“È
una questione molto delicata, ma la democrazia deve
difendere se stessa”. L’eurodeputato socialista
Jo Leinen, commenta il disegno di legge di Mastella,
e ne appoggia le linee di fondo.
Successore di Giorgio Napolitano alla guida della commissione
affari costituzionali al parlamento di Strasburgo, Leinen
ammette che di fronte a una legge che prevede il carcere
per chi diffonda idee sulla superiorità della
razza si apre un terreno che può nascondere molte
insidie, ma la risposta è comunque ferma e positiva.
“Ogni forma di razzismo che attacca stranieri,
ebrei e altre minoranze – dice Leinen –
è un pericolo nascosto che minaccia la libertà,
la democrazia e la stabilità dell’Europa.
La classe politica dovrebbe tenere gli occhi su questa
situazione e vigilare”.
Però quello che rende delicata la questione
è il discorso sulla libertà di espressione
nei paesi democratici. Punire con il carcere la manifestazione
di una opinione, per quanto deprecabile questa possa
essere giudicata, appare comunque come una limitazione
di libertà e un segno di debolezza della democrazia.
Questa dovrebbe forse sconfiggere la diffusione di simili
idee con l’educazione e la formazione, piuttosto
che con la minaccia della reclusione.
“In ogni democrazia ci sono dei limiti –
ribatte l’eurodeputato socialista – e questi
iniziano dove la libertà individuale diventa
un pericolo per la libertà di altri individui
o dell’intera comunità. Considerare reato
penale l’incitamento al razzismo o l’espressione
e la promozione di idee simili è ovviamente una
decisione politica, ma in alcuni paesi queste decisioni
hanno avuto l’effetto di vedere molti meno simboli
nazisti utilizzati da gruppi politici che si professano
portatori di una ideologia neo-nazista”. Altri
paesi come l’Austria, dove tanto scalpore ha sollevato
il caso di David Irving, lo storico inglese condannato
per aver negato nei suoi libri l’esistenza dell’Olocausto,
e come la Germania di Leinen. Ma davvero dove la legge
punisce con il carcere, la propaganda neo-nazista e
razzista si arresta?
“Germania e Austria puniscono il negazionismo
dell’Olocausto come un reato penale, ma ora si
trovano di fronte a un problema: l’80% dei volantini,
degli opuscoli, delle pubblicazioni e delle pubblicazioni
di matrice nazista che stanno invadendo questi paesi
sono prodotti e realizzati in altri stati europei. Abbiamo
bisogno di trovare una soluzione per coordinare a livello
europeo i provvedimenti che mirano a ridurre ed evitare
la propaganda nazista nell’Unione”.
Per Leinen dunque è una questione che riguarda
tutta l’Unione e ogni membro dovrebbe contribuire
nel frenare atteggiamenti razzisti, perché in
gioco non c’è solo la memoria del nostro
passato: “Non possiamo assolutamente accettare
che le giovani generazioni possano in qualche modo essere
deviate, nella loro lettura della storia, nei loro comportamenti
e nelle loro convinzioni politiche e culturali da qualsiasi
tipo di promozione dell’ideologia nazista. Se
noi lasciamo che questa orribile forma di propaganda
possa alimentarsi potrebbe iniziare tutto da capo, come
negli anni Trenta”.
La posta in palio è troppo grande, conclude Leinen,
per poterci permettere di lasciare anche un minimo spazio
“alla sola possibilità che la propaganda
neo-nazista si rinnovi all’interno della nostra
Europa moderna”.
Il disegno di legge di Mastella ha evitato di citare
il negazionismo tra i reati previsti, si è concentrato
all’istigazione al razzismo, alle discriminazioni
su basi razziali e sessuali, alla diffusione di idee
basate sulla superiorità di una razza su un’altra.
Così le polemiche iniziali, tutte centrate sul
negazionismo, si sono affievolite e sono rimaste alcune
critiche per una legge che il Parlamento rivedrà
e rileggerà prima di approvare, ma una cosa appare
certa: il nostro passato, gli orrori che questo ha prodotto
e le paure che possa accadere ancora, sono più
forti delle nostre democrazie.
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