“Solo
un medico sciocco vuole decidere da solo sul destino
di un paziente, sottraendosi alla condivisione. Il volere
del paziente è un sollievo per il medico, e spesso
la decisione scritta del paziente aiuta il medico dubbioso
sul da farsi. Guai a non avere dubbi!”. Il prof.
Ignazio Marino, chirurgo specializzato in trapianti
d’organi e presidente della Commissione Igiene
e Sanità del Senato, difende la proposta di introdurre
in Italia il testamento biologico e dice: “Se
sulla procreazione medicalmente assistita può
essere difficile capire bene tutti i dettagli, è
facile capire e decidere su un tema che si potrebbe
riassumere così: ‘Tu vuoi avere la libertà
di decidere sul tuo corpo oppure vuoi che sia qualcun
altro a farlo?’ E credo che tutti abbiano le idee
chiarissime”.
Ma che cos’è il testamento biologico (o
direttive anticipate o testamento di vita)? Si tratta
di una evoluzione nel consenso informato e consiste
nella possibilità di redigere le proprie volontà
in materia di decisioni sanitarie per un eventuale futuro
in cui non fosse più possibile manifestarle.
Una misura ben lontana dall’eutanasia, che si
limita a riconoscere il principio sacrosanto dell’autodeterminazione
del paziente. Eppure, le resistenze sono moltissime,
come ci spiega in questa intervista il noto chirurgo.
Professore, più di un anno di intenso
lavoro parlamentare per arrivare ad una legge sul testamento
biologico: a che punto siamo?
La Commissione Sanità deve stabilire le priorità
lavorative: ritengo che non si possa eludere la discussione
sul testamento biologico. La senatrice Fiorenza Bassoli
ha lavorato durante il mese di agosto per redigere un
testo unico in cui emergessero i punti in comune, più
consistenti delle differenze. Una volta tracciato un
percorso condivisibile bisognerà confrontarsi
in modo aperto sui contrasti.
Possibile che la “superstizione”
e la rimozione della morte abbiano la meglio sulla redazione
di una legge? Una legge che si inscrive in un terreno
già battuto, quello del consenso informato (ampliandone
temporalmente l’azione) e poi dell’autodeterminazione
e dell’autonomia del paziente.
Sono convinto che chi crea ostacoli non lo fa perché
non condivide alcuni dettagli, ma perché respinge
il cuore stesso del testamento biologico. Non condivide
cioè il principio dell’autodeterminazione
nella scelta delle terapie. Alcuni pensano, per motivi
diversi, che tale scelta non sia un diritto che possa
essere conferito al cittadino. Certo è difficile
dirlo apertamente, perché è impopolare.
Io sono cattolico, ma penso di essere un cattolico con
un approccio laico. Non c’entra la spaccatura
tra laici e cattolici. Il diritto di autodeterminazione
non è ben accettato nemmeno nei confronti del
consenso informato. C’è la tendenza a nascondere
le reali implicazione della malattia. Da un anno visito
i pazienti il sabato. Molti hanno visto altri medici
ma non sanno molto circa la loro condizione, perché
nessuno ha detto loro alcunché – e non
è vero che non vogliono sapere. Come medico so
quanto sia faticoso spiegare il decorso della patologia
e il percorso della terapia. È anche doloroso:
impossibile non partecipare alla commozione e al dolore.
Spiegare è più difficile che tacere o
dire poco.
Una legge sulle direttive anticipate non potrebbe
essere un valido strumento anche per i medici? Proprio
per rafforzare quella alleanza terapeutica e per garantire
al paziente il rispetto delle sue volontà e al
medico la tranquillità di una buona pratica medica?
Cambiare questo atteggiamento paternalista sarebbe
un enorme passo avanti nel rapporto tra medico e paziente.
Il paziente ha il diritto di sapere e il diritto di
decidere in modo informato. Se si accetta questo principio
la conseguenza diretta è la perdita di significato
della discussione sul carattere medico o non medico
della nutrizione e idratazione artificiali. Se il paziente
può decidere, deve poter decidere su un intervento,
sui farmaci e anche sulla nutrizione artificiale. Se
il paziente dice “no” nessuno può
imporgli alcunché. Questa è la conquista
importantissima del consenso informato: perché
poi il medico dovrebbe avere più potere del paziente
(e lo chiedo da medico)? Solo un medico sciocco vuole
decidere da solo sul destino di un paziente, sottraendosi
alla condivisione. Il volere del paziente è un
sollievo per il medico, e spesso la decisione scritta
del paziente aiuta il medico dubbioso sul da farsi.
