Numero speciale - 19/07/03


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Primo, separare Islam e politica

Soheib Bencheikh con Nina FÙrstenberg

L'intervista che segue è stato pubblicato sul numero 76 della rivista Reset.

Ž d'accordo con il concetto di "riforma liberale "della cultura islamica? Crede, cio², che l'Islam possa e debba fare un percorso di modernizzazione?

SÒ, penso che sia l'unica possibilitö che ha l'Islam di "sposare" il proprio secolo, altrimenti rimane valido solo per societö d'altri tempi. O l'Islam si riforma dall'interno, riforma il proprio pensiero, la propria teologia, il proprio diritto canonico, oppure la secolarizzazione prenderö il sopravvento. L'Islam, che non ha clero, si basa unicamente su un testo che ² il Corano. E chi dice testo dice necessariamente un insieme di interpretazioni. Il testo ² sempre accompagnato da un'intelligenza creativa e interpretativa che lo legge e lo rilegge attraverso le preoccupazioni, le aspirazioni, i problemi, le aspettative del luogo e dell'epoca. Nessuna generazione ha il diritto di interpretare il Corano per le generazioni future. Nessun secolo deve legiferare per un secolo futuro. Il problema dell'Islam oggi ² che ² stata attribuita valenza sacra sia all'Islam che alle antiche interpretazioni dell'Islam fatte dai nostri antenati.

Qual ² il punto pið difficile da correggere, se ² lecito questo termine, nella dottrina islamica?

In primo luogo bisogna liberare l'Islam dal predominio della politica da parte degli Stati, dei regimi, che cercano di legittimarsi attraverso una versione dell'Islam, spingendo cosÒ i partiti politici avversari ad utilizzare lo stesso canale - vale a dire l'Islam - mentre la vera posta in gioco ² il potere temporale. E il popolo credente diventa ostaggio di questo rilancio religioso tra partiti politici di opposizione e regimi al potere che intendono farsi valere strumentalizzando la fede. Questo dunque ² il primo problema: liberare l'Islam dall'utilizzo politico che ne viene fatto. Il secondo problema ² costituito dall'urgente necessitö che il patrimonio dei musulmani perda la sacralitö che gli viene oggi attribuita. Ž necessario desacralizzare l'esegesi che ² stata fatta tra il nono e il tredicesimo secolo, un'esegesi realizzata per una societö che non ² pið la nostra, fatta da un'intelligenza antica. Se riusciamo a desacralizzare il patrimonio musulmano e tenere solo il testo coranico come eterno ma letto o riletto attraverso un'intelligenza nuova, questo potrebbe essere l'inizio di una soluzione. L'altro obiettivo ² quello di non andare a cercare nel Corano, nel testo coranico, delle sentenze immediatamente applicabili. Il Corano non ² un corpus, una compilazione di sentenze giuridiche, bensÒ un orientamento che ispira il legislatore di qualsiasi secolo, il quale legifera tenendo conto dei problemi concreti della sua societö. Ecco come vedo le cose, sono questi i grandi cantieri che debbono essere aperti.

Ž possibile in questo senso fare un paragone con lo stesso processo che ² avvenuto nella cultura cristiana?

SÒ, ² possibile. Nel XIX secolo il papato ha condannato i diritti dell'uomo, il progresso, le idee repubblicane, sociali e laiche. Un secolo dopo, oggi, dopo il Concilio Vaticano II, viceversa, esso diventa un sostenitore di queste conquiste, senza per questo intaccare gli elementi fondanti del messaggio cristiano o dell'orientamento evangelico. La stessa cosa ² valida per l'Islam. La resistenza della Chiesa non ha impedito alla storia di seguire il proprio corso e non ha impedito il dispiegarsi del progresso sociale e politico. L'Islam deve adattarsi al proprio secolo attraverso l'intelligenza dei propri credenti, altrimenti sarö la secolarizzazione e la laicizzazione delle istituzioni ad avere il sopravvento, dato che la natura ha orrore del vuoto, e che la storia non si ferma. L'islamismo politico o il neo-fondamentalismo, ci÷ che apprendo oggi, non ² altro che una virgola nella storia, non la totalitö della storia. L'Islam ha conosciuto momenti molto pið difficili di questi nella sua storia, ed essi non hanno fermato l'evoluzione delle cose e del comportamento umano, che ha continuato il proprio corso.

