Tanya Lokshina
conosceva personalmente Anna Politkovskaja, anche perché
i russi attivamente impegnati per i diritti della Cecenia,
dice lei, “saranno due dozzine, e ci conosciamo
tutti”.
“La sua perdita per noi è stata terribile
– ci racconta dalla sua casa di Mosca la direttrice
del Demos Center, un’importante Ong russa –
Consideravamo Anna troppo famosa per poter essere uccisa,
credevamo che la sua importanza l’avrebbe protetta.
E la sua morte brutale e inattesa è stata uno
choc”. Ma la battaglia per i diritti della Cecenia
va avanti, anche se un ulteriore scandalo è rappresentato
dalla nomina a presidente ceceno del violento Ramzan
Kadyrov, accusato di ripetute violazioni dei diritti
umani. Tanya Lokshina, che scrive anche per la rivista
Opendemocracy.net, ricorda infine il giornalista di
Radio Radicale Antonio Russo, e il pensiero del silenzio
europeo sulla sua morte è per lei l’occasione
per sottolineare come oggi l’Europa sia sempre
più dipendente dal petrolio di Mosca: “Per
i suoi governi, in questo caso, il petrolio ha la precedenza
sui valori”.
Recentemente lei ha paragonato lo stato dei
diritti umani della Russia odierna a quello dell’ex
Unione Sovietica. E’ così grave la situazione?
Purtroppo sì, non c’è modo più
efficace per descrivere la nostra condizione. Lo stato
dei diritti umani è tale che ai russi è
negata oggi persino la piena libertà di viaggiare
e di accedere a internet, per non parlare della libertà
economica. Ma i campi in cui la situazione è
più grave sono sicuramente quello della dimensione
politica e mediatica. La tv è quasi totalmente
controllata dallo stato, e la stampa libera è
stata decisamente ridimensionata. L’imprenditoria
privata è praticamente ridotta all’osso,
e anche i partiti politici indipendenti sono scomparsi
dalla scena: il partito del presidente Putin, Russia
Unita, ha il dominio totale della Duma, del Parlamento.
Come vede le ho elencato tutte le colonne portanti di
una moderna democrazia, e tutte versano oggi in grave
pericolo.
Cosa ha significato per voi l’omicidio
della giornalista Anna Politkovskaja?
Per noi è stata una tragedia. Conoscevo personalmente
Anna, anche perché le persone che sono attivamente
impegnate per i diritti della Cecenia sono incredibilmente
poche, e si conoscono tutte. Saremo più o meno
due dozzine di individui, che condividono gli stessi
problemi. La sua perdita per noi è stata terribile,
ci ha mostrato quanto tutti noi fossimo vulnerabili.
Consideravamo Anna troppo famosa per poter essere uccisa,
credevamo che la sua importanza l’avrebbe protetta.
E la sua morte brutale e inattesa è stata quindi,
tanto più, uno choc. Ci ha dato il segno di quello
che era diventata la Russia.
Lei ha fiducia nella polizia che sta indagando
sul caso della Politkovskaja?
Purtroppo no. Credo che non riusciremo mai a sapere
chi ha ucciso Anna. Potremo sapere magari il nome del
killer, di chi ha premuto il grilletto, ma non di chi
ha voluto quella morte.
Cosa sta accadendo oggi in Cecenia? Come è
la situazione?
E’ stato da poco nominato presidente Ramzan Kadyrov,
figlio del presidente assassinato Akhmad Kadyrov, e
questo è stato un vero schiaffo in faccia alla
comunità internazionale, che peraltro non ha
fatto nulla per non meritarselo. Persone vicine a Kadyrov
sono seriamente accusate di rapimenti e torture. Ma
un ulteriore scandalo è rappresentato dalla nomina
stessa di Kadyrov: un fatto apertamente anticostituzionale,
visto che di fatto, dopo l’incidente stradale
che ha coinvolto il suo predecessore Sergey Abramov,
al momento della nomina aveva 27 anni e che la costituzione
cecena impedisce ai minori di 30 anni di diventare presidente.
Forse ricorderà il caso di Antonio Russo,
il giornalista di Radio Radicale ucciso in Cecenia proprio
per ciò di cui era venuto a conoscenza sul conflitto
ceceno. Perché i governi occidentali, anche quelli
dotati delle migliori intenzioni, continuano a stringere
rapporti con la Russia di Putin, dopo una tale catena
di morti e tragedie?
Mi ricordo di Antonio Russo, anche se non l’ho
mai conosciuto. Il motivo del silenzio occidentale è
semplice e noto: il petrolio e il gas di Mosca. Purtroppo
l’Europa ha bisogno dell’energia russa,
e per i suoi governi, in questo caso, il petrolio ha
la precedenza sui valori. Raramente i governi europei
osano affrontare la questione cecena nei loro incontri
con Putin, perché temono che il minimo accenno
infastidirebbe il nostro presidente e lo indurrebbe
a sbattere la porta in faccia agli europei. Gli europei
o sono troppo naif o sono troppo ipocriti sulla Cecenia,
e la risposta di Putin a qualsiasi accusa è,
comunque, che la Cecenia rappresenta un affare interno
della Russia. Punto.
Come è cambiata la vita per voi operatori
dei diritti umani, dopo che il Cremino ha approvato
la nuova legge sulla registrazione delle Ong?
Le nuove norme rappresentano un peso burocratico enorme,
e rendono impossibile la vita soprattutto alle organizzazioni
minori, quelle che lavorano nelle province e non dispongono
di fondi sufficienti. Il tutto si inquadra poi in una
campagna di aggressione da parte dei media governativi
nei nostri confronti. Per le nostre Ong, in Russia,
la vita è sempre più dura.
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