Questa
intervista è apparsa sul quotidiano la
Repubblica venerdì 24 novembre 2006
Nel mondo musulmano le correnti modernizzanti e liberali
possono appartenere a due diverse tendenze a seconda
di dove giocano le loro carte più preziose: una
tendenza punta sulla laicità e sulla secolarizzazione,
l´altra sulla riforma religiosa.
La prima tendenza ha il suo esponente più accreditato
in Mohammed Arkoun, algerino, grande vecchio degli studi
islamici della Sorbona, la seconda ce l´ha in
Abdolkarim Soroush, iraniano, una carriera scientifica
tra Teheran, Harvard e Princeton. Li ha messi insieme,
per un incontro in teatro a Roma, l´associazione
di Reset per il dialogo tra le culture. Parleranno di
«umanismo» e «ragione».
Se Soroush è stato un sostenitore della «democrazia
religiosa» e ha condiviso le speranze, poi deluse,
della presidenza Khatami, Arkoun è un difensore
della laicità come un valore per il mondo musulmano,
anche se diversa dal canone francese della laicité.
Avrà un carattere specifico, professor
Arkoun, la ragione secolare e laica tra i musulmani,
ma quale?
L´Islam non ha conosciuto la modernità.
Non ha mai inserito la modernità nel proprio
modo di pensare, fino ai giorni nostri. Non c´è
democrazia, non c´è liberazione dei popoli
musulmani, dall´Indonesia fino al Marocco e dal
Caucaso fino all´Africa del Sud. Laddove esistono
governi che si fondano sull´Islam non esiste democrazia,
ma questo non accade perché l´Islam vi
si opponga. Questo non è affatto vero. Questo
è falso.
E da che cosa dipende allora?
Dalla politica, dall´Occidente e dalla disgrazia
di avere il petrolio. Il petrolio è una disgrazia
e al contempo una necessità economica. Dobbiamo
partire dalla situazione strategica di tutto il Medio
Oriente, che è stato teatro di guerre costanti
con l´Europa e ora con gli Stati Uniti. Questo
confronto continua e le voci che cercano di far prevalere
un ragionamento, un po´ di cultura di pace dalla
parte dell´Islam sono poco numerose, molto deboli
e l´Occidente non le ascolta.
Dall´Occidente si vede bene il fondamentalismo,
non il resto.
In Occidente si pensa che quello che conta sono i gruppi
islamisti fondamentalisti che trascinano il popolo nelle
lotte terroriste e si dimentica il resto della popolazione.
Questo deve essere detto. Io non difendo in modo unilaterale
la parte islamica e la storia dei musulmani dopo il
XIV secolo, ma questo non significa che si possa considerare
il fondamentalismo intrinseco alla religione musulmana.
Come uscire concretamente da un circolo vizioso?
Qualcuno intravede nel prossimo futuro una fine alla
guerra in Iraq? Quale è l´uomo politico
che annuncia la fine della guerra in Iraq, sul versante
occidentale? Sono ormai tre anni che le cose vanno avanti
così e ogni giorno si registrano attentati. L´Occidente
ritiene che questi attentati siano causati dalla violenza
intrinseca all´Islam: "Non ci si può
fare niente, aspettiamo che smettano di uccidersi l´un
l´altro". Dicono, ma le truppe occidentali
sono nel Medio Oriente.
Comincerà un processo di secolarizzazione
islamica?
E´ ovvio che l´Islam finirà per
fare il percorso che ha fatto il cristianesimo. Non
dobbiamo dimenticare che durante tutto il XIX secolo
il pensiero cristiano, e cattolico in particolare, si
è opposto alla modernità, non ha voluto
sentire parlare della ragione moderna. E fino al Vaticano
II la teologia cattolica è rimasta conservatrice
nei confronti della modernità. Il faccia a faccia
storico tra il pensiero cattolico e il pensiero moderno
in Europa era un faccia a faccia di guerra. Che non
ci si venga quindi a dire oggi che dal lato cristiano
la ragione ha lavorato bene, che il logos sia stato
in perfetta simbiosi con la parola di Dio. Ciò
è storicamente falso! Tutti gli occidentali lo
sanno. E durante le crociate? Che cosa è la guerra
delle crociate se non una guerra santa scatenata dai
papi in un tempo in cui l´Islam viveva nella tolleranza
e nella ragione? Allora dobbiamo riscrivere la storia
delle religioni.
