326 - 07.08.07


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“Un successo per l’Akp, ma la
democrazia non è in pericolo”

Tuncay Ozkan con
Marta Federica Ottaviani


Due settimane prima delle elezioni aveva detto: i laici vincono di sicuro. Adesso, dopo il trionfo dell’Akp, Tuncay Ozkan, direttore dell’emittente tv Kanalturk, fa i conti con un Paese cambiato, ma in maniera molto diversa da come si aspettava. Nemico acerrimo del premier Recep Tayyip Erdogan, aveva previsto la sua sconfitta. Adesso è costretto a riconoscerne la vittoria, ma nello stesso tempo non pensa che la laicità dello Stato sia in pericolo.

Direttore, avevate previsto una vittoria, invece è arrivata una batosta. Tre mesi fa milioni di persone sono scese in piazza per la laicità dello Stato e adesso il partito laico e moderato si trova di fronte a un fallimento. Qual è la sua analisi del voto?

Si fa presto a dirlo. Il centro-sinistra l’unico partito laico ma moderato ha perso. Adesso il Partito repubblicano del popolo deve riflettere sulle ragioni di un risultato così deludente e cambiare strategia. Erdogan ha preso ancora più consensi delle passate elezioni, segno che la gente apprezza la sua politica apparentemente ineccepibile e ha i numeri per formare un altro governo da solo. Il Partito nazionalista (ultra-conservatore e laico ndr) ha superato in modo brillante la soglia del 10% (necessaria per entrare in Parlamento ndr) e probabilmente ha portato via anche parecchi voti ai repubblicani perché hanno attuato un programma più deciso”.

Insomma fra islamico-moderati e nazionalisti questo è un parlamento che non ha voglia di centro?

No non direi così. I nazionalisti di marca laica servono comunque a contrastare Erdogan. L’importante adesso è che repubblicani e nazionalisti riescano a fare una buona opposizione anche se i numeri purtroppo sono quello che sono.
Proviamo a guardare i numeri un po’ nel dettaglio. Erdogan adesso ha 341 che gli consentono di formare un governo da solo. Per alcune votazioni però, soprattutto l’elezione del Presidente della Repubblica, l’appoggio curdo è rilevante. Bisogna vedere però che cosa gli chiedono in cambio. E che cosa Erdogan sarà in grado di concedere loro.

A proposito del Presidente della Repubblica. In aprile su questo argomento c’è stata grandissima tensione con i militari, perché Recep Tayyip Erdogan ha voluto candidare a tutti i costi il suo delfino Abdullah Gül, che però veniva considerato troppo conservatore. Questa volta come andrà a finire?

È difficile dirlo. La cosa migliore sarebbe un candidato di compromesso, che vada bene sia a Erdogan, sia al suo partito islamico-moderato, sia all’opposizione laica: io devo dire che non lo escludo a priori. E comunque in questo momento il premier ha il coltello dalla parte del manico perché, se non dovesse riuscire a eleggerlo, può sempre fare affidamento sul referendum che si terrà a ottobre. Se i cittadini turchi sceglieranno un presidente eletto dal popolo, allora dopo Erdogan avrà gioco molto facile. Ma lo ripeto. Sono tutte cose che si chiariranno nelle prossime settimane.

Nonostante tutto lei mi sembra tranquillo, eppure è da sempre uno dei più strenui oppositori della politica, chiamiamola filo-islamica, di Recep Tayyip Erdogan. Qualche mese fa ha scritto una lettera nella quale metteva in guardia il premier dal non toccare i pilastri su cui si fonda la Repubblica e adesso riesce ancora a fare l’ottimista. Perché?

Sostanzialmente per due motivi. Il primo è che Erdogan è stato eletto dal popolo e la volontà del popolo in una democrazia è sovrana. In secondo luogo, nonostante questo forte risultato elettorale io sono ancora convinto di vivere in un Paese democratico e laico, che verrà intaccato in minima parte dai tentativi di islamizzazione di Erdogan. La magistratura è ancora saldamente una forza laica nel Paese. E poi siamo una democrazia e in uno stato democratico ci sono momenti in cui lo Stato cambia.

La vostra emittente ha avuto molti problemi con il primo ministro. Crede che in Turchia ci sia libertà di stampa?

Erdogan ha sicuramente cercato di portare tutti i media dalla sua parte ma per quanto mi riguarda posso dire che noi continuiamo a fare il nostro lavoro serenamente.

Che ruolo hanno oggi i militari in Turchia?

I militari sono storicamente una figura di garanzia. Garanzia dello Stato laico e della difesa dei valori repubblicani.

In molti hanno insinuato che siano stati loro ad appoggiare le “Marce per la Repubblica” che hanno attraversato il Paese nei mesi scorsi…

Questa è un’infamia e le persone che lo dicono verranno querelate. I cosiddetti generali possono essere stati contenti delle iniziative, va bene. Ma da qui a dire che le abbiano finanziate il passo è grosso.

 


 

 

 

 

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