C'² una differenza tra la modernizzazione cattolica e quella islamica, almeno secondo alcuni musulmani come Bassam Tibi: i cattolici sono cambiati sul posto, nel loro paese, in Italia e in Europa. Le speranze di riforma dell'Islam sono invece affidate non ai paesi arabi, dove ² la religione prevalente e unica, ma agli immigrati in Europa. Lei ² d'accordo con questa tesi?

Ž possibile, non sono tassativo su questo punto. In Francia ad esempio, noi musulmani minoritari godiamo di una duplice libertö. La nostra fede ² del tutto libera, non viene sfruttata politicamente, non ² di intralcio ad un regime e non viene deviata a favore di questa o quella parte politica. La seconda libertö di cui godiamo ² l'assenza di una pressione sociale soffocante come quella esistente nel mondo musulmano. Qui, se digiuno solo due giorni del Ramadam e non trenta, questo digiuno esprime la mia vera preparazione e la mia vera disponibilitö. Se prego solo due volte al giorno e non cinque, questo mio comportamento esprime effettivamente la mia disponibilitö e la mia preparazione spirituale. Non vi ² un ordine islamico che si impone, l'Islam diventa un messaggio che si espone. E dato che veniamo messi a confronto con altre veritö, il cristianesimo, l'ebraismo, l'ateismo, ed altre famiglie spirituali e metafisiche, ² possibile per noi diventare consapevoli di quanto noi non stiamo accaparrandoci la veritö, di quanto siamo tutti dei ricercatori e non dei possessori della veritö. Questo aiuta gli intelletti e le ragioni musulmane a purificarsi e a diventare modesti nella ricerca, e forse favorisce un vero pensiero nuovo, per un rinnovamento dell'Islam.

Allora sarö il contatto con l'Europa a rendere pið aperta al liberalismo la cultura islamica?

Assolutamente, in societö a schiacciante maggioranza musulmana siamo troppo soddisfatti della nostra veritö, una veritö che non viene mai verificata; viceversa in contesti in cui siamo una minoranza in permanente contatto con altre veritö, con altre tradizioni, diventa necessario mettersi in discussione e aggiornarsi. Quando ho incontrato per la prima volta, qui in Francia, dei preti con una morale, con un'etica, impegnati in una lotta umanistica, ne sono rimasto sorpreso. Mi sono molto stupito e lo sono ancora oggi. Io sono cresciuto in Algeria. LÒ l'etica, il bene e il male, si basava e si basa ancora oggi su una visione escatologica, sulla soddisfazione di Dio nell'ultimo giorno e sulla sua ricompensa, oppure sulla collera di Dio e la sua punizione nell'ultimo giorno. Quale ² l'elemento fondante dell'etica della pace? Quale ² quella forza misteriosa che trascina l'uomo verso il bene e che gli impedisce di fare il male? Chi fonda l'etica e la morale in qualcuno che non ha alcuna preoccupazione metafisica? Questo genere di domande non vengono mai poste in una societö come quella algerina dove tutti sono sunniti. Il primo sciita che ho incontrato ² stato a Parigi. Avevo addirittura voglia di toccarlo per vedere se fosse di plastica o se fosse in carne ed ossa. Le societö pluraliste sono societö che spingono alla riflessione. Le societö cosmopolite sono societö in cui il paragone, lo scontro delle idee e il percorso evolutivo non si interrompono mai.