E come possiamo farlo?
Ho sempre tentato di difendere l´idea che nelle
università si debba insegnare la storia comparata,
i sistemi di pensiero teologico ebraico, cristiano e
musulmano in tutto lo spazio mediterraneo. E´
un programma che si rivolge ai ricercatori. Ebbene,
potete andare nelle biblioteche e vedere quali sono
i libri scritti da ricercatori occidentali che parlano
della storia comparata. Insisto sul "comparata"
proprio per evidenziare il ruolo della ragione nelle
tre teologie. Se i cristiani e gli occidentali laicizzati
di oggi conoscessero il posto della ragione nel pensiero
islamico nel Medioevo paragonato al cristianesimo di
quel periodo e all´ebraismo di allora, ebbene
essi guarderebbero all´Islam con maggiore oggettività,
anziché dire e riportare una frase offensiva
nel contesto attuale.
Si riferisce a Benedetto XVI e alla citazione
di Manuele Paleologo II a Regensburg?
Sì, e più del contenuto di quella frase
critico il modo e il momento in cui l´ha detta:
sapere che si è svolta da poco la guerra del
Libano, un´altra guerra del Libano, è un
dato elementare. Il Medio Oriente è in stato
di perpetuo dolore. Il Papa avrebbe dovuto invece pronunciare
parole di pacificazione, non risvegliare l´apologetica
del Medioevo.
Lei ritiene che il dialogo tra religioni possa
essere di aiuto?
La religione nei paesi musulmani, vale a dire l´Islam,
è statalizzata, è sotto il controllo degli
Stati, non è sotto il controllo delle teologie.
Non c´è un equivalente islamico della ricerca
teologica in corso tra cattolici e protestanti. E tutto
questo dipende dagli Stati e non, lo ripeto, dagli uomini
di religione. Gli uomini di religione sono solidali
con gli Stati, così come sono. E gli Stati in
deficit di legittimità democratica attingono
dalla strumentalizzazione dell´Islam una legittimità
artificiale di cui hanno assolutamente bisogno. Ecco
un´analisi che sfugge completamente a tutti i
dibattiti nei quali gesticoliamo da sempre. Ricordo
che è sempre stato così, ma dagli attentati
dell´11 settembre 2001 in poi è ancora
peggio.
Ci sono movimenti che possono aiutare un processo
di modernizzazione?
Per il momento, purtroppo, non vi è un movimento
equivalente al movimento fondamentalista. Perché
il movimento fondamentalista predica dovunque, anche
in Europa. E questo dipende anche da come gli Stati
europei agiscono nei confronti delle popolazioni immigrate.
Mi sono battuto in Francia e nei paesi europei e l´ho
detto diverse volte: gli Stati democratici hanno il
dovere di dare agli immigrati che vivono in Europa gli
strumenti moderni del pensiero. Fornire loro quindi
un insegnamento adeguato, moderno, affinché imparino
che cosa è il pensiero critico nei confronti
della teologia e della religione. Ebbene, gli immigrati
che vivono in Europa non hanno alcun luogo dove andare
ad imparare queste cose.
Quali sono le soluzioni adeguate?
Creare centri culturali nazionali che funzionerebbero
sotto la direzione di professori, di ricercatori. Ho
creato un centro di questo genere qui in Francia, presso
la Municipalità di Montreuil, nella banlieue
parigina, che si chiama Centro Civico di Studi del dato
religioso. Un esempio isolato. Gli altri sindaci ancora
non ci pensano. Lo Stato repubblicano non vuole farlo.
Esiste in Italia anche un solo centro di questo genere?
Ne avete anche uno solo?
Mi sembra di no.
So bene che la risposta è no. Non ne esistono
né in Germania, né in Inghilterra, né
da nessuna altra parte. Bisogna allestire questi centri
nei luoghi dove sono concentrate le popolazioni di immigrati.
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