“Daniele
Mastrogiacomo è un giornalista di 'Repubblica'.
Non ha alcuna relazione di alcun genere né con
organismi militari, né con polizia servizi segreti
di qualsiasi genere e di qualsivoglia Paese.
Mastrogiacomo si trova in Afghanistan da mercoledì
28 febbraio scorso e, più precisamente, è
a Kandahar da domenica 4 marzo, esclusivamente e solamente
per scrivere reportage giornalistici”.
Questo messaggio è sulle pagine del sito di Repubblica.it;
il direttore del giornale Ezio Mauro lo ha scritto e
diffuso in italiano e in inglese, ma anche nelle lingue
arabo,
pashtu e farsi, come pronta e immediata risposta
al messaggio che, giunto alla redazione pakistana di
France Press a nome del capo talibano Mullah Dadullah
, sosteneva che Mastrogiacomo avrebbe confessato di
essere una spia che collabora con i servizi segreti
inglesi.
Il messaggio di Mauro ha lo scopo di rendere chiaro
a tutti, soprattutto a coloro che potessero accusare
Mastrogiacomo di avere parte attiva nel conflitto afgano,
che l’italiano rapito a Kandahar altro non è
che un giornalista.
Al fianco della dichiarazione multilingua del direttore,
“Repubblica” ha diramato un appello
per la liberazione del collega dal titolo “Liberatelo,
è un giornalista”.
Da tutto il mondo in oltre arrivano manifestazioni di
solidarietà soprattutto da associazioni di giornalisti
che dichiarano la loro attiva partecipazione nel desiderare
la pronta liberazione di Mastrogiacomo; fra queste il
messaggio di Reporters
Senza Frontiere in cui si legge: “Daniele
Mastrogiacomo non è una spia ma un giornalista,
una persona che stava svolgendo il proprio lavoro di
reporter. Ci appelliamo formalmente per il suo rilascio”.
Numerose le persone che a Roma hanno partecipato alla
manifestazione voluta dal comune della capitale e dall’associazione
della stampa romana nella mattinata dell’8 marzo;
presenti, oltre a numerosi giornalisti, anche la comunità
afgana in Italia, il presidente della Camera Fausto
Bertinotti e il sindaco di Roma che ha annunciato una
sua visita alla moschea della capitale per ribadire
l’importanza e la necessità del dialogo
tra le culture.
Un circuito di solidarietà si è attivato
intorno Daniele Mastrogiacomo, un circuito internazionale
attivo di colleghi e non solo, di persone che chiedono
a gran voce la libertà di svolgere il proprio
lavoro, la libertà di raccontare la realtà,
la libertà di fare il giornalista.
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