrale piu' indipendente del pianeta, riduca i tassi per
favorire produzione e occupazione. D'altra parte, il Patto di stabilita' impedisce ai
governi di allentare troppo la pressione fiscale, per non andare oltre il 2 per cento nel
rapporto deficit-Pil.
Brava Olivetti! L'Economist applaude al tentativo di scalata della Telecomda parte della
casa di Ivrea. Un'impresa al limite della follia, ma che, anche nel caso fallisse, segna
comunque un punto di svolta per il capitalismo italiano. La spavalderia della Olivetti ha
shoccato il mondo finanziario milanese, ed e' diversa dal sussurio del salotto buono
dell'imprenditoria. Il governo si dice neutrale, dopo aver definito coraggiosa l'opa, e
forse qualcuno nel salotto buono si e' fatto sentire a Roma. Comunque l'attacco sta
facendo bene alla Telecom, che forse si consolidera' fondendosi con Tim, e concedera' piu'
spazio e benefici ai piccoli azionisti. Merito anche di Bernabè, che ha infuso fiducia in
un'azienda allo sbando. Quattro mesi fa, la scalata Olivetti avrebbe sicuramente avuto
successo.
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