320 - 02.05.07


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Lettera al Pd: “Noi,
musulmani ed ebrei laici"

Emanuele Fiano
Khaled Fouad Allam


Questa lettera indirizzata al Partito democratico è comparsa oggi, 19 aprile 07, sulle pagine di Europa e l’Unità.

Proprio nei giorni in cui il congresso dei Ds oggi e quello della Margherita da domani, daranno avvio al processo costitutivo del Partito Democratico, noi sentiamo il bisogno di porre all’attenzione del dibattito una questione centrale, che riguarda il tema di come far convivere una società molteplice, plurima, interculturale, con una diffusa esigenza di riconoscimento di radici e identità forti di appartenenza. È il tema che viene toccato anche nella proposta di manifesto del Partito Democratico, laddove si citano le radici cristiana e illuminista come matrici culturali del nuovo partito.
Questa definizione non può soddisfare la nuova dimensione plurale delle culture presenti e costitutive della società italiana.
È questo un tema che riguarda l’analisi attuale della nostra società, ma anche una dimensione globale di questo problema; come tradurre politicamente l’eterogeneità delle culture, dato costitutivo delle nostre società, come mantenere la coesione in una democrazia plurale e come affermare la democrazia ovunque nel mondo, da Gerusalemme ad Algeri a Roma, da Mosca a Pechino. Senza ripercorre gli errori della visione che ha affermato lo scontro di civiltà.

Siamo consapevoli di quanto difficile sia tutto ciò; tradurre politicamente, in un tempo di transizione per le forme e i contenuti della politica, la coscienza di una nuova dimensione culturale. È ciò che Alexis de Tocqueville descriveva ne L’ancien régime et la révolution: “Non essere più nel prima, vale a dire nella società già passata, ma non essere ancora nella società futura”.
Il nostro tempo e il nostro nuovo partito richiederanno anche questo sforzo, la formulazione di un nuovo concreto universalismo, capace di abitare la terra intera, e di rappresentarci tutti.

Le lotte nel mondo del XXI secolo, siamo convinti, si svilupperanno nel segno della costruzione della democrazia, oppure non saranno, e al centro di queste lotte ci sarà sempre il tema della convivenza tra radici diverse.
Il nostro Parlamento per la prima volta nella sua storia accoglie parlamentari di culture e fedi diverse, insieme. È già il segno di un’Italia che cambia.

In quanto ebrei e musulmani e difensori della laicità della politica, ci sentiamo parte trainante di questo nuovo processo, di questo compito per il Partito Democratico, certo non facile ma decisivo.

 

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