324 - 05.07.07


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Diritti mondiali,
lo stato delle cose

Alessandro Russo


“Se non ora quando?” E’ questa la domanda che si legge tra le righe dell’edizione 2007 del Rapporto sui diritti globali edito da Ediesse. Non una, ma più agende di priorità che anche quest’anno si rinnovano nella versione grafica e nella semplicità della consultazione. Alla mole cospicua del volume, che aumenta a ogni edizione per il grande sforzo nella ricerca e nella connessione dei dati, si accompagna infatti una sempre più agevole sistemazione per la consultazione. Il Rapporto sui diritti globali continua infatti a essere un libro da consultare, soprattutto per l’autorevolezza delle sue fonti e per i suoi preziosi contributi. A comporre le tematiche, tutte interconnesse tra di loro, ma ciascuna trattata con la dovuta attenzione, sono la scena sindacale, quella dell’associazionismo e più in generale del terzo settore. Oltre al consueto impegno della Cgil, dell’Arci, dell’Associazione Antigone, del Cnca, della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, del Forum Ambientalista e di Legambiente, a questa ultima fatica si sono aggiunte le esperienze di ActionAid, storica Onlus che si occupa delle crisi legate alla povertà e alla fame, e del Gruppo Abele di Don Ciotti. Con il passare degli anni, oltre a crescere in completezza e autorevolezza, fotografa sempre più nel dettaglio la società contemporanea, secondo i percorsi tracciati da chi si occupa dei diritti direttamente a contatto con la società civile. Se lo scorso anno erano le pagine gialle della giustizia in divenire, questa versione è verde nella copertina. Verde della speranza e dell’ottimismo, come racconta Sergio Segio, ormai storico curatore dell’annuario, ma anche il verde dell’ambiente che nel 2007, come nel 2006, è prepotente emergenza.

La prefazione è affidata al Segretario della Cgil Guglielmo Epifani, in un agile scritto che fotografa le necessità dell’Europa e della politica italiana. Un’Europa da riscoprire e un’Europa da riposizionare, allargata, a cinquanta anni dal trattato di Roma, che necessita di una nuova spinta costituzionale. Così l’Italia da ridiscutere, in uno zoom che mette a fuoco il problema di una ripresa economica non propriamente all’altezza delle aspettative e che rivela l’urgenza di una nuova fase politica, con un chiaro riferimento alla palude dei partiti e alla revisione della seconda parte della Costituzione. Uno scenario in cui la voce del sindacalismo italiano si fa elemento propulsivo del rinnovamento.

Ficcante l’introduzione di Sergio Segio, che in nuce presenta il progetto dell’opera e le responsabilità dei diritti mancati. Particolarmente ricca di spunti che si andranno man mano chiarendo nelle pagine del libro, come il concetto della “nozione di posterità” che “è andata da tempo smarrita, trattata come scoria dei secoli precedenti, come inutile fardello che frena lo sviluppo”. Segio guarda la situazione dall’osservatorio di queste pagine, seguendo la fosca declinazione che dall’olocausto ecologico, prima emergenza tra tutte, si concatena ai movimenti dei migranti, costretti alla fuga per ragioni climatiche e politiche, e alle spese belliche; i trenta conflitti in corso e la conseguente violazione dei diritti umani; la barbarie generalizzata dei singoli e le responsabilità dei media; il progressivo e cieco barricarsi dei cittadini nel diritto acquisito, le dinamiche generalizzate di esclusione, civile ed economica, che non riguardano solo i nuovi soggetti sociali, ma anche persone che sempre più si avvicinano inconsapevolmente alla soglia della povertà. I dettagli, tra i numeri e le parole, impongono una risoluta presa di coscienza dal parte della politica, anche e soprattutto a livello mondiale.
Una prima parte è dedicata ai diritti economico-sindacali e al lavoro, con un capitolo riservato alla “questione sicurezza”, emergenza che in Italia si è tristemente meritata una ferma presa di posizione del Capo dello Stato. Con uno sguardo all’Europa, al contesto mondiale, e uno alla realtà del Belpaese, si dichiara l’ambiguità delle politiche fin qui adottate dal nostro e dai paesi membri per ottemperare agli impegni presi in ambito internazionale con la Strategia di Lisbona entro il 2010.

