Cambiano
in Italia le norme in materia di antisemitismo, ma il
testo approvato dal Consiglio dei ministri è
molto più cauto di quanto ci si attendesse all’inizio
della discussione. Chi nega l’Olocausto potrebbe
essere perseguito penalmente, ma il disegno di legge
(ddl) del ministro della Giustizia Clemente Mastella
non fa riferimento diretto al negazionismo della Shoah,
ma parla più in generale di “delitti di
istigazione a commettere crimini contro l’umanità
e di apologia dei crimini contro l’umanità”.
Soddisfazione del ministro Mastella, che ha in parte
tenuto conto dei rilievi degli storici (contrari ad
una criminalizzazione dei negazionisti) e dello scetticismo
di diversi politici (dell’una e dell’altra
parte, come il sindaco di Roma Walter Veltroni e l’esponente
di Forza Italia Margherita Boniver).
Il progetto amplia e rende più severe le norme
per quanti propagandino la superiorità razziale
e quanti commettano, o incitino a commettere, atti persecutori.
Il ddl prevede che venga punito con una pena sino a
tre anni chiunque diffonda idee sulla superiorità
razziale, e prevede una pena dai sei mesi a quattro
anni per chiunque commetta o inciti a commettere atti
discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali,
religiosi o compiuti a causa del personale orientamento
sessuale o dell’identità di genere. Il
ddl non prevede pene record di dodici anni, come si
era ventilato all’inizio, e reintroduce le norme
del 1993 del decreto Mancino sulla discriminazione per
motivi razziali, etnici nazionali o religiosi, che erano
state depenalizzate dalla legge sui reati di opinione
votata nel 2006 durante il governo Berlusconi. Per essere
perseguiti basterà semplicemente “diffondere”,
pur senza fare “propaganda”, idee antisemite
o sulla superiorità e sull’odio razziale.
Fondamentale risulterà pertanto l’interpretazione
che daranno i magistrati alle nuove norme.
Così l’Italia si adegua solo in parte
a quei dieci paesi in cui negare l’Olocausto è
considerato un crimine. Si tratta di Israele e di dieci
stati dell’Ue, ovvero Germania, Austria, Slovacchia,
Romania, Francia, Svizzera, Polonia, Lituania, Belgio,
Repubblica Ceca (i primi quattro hanno partecipato attivamente
all’Olocausto). La Gran Bretagna ha scartato l’idea
perché andrebbe a toccare la libertà di
espressione, sacra nel Regno Unito. In Francia si chiama
Loi Gayssot la legge che punisce “quanti contestano
l’esistenza di uno o più crimini contro
l’umanità”. L’Austria ha invece
catalizzato su di sé le attenzioni del mondo
giusto un anno fa, quando un tribunale di Vienna condannò
a tre anni di prigione lo storico britannico David Irving,
colpevole di negare l’Olocausto (una decisione
che venne criticata da diversi intellettuali, tra i
quali i britannici Timothy Garton Ash e Christopher
Hitchens, e l’americano Noam Chomsky).
Il negazionismo si associa spesso all’antisemitismo
e all’antisionismo, e non a caso è particolarmente
diffuso nel mondo islamico, dove più forti sono
le tensioni con lo stato israeliano. Il presidente iraniano
Mahmoud Ahmadinejad ha più volte definito “una
favola” la Shoah, e nel dicembre scorso ha indetto
a Teheran una “Conferenza internazionale per rivedere
la visione globale dell’Olocausto”. La Germania,
attuale presidente di turno dell’Unione Europea,
intendeva invece estendere a tutta l’Ue la criminalizzazione
del negazionismo. Alla fine di gennaio, tuttavia, ha
annunciato che rinuncerà.
(Daniele Castellani Perelli)
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