Il processo
di formazione del Partito democratico resta ancora condizionato
dai gruppi dirigenti e dalle strutture più o
meno organizzate dei vari partiti, il che rende pesanti
le ali della nuova formazione. Questo aspetto negativo
si vede anche nella decisione di andare all’elezione
del segretario in presenza di più liste. Solo
in apparenza questa decisione assomiglia al modello
dei sindaci: in realtà è una scelta che
costituisce l’espressione della resistenza di
gruppi dirigenti che non vogliono mettersi in gioco
all’interno del partito. Il futuro segretario
sarà condizionato dalle varie liste che lo hanno
sostenuto piuttosto che viceversa, e questa non è
un’indicazione di novità. Quello che il
Pd dovrebbe fare è rendere il partito molto più
competitivo, attraverso programmi trasversali. Il fatto
che i Ds abbiano un solo candidato, non presentato su
una raccolta di firma, ma di gruppi dirigenti, testimonia
che gli elementi di continuità sono maggiori
del cambiamento.
Il “genere” primarie
Le primarie sono un genere cui corrispondono specie
diverse. Ci sono primarie di partito e primarie degli
elettori. In Europa abbiamo delle primarie di partito,
dove si cerca di dare sostegno ad una leadership. Le
primarie degli elettori invece, come quelle americane,
sono contese elettorali in cui cittadini decidono di
partecipare alla selezione dei candidati per cariche
pubbliche e questa selezione deve essere competitiva;
ciò che abbiamo in Italia invece è una
primaria che non è di partito, perché
va oltre, ma che tuttavia non ha un carattere competitivo
ed è questo l’aspetto negativo: se il Partito
democratico deve introdurre un elemento di novità,
cioè la competizione, non è buon segnale
che la scelta del segretario avvenga quasi all’unanimità.
L’elezione di Veltroni è una legittimazione
di scelte già fatte, invece che l’esito
di una battaglia tra visioni diverse del programma e
della collocazione internazionale del partito.
Alla luce delle primarie americane la preoccupazione
di non dividersi, propria di Fassino e della Margherita,
appare vecchia: le primarie sono fatte per dividersi
anche all’interno di una comune area di valori,
ma in modo da rendere chiaro l’orientamento maggioritario
all’interno di quel partito. Ora, all’interno
della sinistra ci sono diversi orientamenti sulla politica
del lavoro, sulla politica estera, sulla riforma elettorale.
Veltroni ha scelto di sostenere la legge elettorale,
ma non firmare: questo è un esempio di candidato
che cerca di soddisfare l’esigenza di tutte le
liste che dovranno sopportarlo, con evidenti elementi
di continuità con le vecchie procedure. Il Partito
democratico dovrebbe avere competizione netta e franca
tra candidati che portano avanti prospettive diverse,
perché gli elettori sappiano quali saranno le
conseguenza sul welfare, sulle pensioni, sulla politica
estera, etc.
La questione settentrionale
A questo proposito, il ritiro di Bersani è un
vero lapsus di tipo psicologico, che presuppone che
non ci si possa in nessun caso dividere: ma è
un modo di ragionare radicalmente sbagliato per due
ragioni. Primo, perché in politica ci si può
dividere e poi ricomporre; inoltre, perché la
questione di Bersani tocca la cosiddetta questione settentrionale.
Il Partito democratico non si rende conto che c’è
una parte enorme del paese, la più dinamica,
che si sta allontanando, non ha rappresentanza adeguata.
L’esclusione di sindaci dal comitato dei saggi
testimonia questa incredibile visione romanocentrica
della politica italiana. È un fatto drammatico,
perché la politica si muove intorno a un Palazzo
e non riesce a rappresentare la complessità naturale
del paese. Bersani avrebbe fatto emergere alcune esigenze:
da un lato, la disperata ricerca, da parte di questi
ceti, di una di modernizzazione ragionevole e non selvaggia
(quella del centrodestra); dall’altro, l’urgenza
di un partito democratico a carattere federale, viste
le radicali differenze tra territori. Ci sono intere
classi che non hanno voce nella politica della sinistra,
visto che le elite nascono dai partiti collegati esclusivamente
alla politica romana. In questo senso, scegliere il
sindaco di Roma è sbagliato dal punto di vista
simbolico, dal momento che c’è una forte
diffidenza verso la politica romana, che va avanti attraverso
un’autoriproduzione. Nonostante Veltroni si sia
candidato a Torino, la sua candidatura nasce dall’alto
e questa logica non è congeniale con il sistema
delle primarie, che sono state inventate negli Usa all’inizi
del Novecento, ma non per convalidare scelte già
fatte. Sarebbe necessario spingere Veltroni a chiarire
il suo programma e dare voce a territori che non hanno
voce e che per molti aspetti sostengono lo Stato italiano.
