Il testo
che segue è la trascrizione dell’intervento
tenuto dall’autore all’incontro “Lo
stato federale europeo: una scelta di libertà,
un traguardo della civiltà umana” svoltosi
in occasione delle celebrazioni del centesimo anniversario
della nascita di Altiero Spinelli e della presentazione
del libro di Giorgio Napolitano “Spinelli e l’Europa”
(Il Mulino). In questo intervento viene rievocato
il rapporto di Spinelli con il gruppo intorno alla rivista
“Il Mulino”. L’iniziativa è
stata organizzata dal “Comitato Nazionale Altiero
Spinelli” e si è svolta a Roma il 31 agosto
’07.
Tra le pagine scritte da Altiero Spinelli si legge un
passaggio che viene spesso ricordato dai suoi biografi
(cito a memoria): “la forza di un’idea –
afferma Spinelli riferendosi all’Unione Europea
– non si misura nei suoi successi ma nella sua
capacità di rinascere dopo ogni sconfitta”.
Di sconfitte Spinelli, lo ammette egli stesso negli
scritti autobiografici, ne ha collezionate tante, tra
cui una delle più brucianti è probabilmente
la caduta del Trattato istitutivo della Comunità
Europea di Difesa nella quale egli stesso era riuscito
a inserire, attraverso la mediazione di De Gasperi,
l’articolo 38 che apriva la strada verso l’Unione
politica. A seguito di quella sconfitta iniziò
per Spinelli una fase di ricostruzione in cui rilanciò,
negli anni 1955-56, quello che fu chiamato il “nuovo
corso”; a Bolzano durante un Congresso del Movimento
federalista Europeo, Spinelli abbandonò la strada
diplomatica seguendo la quale si agiva cercando di far
pressione sulla classe politica, per fare un appello
diretto al popolo. Fu proprio allora, in quel momento,
con quella decisione, che egli diede una nuova linea
al Movimento Federalista dando vita a quello che allora
era stato chiamato il Congresso del Popolo Europeo.
All’inizio degli anni Sessanta, Spinelli si accorse,
prima di molti altri federalisti, che la strada intrapresa
non avrebbe potuto portare a grandi successi da un punto
di vista politico e si concesse una pausa di riflessione.
In questo periodo avvenne l’incontro con il gruppo
de Il Mulino, più precisamente era il 1960 l’anno
in cui iniziò la collaborazione con la nostra
rivista. In circa dieci anni di collaborazione Spinelli
scrisse più di 40 articoli per la rivista. Nel
1962 venne cooptato nell'associazione, assumendo in
un primo periodo responsabilità direttive anche
nell'Istituto Cattaneo.
Della collaborazione di quegli anni vorrei ricordare
un articolo in cui abbozzava una teoria sulla figura
dell’uomo intellettuale e quella dell’uomo
politico. Tra gli intellettuali e i politici –
egli scriveva – c'è sempre una distinzione:
gli intellettuali hanno il compito di elaborare le idee,
i politici di trasformare, recepire queste idee per
calarle nella realtà concreta. Il Mulino era,
ed è tuttora, un luogo ideale all’interno
del quale nascono e prendono forma riflessioni intellettuali;
era ed è il tipico laboratorio nel quale si producono
idee, frutto delle menti di personaggi che talvolta
si impegnano direttamente nell’arena politica,
mantenendo sempre viva una tensione tra i due momenti
del "riflettere" e del "fare". In
effetti, il “fare” senza “riflettere”
era per Spinelli qualcosa di inconcepibile, come lo
era una riflessione cui non seguisse una concreta traduzione
nella realtà dei fatti.
Ho voluto ricordare l’incontro di Spinelli con
il gruppo de Il Mulino perché si è trattato
di un momento minore ma non marginale nel suo percorso
politico, gli anni della sua collaborazione occupano
un posto significativo nella sua biografia intellettuale.
Nelle pagine finali del suo libro (Altero Spinelli
e l’Europa, il Mulino 2007, ndr)
Giorgio Napolitano scrive: "Siamo debitori a Spinelli".
Io credo che in tanti gli siano debitori: l'Europa stessa
lo è, e lo è anche il gruppo de Il Mulino
che ha ricevuto molto dall'impulso "spinelliano"
e da allora cerca sempre di mantenere le tematiche europee
al centro della sua elaborazione di idee.
Oggi noi ripercorriamo il pensiero e l’opera di
uno dei grandi personaggi del ventesimo secolo. Solo
a posteriori potremo guardare alla storia e affermare
con certezza quali sono i grandi nomi che ne hanno segnato
il corso. Spinelli è stato uno di questi, un
gigante per la storia e l’idea di Europa. Noi,
che lo ricordiamo e lo leggiamo, non siamo che dei nani,
come diceva Merton, la nostra statura è modesta,
eppure, se riusciamo a salire sulle spalle dei giganti
possiamo vedere lontano. Altiero Spinelli ha voluto
trasmetterci proprio questo messaggio.
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