Lei ritiene che una separazione tra Moschea e Stato, come ² avvenuta nel mondo cristiano quella tra Chiesa e Stato, sia possibile nell'Islam?

SÒ, solo che la questione non va considerata del tutto nello stesso modo. L'Islam pu÷ esistere nel mondo solo nella misura in cui esistono delle coscienze che, liberamente, si impegnano a suo favore. Si tratta di una religione di individui, di un insieme di individui, in cui solo l'individuo ² responsabile del proprio impegno e del proprio grado di coinvolgimento, e nessuno pu÷ verificare la fede dell'altro. Non abbiamo n³ clero, n³ papa, non esistono sacerdoti. Come separare quindi, e con che cosa separare?

Bisogna parlare di separazione dell'aspetto politico e di quello religioso in generale, allo scopo di ottenere due processi di liberalizzazione. Il primo riguarda lo Stato, va a beneficio dello Stato. Lo Stato solidale a favore di tutti gli uomini diventa razionale, e funziona attraverso dei criteri criticabili, verificabili, accettabili o confutabili: questo libera soprattutto l'Islam da qualsiasi rischio di venire utilizzato in forma politica o di parte. Normalmente sta al pið credente dei musulmani proteggere la fede e rifiutare ogni forma di tutela amministrativa o politica sulla fede o sulla religione. Questa ² l'unica soluzione; in caso contrario, l'Islam rimane ostaggio di questo utilizzo politico che non va mai a suo beneficio. Alcuni possono ritenere che l'interferenza tra religione e politica sia utile alla religione nel senso che contribuisce alla realizzazione del suo progetto sociale. Questo ² un errore. Nella storia, ogni volta che vi ² stata ingerenza tra politica e religione ² sempre stato il mondo politico a trarne beneficio, e mai quello religioso, e questo lo possiamo constatare oggi in diversi paesi musulmani.

Ž pensabile l'idea di sviluppare anche nel mondo musulmano una forma di individualismo?

La Umma (la comunitö dei fedeli nell'Islam, ndr) non ² affatto un blocco o una societö chiusa. La Umma esiste nel senso di un'appartenenza comune alla stessa fede, alla stessa veritö, e la responsabilitö rimane individuale, la responsabilitö davanti a Dio e davanti alla societö rimane personale, c'² solo l'individuo. Nella religione musulmana non abbiamo n³ nozione di peccato originale n³ nozione di un Salvatore.

Utilizzo queste due nozioni cristiane per spiegare agli italiani che sono di cultura cristiana il fatto che non abbiamo la nozione del peccato originale, nessuno ² responsabile delle colpe e degli errori dei propri antenati. Il Corano dice: nessun'anima porterö il fardello di un'altra. Quindi l'unico peccato deriva dal cattivo comportamento dell'individuo. Non abbiamo la nozione del salvatore, l'unica salvezza deriva unicamente dal comportamento positivo dell'individuo nei confronti della societö. I pareri religiosi autorizzati non sono pareri sacri, sono pareri che hanno un'autoritö accademica, vale a dire che vengono espressi da alcuni scienziati religiosi che hanno un'autoritö unicamente basata sulla loro competenza e sulla loro scienza in materia di Islam; ma questi pareri non sono sacri, e soprattutto non annullano la responsabilitö dell'individuo. Si tratta di una religione dell'individuo, e bisogna assolutamente accentuare e mettere in evidenza questa veritö proclamata dal Corano. La Umma ² una veritö ed esiste solo come concetto, vale a dire come sentimento di appartenenza ad una fede, ad una tradizione, ad un orientamento, ad una veritö.

Lei ² muftÒ di Marsiglia. Pu÷ spiegarci in che cosa consiste questa posizione?

