Questa
lettera indirizzata al Partito democratico è
comparsa oggi, 19 aprile 07, sulle pagine di Europa
e l’Unità.
Proprio nei giorni in cui il congresso dei Ds oggi
e quello della Margherita da domani, daranno avvio al
processo costitutivo del Partito Democratico, noi sentiamo
il bisogno di porre all’attenzione del dibattito
una questione centrale, che riguarda il tema di come
far convivere una società molteplice, plurima,
interculturale, con una diffusa esigenza di riconoscimento
di radici e identità forti di appartenenza. È
il tema che viene toccato anche nella proposta di manifesto
del Partito Democratico, laddove si citano le radici
cristiana e illuminista come matrici culturali del nuovo
partito.
Questa definizione non può soddisfare la nuova
dimensione plurale delle culture presenti e costitutive
della società italiana.
È questo un tema che riguarda l’analisi
attuale della nostra società, ma anche una dimensione
globale di questo problema; come tradurre politicamente
l’eterogeneità delle culture, dato costitutivo
delle nostre società, come mantenere la coesione
in una democrazia plurale e come affermare la democrazia
ovunque nel mondo, da Gerusalemme ad Algeri a Roma,
da Mosca a Pechino. Senza ripercorre gli errori della
visione che ha affermato lo scontro di civiltà.
Siamo consapevoli di quanto difficile sia tutto ciò;
tradurre politicamente, in un tempo di transizione per
le forme e i contenuti della politica, la coscienza
di una nuova dimensione culturale. È ciò
che Alexis de Tocqueville descriveva ne L’ancien
régime et la révolution: “Non
essere più nel prima, vale a dire nella società
già passata, ma non essere ancora nella società
futura”.
Il nostro tempo e il nostro nuovo partito richiederanno
anche questo sforzo, la formulazione di un nuovo concreto
universalismo, capace di abitare la terra intera, e
di rappresentarci tutti.
Le lotte nel mondo del XXI secolo, siamo convinti, si
svilupperanno nel segno della costruzione della democrazia,
oppure non saranno, e al centro di queste lotte ci sarà
sempre il tema della convivenza tra radici diverse.
Il nostro Parlamento per la prima volta nella sua storia
accoglie parlamentari di culture e fedi diverse, insieme.
È già il segno di un’Italia che
cambia.
In quanto ebrei e musulmani e difensori della laicità
della politica, ci sentiamo parte trainante di questo
nuovo processo, di questo compito per il Partito Democratico,
certo non facile ma decisivo.
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