“L’identità
è un processo aperto, non è una ricetta
sempre uguale come quella della pizza margherita”,
dice lo scrittore algerino-italiano Amara Lakhous, che
all’incontro “Europa e Islam” legge
brani del suo romanzo Scontro di civiltà
per un ascensore a Piazza Vittorio.
Su questo punto sono d’accordo tutti i relatori,
chiamati a discuterne a Roma dalla rivista “Reset”
e dalla Cgil-Spi. In termini più filosofici lo
dice il direttore di “Reset” Giancarlo Bosetti,
che ricorda come la sfida più importante dell’Europa
di oggi (che assiste a un ritorno dei temi religiosi)
sia quella della “difficile dimensione del pluralismo,
che rifugge dalle tendenze etnocentriche, egocentriche”.
E in parole sociologiche lo dice anche Antimo L. Farro
(dell’Università La Sapienza, ospite dell’incontro):
“E’ necessario integrare tutta la popolazione
su un piano socioeconomico, perché così
potranno nascere dei musulmani europei, così
come già esistono dei cristiani europei”.
Turchia o non Turchia, Islam e Europa sono destinati
a intrecciarsi sempre di più, soprattutto in
ragione della forte immigrazione dai paesi arabi (e
Lakhous fa notare che il movimento degli arabi non è
un arrivo, ma un “ritorno” in Europa, dopo
qualche secolo di assenza). Lo sa bene Farian Sabahi,
che insegna Islam e democrazia alla facoltà di
scienze politiche di Torino e ha girato l’Europa
per scrivere un libro-reportage sullo stato dell’integrazione
musulmana nel Vecchio Continente (Islam: l’identità
inquieta dell’Europa). Metà iraniana
e metà italiana (anzi “tutta iraniana e
tutta italiana”, corregge lei), la collaboratrice
del “Sole 24ore” e de “La Stampa”
elenca tutte le questioni principali che oggi rendono
complicato il matrimonio tra Islam e Europa (che per
molti non s’ha da fare): libertà di coscienza,
terrorismo, libertà d’espressione, incompatibilità
tra le leggi europee e certe vecchie pratiche islamiche
più tradizionaliste (lapidazione, circoncisione,
poligamia etc).
Un quadro complicato, che l’ospite più
atteso del convegno, l’iraniano Farad Khosrokhavar,
spiega così: “Un musulmano europeo, a differenza
di quello americano, deve confrontarsi non con un modello
omogeneo, ma con tanti modelli nazionali, da quello
tedesco a quello britannico, francese e così
via – spiega il sociologo della Ehess di Parigi
– Così capita che ciò che è
permesso in Gran Bretagna, come portare il velo a scuola,
sia vietato in Francia”. Ma non è solo
l’Europa ad essere complessa. Anche l’altro
elemento del binomio preso in questione, l’Islam,
è particolarmente complesso: “Ci sono anzitutto
tanti diversi paesi di provenienza, dal Marocco alla
Turchia al Pakistan, e poi ci sono differenze anche
tra una generazione e l’altra. Così in
ogni paese europeo ci sono comunità musulmane
diverse tra loro, e a loro volta divise al loro interno.
In Germania ci sono soprattutto turchi, in Gran Bretagna
pakistani e in Francia maghrebini. In Italia e Spagna
siamo solo alla seconda generazione di immigrati, mentre
negli altri grandi paesi dell’Ue siamo anche alla
quarta”.
Khosrokhavar, autore di I nuovi martiti di Allah
e di un libro sull’Iran insieme a Olivier
Roy, ricorda che è proprio questa complessità
che deve mettere in guardia gli europei da ogni semplificazione:
“Dai miei studi emerge che solo una piccola parte
dei musulmani vede con favore il jihadismo e non si
integra né economicamente né culturalmente,
mentre l’opinione pubblica europea crede che si
tratti di una maggioranza”. Davanti alla crisi
di fiducia che dimostra verso l’Islam dopo l’11
settembre 2001, l’Europa deve reagire evitando
la ghettizzazione e anzi “mobilitandosi per l’integrazione
dei musulmani europei”, invoca Khosrokhavar. Anche
perché, ricorda pragmaticamente Sabahi, i non-integrati
di oggi sono i disoccupati di domani, e dipenderanno
dalla casse dei nostri bilanci pubblici.
L’incontro di Islam e Europa è insomma
conveniente per l’uno e per l’altra. Se
l’identità non è una ricetta scontata,
allora un buon modello potrebbe essere quello della
protagonista di Un bacio appassionato di Ken
Loach, ampiamente citato durante l’incontro. Musulmana
di origini pakistane. Studentessa di una scuola cattolica
di Glasgow. Tifosa dei Rangers, la squadra di calcio
dei protestanti della città britannica. Le pizze
margherite sono destinate a scomparire.
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