Il muftÒ ² un giureconsulto, vale a dire colui che espone il diritto musulmano. In Francia dal 1995 la moschea di Parigi ha nominato sette muftÒ per rappresentare le Regioni presso le autoritö e cercare di federare i musulmani. Si tratta di un compito molto difficile, non ² n³ facile n³ semplice mettere insieme il lavoro di riflessione e il lavoro di azione. Sono a Marsiglia, cerco di costruire un ponte tra lo spazio culturale musulmano e la societö civile francese per ottenere due obiettivi: il primo ² immunizzare i musulmani contro qualsiasi tentazione di integralismo; il mio secondo obiettivo ² altrettanto difficile: si tratta di tentare di contenere le paure irrazionali dell'Islam, le paure che nascono nel momento in cui ci si interroga sui francesi in merito agli avvenimenti internazionali. E tento anche di "banalizzare" la presenza dell'Islam all'interno della cittö francese, intendendo con questo la necessitö che si abituino gli uni agli altri, determinando in questo modo un grande fattore di pace tra le comunitö che condividono lo stesso territorio in Francia.

Le diverse correnti islamiche non sono mai state unite. Il nuovo Consiglio Musulmano Francese, istituto dal governo francese, vorrebbe tentare di darl loro una voce comune. Secondo lei si tratta di un'utopia?

Sono membro del suo esecutivo e posso dire che non sono ottimista. L'aver messo insieme all'interno del Consiglio tutte le correnti di pensiero, tutte le ideologie che attraversano le comunitö musulmane, anche le pið radicali (come, l'Union de l'Organizations islamiques en France) rischia di creare una situazione in cui tutte queste correnti si neutralizzano e si escludono reciprocamente. Credo addirittura che si tratti di una legittimazione, di una banalizzazione offerta gratuitamente ad alcune correnti integraliste che vengono molto combattute nel mondo musulmano e che sono diventate responsabili delle disgrazie di quelle societö. E qui in Francia, paradossalmente, le si legittima. Bisogna dare spazio a persone che traggono la loro legittimitö dalla scienza e dalla conoscenza, perch³ non siamo alla ricerca di portavoce di un contesto cosÒ come ², attraversato da tutte le correnti, compresi l'arcaismo, l'arrivismo, l'integralismo islamico; al contrario, sono necessarie persone che l'orientino, lo guidino, e lo illuminino, che elevino il suo civismo, per contrastare il deficit di immagine della cultura musulmana.

Se il metodo migliore non ² quella dell'organizzazione del Consiglio, qual ² la via corretta?

Penso che l'Islam, in particolare in Francia, sia in una fase di mutamento, che sia alla ricerca dei suoi punti di riferimento in quanto religione minoritaria in uno spazio plurale, ed ² ancora alla ricerca, ² ancora in una fase di mutazione. Non bisogna bloccare questo processo con una rappresentativitö troppo pesante e troppo clericale. Per colmare il vuoto di rappresentanza dell'Islam, un Consiglio di riflessione n³ rappresentativo n³ conservativo ² pið che sufficiente.

Un'ultima domanda: la sua posizione come viene accettata all'interno della comunitö?

Forse sbaglio, ma io penso di rispecchiare gli auspici della maggioranza. Questa maggioranza musulmana che ha creduto al discorso dell'integrazione dell'Islam in Francia, che ha accettato la secolarizzazione, e che ha privatizzato la fede. Fede che rimane musulmana: nei momenti forti della vita, la nascita di un bambino, il matrimonio, l'avvicinarsi della morte, la perdita di un essere caro, il gesto spontaneo e naturale va verso l'Islam, l'essere musulmano continua a emergere. Questa maggioranza cerca solo una cosa: cerca di avere una fede, un'etica religiosa che non impedisca tuttavia un'apertura sociale e professionale in Francia. Io penso che le mie ricerche rispecchino i desideri di questa maggioranza. So tuttavia di essere di molto disturbo ad alcune categorie di musulmani, la cui pratica viene contestata dalle mie prese di posizione. E questo ² normale, se non fossi criticato da queste categorie di musulmani comincerei a preoccuparmi!

(traduzione dal francese di Silvana Mazzoni)

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