Quote rosa e priorità
La decisione di avere il cinquanta per cento di donne
è molto importante, perché oggi c’è
una scarsa rappresentanza del nord e delle donne insieme.
Il riconoscimento del ruolo femminile nelle principali
professioni è ormai ampiamente diffuso. Tuttavia,
ci sono ambiti strategici in cui le donne non entrano,
penso alle banche, all’alta finanza, al management,
ma soprattutto alla politica, che è completamente
maschile. Questa decisione è quindi un elemento
di discontinuità nella continuità: ma
non basta, perché non si è consentito
a più candidati di presentare la propria candidatura
sulla base di firme. La scelta presentare subito Veltroni
ha reso difficile altre candidature: penso alla Finocchiaro,
che è stata di fatto esclusa. Ma il punto è,
ripeto, che si scelgono le primarie non ci può
essere un candidato che precede le primarie stesse,
altrimenti esse sono il risultato di una visione paternalistica.
In America non si fanno così, ma tra candidati
che si distinguono, come stanno facendo Hillary Clinton
e Obama, che presentano programmi distinti dentro una
comune costellazione di valori (ad esempio la Clinton
è favorevole ad una posizione di supporto di
Israele, mentre Obama è più aperto alla
mediazione coi palestinesi). Questa distinzione aiuta
a scegliere tra candidati, e allora per quali motivi
invece gli italiani non dovrebbero scegliere tra programmi
distinti? La non scelta di Veltroni sulla riforma elettorale
è un segno evidente di questa ambiguità.
Veltroni è una novità, certamente, tuttavia
c’è una questione che va al di là,
relativa a come costruire il partito e a come le procedure
vengono definite. Ma quella che c’è stata
è una falsa partenza dovuta anche alla sconfitta
alle amministrative, dal momento che prima di quel flop
si pensava di fare un portavoce, mentre poi la cosa
è saltata. E le scelte successive sono state
scelte conservative. Speriamo che Veltroni ascolti le
persone e non diventi un elemento di conservazione degli
equilibri. Io spero che ci siano molti altri candidati,
e che ci siano programmi semplici, chiari e distinti.
In conclusione, vorrei elencare quali sono, secondo
me, le priorità che il Partito democratico dovrebbe
porsi.
Primo, mettere a posto la macchina dello stato, attraverso
una riforma istituzionale che consenta di avere dei
governi non solo stabili, ma capaci di governare. Occorrerebbe
una riforma elettorale in senso maggioritario, con il
ritorno ai collegi uninominali in cui si votano i candidati.
Veltroni deve essere chiaro su questo e con tutta la
vecchia cultura centrista, deve dire che quell’Italia
lì è finita.
Secondo, una riforma del welfare, inevitabile di fronte
ai cambiamenti demografici.
Terzo, un maggiore dinamismo rispetto al mercato del
lavoro e alle imprese, che affronti chiaramente la questione
fiscale che è la vera questione del nord, collegando
le tasse all’efficienza dello stato. È
inutile continuare a parlare di tasse senza affrontare
il vero problema, cioè i motivi per le quali
si pagano. Quarto, la politica estera. Ci sono state
novità importanti, si tratta però di confermare
l’europeismo e spingere verso forme di cooperazioni
rafforzate. Quindi, ma non ultimo, la ricerca, l’educazione.
Bisogna dare stipendi decenti agli insegnanti, i quali
devono rendere poi conto del loro lavoro. Vorrei sapere
quale sarà il programma sulla scuola e l’università,
perché questo governo ha fatto poco o nulla in
questo senso.
*(testo raccolto da Elisabetta Ambrosi)
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it
|