321 - 17.05.07


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Liberale e antistatalista,
ma non è il Mr Tatcher

Olivier Roy con
Elisabetta Ambrosi


Valorizzazione di chi si integra, pugno duro con gli emarginati. Questa secondo il filosofo e sociologo delle religioni Olivier Roy – conferenziere presso la Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales e l’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e autore di volumi sul rapporto tra religione (in particolare quella islamica) e globalizzazione – la strategia che Nicholas Sarkozy terrà nei confronti degli immigrati. “Tenterà di rompere il connubio Islam-banlieue – ci spiega – favorendo i giovani di origine musulmana che riescono ad affermarsi e giocando sul clivage sociale tra i giovani con genitori immigrati”.

Prof. Roy, quella di Sarkozy è una vittoria nel segno della conservazione o del cambiamento?

Sarkozy ha cambiato la cultura in rapporto al sistema francese tradizionale, statale, accademico. Tuttavia c’è evidentemente un’inerzia considerevole nel funzionamento dell’amministrazione, nei sindacati, nell’opinione pubblica, perciò non credo che egli riuscirà ad essere il “Mr Thatcher” della Francia; non sarà, insomma, una rivoluzione clamorosa. Penso che applicherà una politica assai più liberale in termini accademici, più antisindacale, più “antiburocrazia”. Ma, ripeto, si resterà in un sistema molto dirigista. La presidenza cambierà, ma si tratta di una conseguenza della riduzione del mandato presidenziale a cinque anni, per cui il presidente giocherà anche il ruolo di primo ministro.

Cosa significa, in pratica?

Il presidente non sarà più un arbitro al di sotto i partiti, così che ci sarà una confusione sempre maggiore tra il ruolo di primo ministro e di presidente. Questo, comunque, sarebbe successo anche nel caso avesse vinto la candidata socialista.

Lei è particolarmente attento ai temi religiosi. Cosa pensa del no all’entrata della Turchia? E dei temi dell’immigrazione e della laicità?

Quanto alla Turchia, se ne parla molto ma non credo che verranno prese misure concrete. La sola cosa che ci si aspetta da Sarkozy è l’eventuale riforma della legge del 1905, per facilitare la costruzione delle moschee. Ma credo che in realtà non avremo una riformulazione della legge del 1905, la quale non verrà emendata. Dunque cambieranno solo le condizioni relative agli impegni finanziari dei comuni per aiutare i luoghi di culto. Insomma cambiamenti minori, miglioramenti tecnici: lo spirito della legge non sarà rivoluzionato.

Comunque la vittoria di Sarkozy non è stata accolta bene, dalle banlieues per esempio.

Le banlieues l’hanno presa male, naturalmente: se si guarda circoscrizione per circoscrizione si vede che in maggioranza hanno votato Royal, ed è stato un voto di massa. D’altro canto, il fenomeno interessante che si è riscontrato nelle banlieues è proprio il fatto che i giovani si sono iscritti nelle liste elettorali, contro Sarkozy. Credo comunque che Sarkozy farà leva su quella che in Francia chiamiamo “bourgeoisie”, come mostra l’esempio della sua portavoce Rachida Dati. Tenterà di rompere il connubio Islam-banlieue favorendo, o meglio valorizzando, i giovani di origine musulmana che riescono ad affermarsi e mantenendo il pugno duro verso gli altri. Intende giocare, insomma, sul clivage sociale tra i giovani di origine immigrati.

E in politica economica? Né Ségolène né Sarkozy hanno avanzato proposte terribilmente innovatrici.

Sarkozy sarà più liberale che Ségolène. Non credo comunque, ripeto, che sarà l’equivalente maschile della Thatcher.

Ci sarà una resa dei conti nel Ps?

Sì, immagina che ci sarà una crisi all’interno nel partito socialista: i cosiddetti “elefanti” come Juppé, Strauss-Kahn etc. non abbandoneranno facilmente la scena e tenteranno di acquisire il potere all’interno del Ps, attribuendo a Ségolène la responsabilità del fallimento elettorale. Mi sembra comunque che ci sia un’istanza di cambiamento all’interno del partito, anche grazie all’ingresso di forze più giovani. In qualche modo, si tenterà di uscire dalla crisi.

 

 


 

 

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