Il testo
che segue è la trascrizione dell’intervento
tenuto dall’autore all’incontro “Lo
stato federale europeo: una scelta di libertà,
un traguardo della civiltà umana” svoltosi
in occasione delle celebrazioni del centesimo anniversario
della nascita di Altiero Spinelli e della presentazione
del libro di Giorgio Napolitano “Spinelli e l’Europa”
(Il Mulino). L’iniziativa è stata organizzata
dal “Comitato Nazionale Altiero Spinelli”
e svoltosi a Roma il 31 agosto ’07.
Giorgio Napolitano si è accostato all’idea
europea negli anni ‘70, anche grazie al rapporto
sempre più stretto con l’Istituto Affari
Internazionali, nel quale ha per molti anni fatto parte
del Comitato Direttivo e poi del Comitato dei Garanti,
fino alla sua elezione a Presidente della Repubblica.
Rientrava nell’impostazione data da Altiero Spinelli
allo Iai il compito di allargare il dibattito e il consenso
sulle relazioni internazionali e sulla politica estera
italiana, nel mentre su queste cose l’Istituto
faceva ricerca.
Quando nel 1965 fondò l’Istituto Affari
Internazionali, Spinelli si trovava nel bel mezzo di
una sospensione dell’attività militante
federalista, una pausa di riflessione che non fu certo
un momento di distrazione dal progetto europeo, quanto
piuttosto un’occasione di approfondimento del
proprio pensiero, anche in merito al ruolo che l’Europa
incarnava in quegli anni.
Un'Europa che non era soltanto il contesto della rinascita
della democrazia, della ricostruzione economica, dell’impossibilità
della guerra fra i suoi vari paesi, ma un Vecchio Continente
che riscopriva la capacità di un proprio ruolo
attivo nello scenario mondiale. Spinelli affrontava
il tema dell’integrazione sopranazionale come
nuovo metodo di gestione delle relazioni internazionali
e nello stesso tempo quello delle istituzioni comuni
europee come modello da sviluppare e proporre ad altri
contesti regionali nel mondo.
E’ stato affermato che il modello di relazioni
internazionali incarnato dall’Europa può
essere simboleggiato da Venere, mentre Marte descriverebbe
il modello statunitense. Robert Kagan, che è
l’autore di questa descrizione semplificata dei
differenti approcci alla politica internazionale dell’Ue
e degli Usa, ha ora pubblicato un saggio dal titolo
emblematico “Fine dei sogni, ritorno della storia”
(End of Dreams, Return of History, “Policy Review”,
agosto-settembre 2007), che sembra correggere il tiro.
Kagan è stato un ispiratore della filosofia neoconservatrice
ed ha avuto un atteggiamento sprezzante nei confronti
dell’Europa che si unisce. Adesso afferma nel
suo saggio che stiamo tornando alla “storia”,
esplicitando un invito ad abbandonare i sogni di vittoria
definitiva del modello americano e a tornare ai fatti
reali e concreti. Questi consistono in una gerarchia
di potenze, che ricorda quella che ha preceduto le due
guerre mondiali. In essa, secondo Kagan, l'Unione Europea
esprime l’ambizione di giocare un ruolo significativo
nel mondo, un’ambizione che gli europei considerano
realizzabile soprattutto a livello sovranazionale. Come
ogni paese nello scenario internazionale, continua lo
studioso americano, anche gli europei cercano rispetto
nel mondo, ma lo fanno con una formula nuova, postmoderna,
ricercando un onore di tipo morale.
Seguendo questa analisi, Altiero Spinelli sarebbe un
uomo politico postmoderno. Lo si evince dalla lettura
del primo articolo, scritto nel 1965, dello statuto
dell’Istituto Affari Internazionali, in cui è
scritto: “Lo Iai, mediante studi, ricerche, corsi
e incontri vuole contribuire all’evoluzione di
tutti i Paesi del mondo verso forme di organizzazione
sovranazionali, verso le libertà democratiche
e verso il progresso economico e sociale”.
Ma Spinelli non era un uomo che viene da Venere. Già
dagli inizi degli anni Cinquanta, quando io lo conobbi
ed entrai nel Movimento Federalista Europeo, la sua
attività era mirata alla ratifica della Comunità
Europea di Difesa. E nel 1972, con l’aiuto dello
Iai, Spinelli formula una posizione a favore della difesa
euroatlantica e nel 1979 vota in Parlamento, lui solo
nel Pci, a favore dell’istallazione degli “euromissili”
in Italia.
Eppure Spinelli non viene neppure da Marte. La sua
grandezza sta proprio nel fatto di aver colto la necessità
di recuperare una posizione di potenza per l'Europa,
una posizione che però non può e non deve
essere tradizionale. Io credo che Spinelli abbia avuto
l'intuizione giusta affinché l'Europa elabori
e realizzi un proprio ruolo innovativo nel mondo. Possiamo
chiamarlo postmoderno o possiamo trovare altre e nuove
definizione e formule. Resta il fatto che si tratta
di un ruolo nuovo e funzionale.
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