Guai a non avere dubbi! Anche di fronte a una malattia
incurabile e terminale, come decidere di sospendere
un trattamento senza conoscere i desideri del paziente?
Agire tutelando i suoi desideri significa rispettarne
la dignità e l’umanità, e non sospendere
di nascosto senza scriverlo in cartella. Il cuore della
questione, ripeto, è questo: il riconoscimento
della libertà e delle scelte individuali. Alcuni
sono convinti che il diritto di scegliere circa la propria
malattia non appartenga all’individuo.
Vorrei che rispondesse a chi afferma che non
c’è bisogno di una legge sul testamento
biologico. Perché, invece, serve e quali diritti
vuole sancire?
Per ribadire l’autodeterminazione dei pazienti.
Ratzinger ha scritto che in presenza di cure sproporzionate
è opportuno desistere. Molti codici etici religiosi
concordano. Il Codice di Deontologia Medica dà
peso al parere del paziente. Chi sostiene che siccome
esistono questi codici non servirebbe una legge dimentica
che uno Stato non può funzionare su codici religiosi
o di una categoria. Che succede senza una legge? Un
medico se la sente di scollegare un macchinario ad un
paziente terminale? Senza una legge no. O meglio, non
lo fa alla luce del sole, ma di nascosto. Io vorrei
che si potesse fare senza nascondersi e senza rischiare
di essere perseguiti (negli Stati Uniti, prima della
legge sul living will, i medici si guardavano bene dal
farlo per il timore di essere accusati di omicidio premeditato).
E a chi mette il testamento biologico in contrapposizione
con l’assistenza e le cure palliative (come se
non potessero convivere), cosa risponde?
C’è un grave vizio di fondo: nessuna cultura
riformista può pensare che aiutare a non soffrire
non sia essenziale. Chi lo mette in dubbio? In Italia
ci sono più di 100 Hospice (luoghi
di accoglienza e ricovero per malati terminali, ndr)
al nord e meno di 10 al sud. Cominciamo da qui. E lasciamo
da parte la sciocca contrapposizione con il testamento
biologico – sono questioni distinte. Sarebbe come
domandare: “Perché si fa una legge sulla
sicurezza del volo e non sulla sicurezza negli ospedali?”.
Meglio nessuna legge che una cattiva legge,
perché una cattiva legge rischierebbe di limitare
i diritti fondamentali delle persone invece che sancirli.
Quali sono alcuni dei criteri necessari per una buona
legge sulle direttive anticipate?
Un certo grado di vincolatività: seppure mantenendo
uno spazio di discussione, è decisiva la volontà
del paziente. Sarebbe accudimento terapeutico seguire
il paziente fino alla fine e non abbandonarlo, facendo
magari obiezione di coscienza. Non c’è
nessuna somiglianza con l’aborto. È un
errore dovuto al mancato approfondimento intellettuale.
Se pratichi un aborto interrompi la vita di un embrione
(che non può esprimere un parere). Se rispetti
le volontà del paziente, che cosa si potrebbe
obiettare? Continuando cure e trattamenti che il paziente
non vuole, anzi, si cade nell’errore opposto:
violenza privata. La possibilità di decidere
riguardo alla nutrizione e idratazione artificiali:
spesso viene mantenuta l’idratazione fino alla
fine per controllare il dolore, per somministrare i
farmaci antidolorifici. Fa parte delle cure palliative.
Ma, come la nutrizione (che richiede un vero e proprio
intervento chirurgico ed è un atto medico e straordinario),
rientra nei trattamenti che non possono essere imposti.
Lei ha detto che dalla Rivoluzione Francese
in poi non si può parlare di dilemmi morali o
personali, ma di diritti civili. Perché oggi,
in Italia, fanno tanta paura i diritti civili? Perché
solo in pochi si dedicano alla loro difesa?
I diritti civili sono una parte essenziale di un regolamento
per uno Stato civile. Spesso lo scontro si crea perché
alcuni politici pensano che ostentando una posizione
conservatrice possano ottenere più voti e più
ampio consenso. E questa è una percezione sbagliata.
Se sulla procreazione medicalmente assistita può
essere difficile capire bene tutti i dettagli, è
facile capire e decidere su un tema che si potrebbe
riassumere “Tu vuoi avere la libertà di
decidere sul tuo corpo oppure vuoi che sia qualcun altro
a farlo?”, e credo che tutti abbiano le idee chiarissime.
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