Focalizzati i “punti” dell’argomento (disagio economico, povertà crescente, immobilità sociale, limiti della Legge finanziaria attuale e mutazioni del lavoro), il rapporto si addentra nelle “prospettive” possibili (le strategie economiche, il ruolo del sindacato nel contesto internazionale e globale, rapporto tra sindacati e governo, ecc.).
Sul fronte della sicurezza si guarda ai rischi emergenti, tra responsabilità sociali e carenze legislative, nell’impegno di un miglioramento da attuare al più presto anche nel contesto europeo.

Legati indissolubilmente a quelli del lavoro, i diritti sociali. Lo scenario si delinea subito come un’attenta ricognizione dello stato delle cose in Italia, con un’attenzione particolare alla povertà dei giovani, a quella tristemente nota degli anziani e alla povertà della “quarta settimana”, che coinvolge un numero sempre maggiore di nuclei sociali e di singoli.

La generale crisi del welfare, insieme ad argomenti più dettagliati, come l’orribile pratica, ma fin troppo comune, di somministrare psicofarmaci ai bambini o l’immobilismo della legge sulla droga, sono tra i fenomeni che il rapporto discute. Sulla spinosa questione della sicurezza e della giustizia, si aprono nuove prospettive e argomentazioni toccando temi difficili come il carcere duro del 41 bis e la “questione ergastolo”. Motivi che sfiorano i diritti umani, civili e politici, argomento della terza parte, vero cuore delle pagine del libro.

A disegnare la fitta rete del rapporto, qui più che in ogni altra sezione, sono utili le interviste con cui prende l’avvio ogni capitolo del volume. Sull’aggiornamento dei diritti di cittadinanza connessi alla laicità dello Stato interviene Gigliola Toniollo, rappresentante del Settore Nuovi diritti della Cgil, mentre le parole di don Luigi Ciotti sono per la legge Bossi-Fini e il rapporto Nord-Sud d’Italia, ma anche Nord-Sud del mondo. Paolo Nerozzi, segretario confederale Cgil, interviene sulla catena terrorismo, armamenti, guerra infinita e le loro connessioni con la globalizzazione; Patrizio Gonnella, presidente nazionale dell’Associazione Antigone, focalizza la questione dello Stato di diritto contro lo stato di guerra permanente di questi ultimi anni, mentre Mauro Palma, presidente del Comitato per la prevenzione della tortura al Consiglio d’Europa, racconta il processo ancora in fieri della determinazione dei diritti fondamentali da tutelare all’interno degli Stati membri e il limite giuridico dei macro-organismi di controllo.

Il Rapporto sui diritti globali 2007 si chiude con l’ambiente. Una visione allargata, che comprende la lotta all’Aids e la fame nel mondo, strettamente connessa alle questioni precedentemente affrontate. La globalizzazione, lo sfruttamento intensivo delle risorse, ma anche il surriscaldamento del pianeta, l’emergenza acqua, che presto riguarderà seriamente anche il nostro paese, le mutazioni climatiche e le fonti di energia sono i protagonisti delle schede e degli approfondimenti. E mentre l’Italia è tra le ultime in Europa ad affidarsi alle fonti energetiche rinnovabili (anche se qualche incentivo è stato inserito nella Finanziaria 2007), la terra è un pianeta malato, che il neoliberismo fa correre verso l’estinzione, visto da vicino secondo i dati dettagliati del Panel on Climate Change. L’appuntamento con l’ambiente è inderogabile per quest’anno, almeno lo dovrebbe essere per le istituzioni governative e gli organismi internazionali, anche secondo l’impegno preso dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon, dopo i fallimenti della Conferenza mondiale sul clima e le incertezze sulla prossima applicazione da parte di tutti i firmatari del Protocollo di Kyoto. Tra le pagine del rapporto, l’agenda e le buone pratiche che potrebbero sanare la salute del pianeta, primo tra tutti l’appuntamento di dicembre 2007 a Bali.



 

 

 

 

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