315 - 16.02.07


Cerca nel sito
Cerca WWW
I limiti della democrazia
e le minacce della storia

Jo Leinen con Mauro Buonocore


“È una questione molto delicata, ma la democrazia deve difendere se stessa”. L’eurodeputato socialista Jo Leinen, commenta il disegno di legge di Mastella, e ne appoggia le linee di fondo.
Successore di Giorgio Napolitano alla guida della commissione affari costituzionali al parlamento di Strasburgo, Leinen ammette che di fronte a una legge che prevede il carcere per chi diffonda idee sulla superiorità della razza si apre un terreno che può nascondere molte insidie, ma la risposta è comunque ferma e positiva.
“Ogni forma di razzismo che attacca stranieri, ebrei e altre minoranze – dice Leinen – è un pericolo nascosto che minaccia la libertà, la democrazia e la stabilità dell’Europa. La classe politica dovrebbe tenere gli occhi su questa situazione e vigilare”.

Però quello che rende delicata la questione è il discorso sulla libertà di espressione nei paesi democratici. Punire con il carcere la manifestazione di una opinione, per quanto deprecabile questa possa essere giudicata, appare comunque come una limitazione di libertà e un segno di debolezza della democrazia. Questa dovrebbe forse sconfiggere la diffusione di simili idee con l’educazione e la formazione, piuttosto che con la minaccia della reclusione.
“In ogni democrazia ci sono dei limiti – ribatte l’eurodeputato socialista – e questi iniziano dove la libertà individuale diventa un pericolo per la libertà di altri individui o dell’intera comunità. Considerare reato penale l’incitamento al razzismo o l’espressione e la promozione di idee simili è ovviamente una decisione politica, ma in alcuni paesi queste decisioni hanno avuto l’effetto di vedere molti meno simboli nazisti utilizzati da gruppi politici che si professano portatori di una ideologia neo-nazista”. Altri paesi come l’Austria, dove tanto scalpore ha sollevato il caso di David Irving, lo storico inglese condannato per aver negato nei suoi libri l’esistenza dell’Olocausto, e come la Germania di Leinen. Ma davvero dove la legge punisce con il carcere, la propaganda neo-nazista e razzista si arresta?
“Germania e Austria puniscono il negazionismo dell’Olocausto come un reato penale, ma ora si trovano di fronte a un problema: l’80% dei volantini, degli opuscoli, delle pubblicazioni e delle pubblicazioni di matrice nazista che stanno invadendo questi paesi sono prodotti e realizzati in altri stati europei. Abbiamo bisogno di trovare una soluzione per coordinare a livello europeo i provvedimenti che mirano a ridurre ed evitare la propaganda nazista nell’Unione”.

Per Leinen dunque è una questione che riguarda tutta l’Unione e ogni membro dovrebbe contribuire nel frenare atteggiamenti razzisti, perché in gioco non c’è solo la memoria del nostro passato: “Non possiamo assolutamente accettare che le giovani generazioni possano in qualche modo essere deviate, nella loro lettura della storia, nei loro comportamenti e nelle loro convinzioni politiche e culturali da qualsiasi tipo di promozione dell’ideologia nazista. Se noi lasciamo che questa orribile forma di propaganda possa alimentarsi potrebbe iniziare tutto da capo, come negli anni Trenta”.
La posta in palio è troppo grande, conclude Leinen, per poterci permettere di lasciare anche un minimo spazio “alla sola possibilità che la propaganda neo-nazista si rinnovi all’interno della nostra Europa moderna”.
Il disegno di legge di Mastella ha evitato di citare il negazionismo tra i reati previsti, si è concentrato all’istigazione al razzismo, alle discriminazioni su basi razziali e sessuali, alla diffusione di idee basate sulla superiorità di una razza su un’altra. Così le polemiche iniziali, tutte centrate sul negazionismo, si sono affievolite e sono rimaste alcune critiche per una legge che il Parlamento rivedrà e rileggerà prima di approvare, ma una cosa appare certa: il nostro passato, gli orrori che questo ha prodotto e le paure che possa accadere ancora, sono più forti delle nostre democrazie.

 

 


 

 

Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it