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Il dolore, business del futuro
Business Week, 22 febbraio - 1 marzo 1999

La lotta della scienza contro il dolore. Copertina e dossier di questa settimana sono dedicati agli sforzi della ricerca per combattere le sofferenze fisiche degli uomini e delle donne. Il ventesimo secolo ha visto gli stupefacenti passi avanti di tutte le aree della medicina, salvo quella che riguarda il dolore. Negli ultimi cento anni, sono nate due sole opzioni: l’aspirina o le medicine non steroidi anti infiammatorie, come l’ibuprofen o la morfina. Gli ultimi decenni, tuttavia, hanno messo le basi per qualcosa di nuovo, cioe’ medicine a misura di paziente, in grado di bloccare dolori specifici, con effetti collaterali minimi.

La compagnia farmaceutica che per prima arrivera’ a produrre medicine contro i dolori cronici, potra’ seriamente dominare il mercato. Gia’ oggi, il mercato mondiale degli analgesici e’ stimato attorno ai 10mila miliardi di dollari, e cresce del 7 per cento ogni anno. Per dolore cronico si intende quello che dura piu’ di tre mesi. Ad esempio, contro i dolori neuropatici, derivati da traumi, malattie o chemioterapia, non esiste per ora alcun medicinale. In piu’, per le vittime di dolore, piuì a lungo si soffre, piu’ diventa isolubile il problema. Quasi sempre, il dolore continuo si riversa sui nervi, che diventano ancora piu’ sensibili. Negli Stati Uniti, i dolori cronici costano alla societa’ 160mila miliardi all’anno, 515 milioni di giorni lavorativi persi, 40 milioni di visite mediche.

Sempre piu’ piccoli, sempre piu’ potenti. La vecchia generazione di computer portatili e’ destinata a finire in cantina. Da quando Intel ha sfornato il nuovo processore Pentium II, le case produttrici di computer stanno realizzando modelli portatili che superano il prestazioni la generazione precedente, e assomigliano piuttosto a grandi agende elettroniche. Molti optionals vengono esclusi, come il drive per Cd Rom o addirittura quello per floppy disk, o come il porta batterie aggiuntivo. Tutte cose che alla maggior parte della gente non servono. All’occorrenza, ci si puo’ collegare al pc di casa.

Il tramonto di un oligarca. Vladimir Potanin solo un anno fa era il potente capo della Oneximbank, un impero industrial finanziario russo da 5mila miliardi fondato cinque anni fa. Oggi, e’ sull’orlo del fallimento e giorno per giorno lotta per sopravvivere. Come lui, altri sei tycoon della finanza russa rischiano grosso, a causa degli errori del governo, della crisi del rublo e della loro incapacita’ a muoversi senza gli agganci politici e le speculazioni su un mercato che non c’e’ piu’. I vincitori di questa fase sono i giganti dell’energia, ricchi di liquidi: Lukoil e Gazprom.

Molti di questi oligarchi della finanza, sia chiaro, hanno cospicui conti in banca all’estero. Pero’ hanno perso di influenza nel paese. Potanin era il piu’ "occidentale" dei tycoon russi, parla le lingue, ed era coccolato dai riformisti della corte di Eltsin. Era un partner accettabile per gli investitori stranieri, ma questo lo ha portato ad ottenere grossi prestiti, che oggi non puo’ restituire. La sua fortuna inizio’ nel 1993, quando convinse il Cremlino a cedergli alcune grandi industrie primarie dello stato, come la Sidanko, numero tre nella produzione di petrolio. Oggi, a prendersela con Potanin sono anche gli amministratori di provincia, che reclamano il pagamento delle tasse e delle bollette elettriche della Sidanko.





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