Valorizzazione
di chi si integra, pugno duro con gli emarginati. Questa
secondo il filosofo e sociologo delle religioni Olivier
Roy – conferenziere presso la Ecole des Hautes
Etudes en Sciences Sociales e l’Institut d’Etudes
Politiques di Parigi e autore di volumi sul rapporto
tra religione (in particolare quella islamica) e globalizzazione
– la strategia che Nicholas Sarkozy terrà
nei confronti degli immigrati. “Tenterà
di rompere il connubio Islam-banlieue – ci spiega
– favorendo i giovani di origine musulmana che
riescono ad affermarsi e giocando sul clivage
sociale tra i giovani con genitori immigrati”.
Prof. Roy, quella di Sarkozy è una vittoria
nel segno della conservazione o del cambiamento?
Sarkozy ha cambiato la cultura in rapporto al sistema
francese tradizionale, statale, accademico. Tuttavia
c’è evidentemente un’inerzia considerevole
nel funzionamento dell’amministrazione, nei sindacati,
nell’opinione pubblica, perciò non credo
che egli riuscirà ad essere il “Mr Thatcher”
della Francia; non sarà, insomma, una rivoluzione
clamorosa. Penso che applicherà una politica
assai più liberale in termini accademici, più
antisindacale, più “antiburocrazia”.
Ma, ripeto, si resterà in un sistema molto dirigista.
La presidenza cambierà, ma si tratta di una conseguenza
della riduzione del mandato presidenziale a cinque anni,
per cui il presidente giocherà anche il ruolo
di primo ministro.
Cosa significa, in pratica?
Il presidente non sarà più un arbitro
al di sotto i partiti, così che ci sarà
una confusione sempre maggiore tra il ruolo di primo
ministro e di presidente. Questo, comunque, sarebbe
successo anche nel caso avesse vinto la candidata socialista.
Lei è particolarmente attento ai temi
religiosi. Cosa pensa del no all’entrata della
Turchia? E dei temi dell’immigrazione e della
laicità?
Quanto alla Turchia, se ne parla molto ma non credo
che verranno prese misure concrete. La sola cosa che
ci si aspetta da Sarkozy è l’eventuale
riforma della legge del 1905, per facilitare la costruzione
delle moschee. Ma credo che in realtà non avremo
una riformulazione della legge del 1905, la quale non
verrà emendata. Dunque cambieranno solo le condizioni
relative agli impegni finanziari dei comuni per aiutare
i luoghi di culto. Insomma cambiamenti minori, miglioramenti
tecnici: lo spirito della legge non sarà rivoluzionato.
Comunque la vittoria di Sarkozy non è
stata accolta bene, dalle banlieues per esempio.
Le banlieues l’hanno presa male, naturalmente:
se si guarda circoscrizione per circoscrizione si vede
che in maggioranza hanno votato Royal, ed è stato
un voto di massa. D’altro canto, il fenomeno interessante
che si è riscontrato nelle banlieues è
proprio il fatto che i giovani si sono iscritti nelle
liste elettorali, contro Sarkozy. Credo comunque che
Sarkozy farà leva su quella che in Francia chiamiamo
“bourgeoisie”, come mostra l’esempio
della sua portavoce Rachida Dati. Tenterà di
rompere il connubio Islam-banlieue favorendo, o meglio
valorizzando, i giovani di origine musulmana che riescono
ad affermarsi e mantenendo il pugno duro verso gli altri.
Intende giocare, insomma, sul clivage sociale
tra i giovani di origine immigrati.
E in politica economica? Né Ségolène
né Sarkozy hanno avanzato proposte terribilmente
innovatrici.
Sarkozy sarà più liberale che Ségolène.
Non credo comunque, ripeto, che sarà l’equivalente
maschile della Thatcher.
Ci sarà una resa dei conti nel Ps?
Sì, immagina che ci sarà una crisi all’interno
nel partito socialista: i cosiddetti “elefanti”
come Juppé, Strauss-Kahn etc. non abbandoneranno
facilmente la scena e tenteranno di acquisire il potere
all’interno del Ps, attribuendo a Ségolène
la responsabilità del fallimento elettorale.
Mi sembra comunque che ci sia un’istanza di cambiamento
all’interno del partito, anche grazie all’ingresso
di forze più giovani. In qualche modo, si tenterà
di uscire dalla crisi.
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