Bye bye destra
e sinistra? Proprio ora che in Italia il centro diventa,
per l'ennesima volta, ago della bilancia, in Inghilterra
si chiedono cosa verrà dopo le grandi opzioni
politiche antagoniste che hanno costruito l'Occidente
nel XX secolo. Destra e sinistra hanno definito l'orizzonte
politico-culturale del secolo scorso: quali strumenti
utilizzeremo in futuro per comprendere un mondo che
negli ultimi decenni si è trasformato in maniera
radicale? La domanda se la pone “Prospect”,
prestigiosa rivista progressista british, e la gira
a molti tra i migliori intellettuali di area anglofona.
Come da qualche anno a questa parte, interpreta una
Big question e chiede un piccolo svolgimento
alle sue firme. Questo gioco semiserio è in realtà
un'idea – e lo riconosce la stessa redazione –
presa in prestito dal gruppo della third culture
di John Brockman e del sito Edge.org. L'ultima volta
su Prospect c'era stata la classifica dei cento maitre
a penser più influenti in circolazione (gli
italiani erano Umberto Eco e Toni Negri). Per il 2007,
filosofi, storici, economisti, scienziati, scienziati
della politica, giornalisti si esercitano in analisi
e previsioni in pillole. Il tono delle risposte, confessa
David Goodhart nell'editoriale di presentazione dell'iniziativa,
è perlopiù pessimistico. Il futuro, dicono
quasi in coro gli interrogati, sarà peggio del
presente. Con tutti i difetti, conservatori e progressisti
hanno avuto una funzione nell'interpretare la realtà
dello scorso secolo ruolo che ora non si capisce bene
chi possa e chi debba prendere su di sé nel futuro
prossimo. Eppure e nonostante ciò, spunti significativi
escono fuori dalle risposte. Soprattutto, a leggere
bene tra le risposte si vede quanto poi l'assunto iniziale
– ossia che la stagione della sinistra e della
destra si sia conclusa – non convinca tutti coloro
che hanno partecipato al grande sondaggio con la palla
di vetro di “Prospect”. Anzi, con tutti
i cambiamenti del caso, sembra proprio che le due anime
politiche del Novecento non solo rimarranno in vita
anche nel nuovo secolo ma che sia opportuno e utile
che questo accada.
“Cosmopoliti contro patrioti” secondo Bruce
Ackerman, politologo Usa tra i più influenti
teorici della democrazia deliberativa, la grande sfida
sarà tra questi due opposti. Ma non finisce lì:
anche tra cosmopoliti e patrioti esistono quelli di
destra e quelli di sinistra (che dunque non sono categorie
cancellate dalla storia). Tra i cosmopoliti, ci sono
fautori della globalizzazione e del mercato mondiale
e quelli che hanno in mente i problemi planetari come
il riscaldamento planetario o la proliferazione delle
armi nucleari. E anche tra i patrioti ci sono quelli
conservatori, che vogliono proteggere le frontiere dai
migranti in arrivo e quelli progressisti che si battono
per difendere le tradizioni culturali dalla Macdonaldizazzione
selvaggia (alla Carlo Petrini di Slow Food, per intendersi).
La vita sotto ogni profilo è la questione del
XXI secolo per il padre della “Terza via”
Tony Giddens. Un groviglio di temi che vanno dalla biotecnologie
al clash of civilizations. “La politica
della vita ha a che fare con l'ambiente, l'invecchiamento,
l'identità e la tecnologia. Potrà essere
una politica di mera sopravvivenza o di speranza. Oppure
un po' di tutte e due”. Secondo Giddens, destra
e sinistra non sono destinate a scomparire, piuttosto
devono calibrarsi sulle nuove sfide, completamente inaspettate
appena venti anni fa.
Lo storico marxista Eric Hobsbawn, autore tra l'altro
de Il secolo breve, propone la sua risposta
in uno schema tradizionale senza uscire dall'alveo del
materialismo otto-novecentesco. Di fronte alla divaricazione
sempre maggiore tra chi ha e chi non ha, spiega Hobsbawm,
prevalgono spinte identitarie e etniche che attraverso
una “mobilitazione irrazionale” coprono
il vero problema che è appunto quello della distanza
crescente tra mondo ricco e povero. E nessuno dei grandi
principi che dominano il nord del mondo (crescita economica,
progresso tecnologico, autonomia individuale ecc.) sembra
in grado di risolvere questa disparità.
A rispondere alla domanda c'è anche uno dei
geni della musica contemporanea come Brian Eno che non
si risparmia nel tagliare la realtà anche con
categorie che fino a ieri erano impensabili. Sono cinque,
dice, le grandi contrapposizioni del futuro prossimo
e tra esse ce ne è almeno una che poteva tirar
fuori solo lui. Il padre della tecnologia applicata
alla musica contrappone vita reale e vita virtuale nella
società che viene. Gli entusiasti di Second
life, simulazione on line e supersofisticata della
vita, per ora sono solo appassionati di un gioco molto
coinvolgente ma, sostiene Eno, da qui a breve la scelta
tra firstlifers e secondlifers diverrà una vera
opposizione di fondo tra stili di vita molto lontani
che potrebbe bypassare senza nostalgia l'opposizione
tra progressisti e conservatori.
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