A distanza
di più di dieci giorni dalla lectio magistralis
tenuta da Benedetto XVI nell’Università
bavarese di Ratisbona, non si sono ancora spente le
dispute sulle affermazioni del Papa, giudicate da più
parti offensive nei confronti dell’islam e dei
musulmani. Le reazioni della stampa araba sono giunte
a “scoppio ritardato”. Nei primi due giorni
successivi alla conferenza, infatti, soltanto alcune
emittenti televisive satellitari come Al-Jazeera
e Al-‘Arabiya, si erano occupate della questione.
La stampa invece ha dato rilievo alla notizia soltanto
in seguito all’enorme afflusso di commenti sui
forum online delle due televisioni. Ciò dimostra
probabilmente come, sempre più spesso, sia il
mezzo televisivo a definire i temi rilevanti per l’opinione
pubblica e, conseguentemente, per l’informazione
nel mondo arabo. Inoltre, così come i canali
satellitari hanno puntato tutto sull’impatto emotivo
suscitato dalle parole del Papa, cercando di dare voce
alle proteste dei musulmani in tutto il mondo, allo
stesso modo i primi commenti apparsi sulla stampa hanno
registrato per lo più il moto di reazione istintivo
del popolo islamico, anziché proporre un dibattito
intellettuale fecondo.
A 5 giorni dalla conferenza di Benedetto XVI, ‘Abd
al-Bari ‘Atwàn, il più importante
editorialista del quotidiano palestinese Al-Quds
al-‘arabi (Gerusalemme araba) scrive:
“Il Papa Benedetto XVI, che rappresenta la più
importante autorità religiosa e morale dell’Occidente,
ha commesso un vergognoso errore nei confronti di una
religione a cui appartiene un miliardo e mezzo di musulmani.
Il Papa ha citato parole di un imperatore bizantino
razzista e odioso, che offendono il Profeta Muhammad
– su di lui la benedizione di Dio e la pace –
e ha collegato in maniera chiara l’islam al terrorismo.
[…] Di queste cose avrebbe dovuto scusarsi in
maniera altrettanto chiara, mentre ha preferito nascondersi
dietro qualche espressione di cordoglio e di tristezza
nella speranza che si calmassero le acque”.
‘Atwàn ritiene inoltre che la politica
di Benedetto XVI si ponga in netto contrasto con quella
del suo predecessore Giovanni Paolo II, il quale in
molte occasioni aveva dimostrato con gesti significativi
il suo impegno verso il dialogo con le altre religioni
per il raggiungimento di una convivenza pacifica. Le
affermazioni del Pontefice attuale, invece, come le
vignette sul Profeta pubblicate dai giornali danesi
lo scorso anno, rientrerebbero, secondo ‘Atwàn,
nella strategia di una “crociata intellettuale”
portata avanti dall’Occidente, parallelamente
a quella mediatica e a quella militare, “senza
un motivo logico ma con l’unico obiettivo di danneggiare
il più possibile i musulmani nel mondo”.
‘Atwàn esprime infine il suo biasimo per
le reazioni violente alle parole del Papa, come l’incendio
di alcune chiese a Nablus e l’uccisione di una
suora cattolica in Somalia: “Le manifestazioni
di rabbia, la difesa della fede e l’indignazione
per gli insulti rivolti ai musulmani sono cose assolutamente
legittime che, però, devono essere espresse con
mezzi civili che non abbiano nulla a che fare con incendi
omicidi o altri episodi irresponsabili”.
Dagli altri quotidiani del mondo arabo gli editorialisti
sembrano fare a gara per trovare motivi originali per
criticare le infelici parole del Papa tedesco. Zoheïr
Meziane che scrive sull’algerino El Moudjahid
(Il combattente), ritiene che”la gravità
delle affermazioni di Benedetto XVI, in quanto autorità
spirituale e politica, consiste più nel suo atteggiamento
semplicistico nei confronti dell’islam […]
che nel contenuto del suo discorso, il quale è
attribuibile più al successore di Giovanni Paolo
II che al mondo cattolico nel suo complesso”.
Dai quotidiani di proprietà saudita (ma stampati
all’estero per non incorrere nella censura), come
Al-sharq al-awsat (Il Medio oriente) e
Al-Hayat (La vita) si alza un coro di voci,
talvolta dissonanti, sulle parole pronunciate dal Papa
all’Università di Ratisbona. Al-Sayyid
Walìd Abàh, di Al-sharq al-awsat,
sottolinea come Benedetto XVI abbia voluto parlare all’Università
come “il professore di Teologia Joseph Ratzinger”,
senza valutare l’opportunità politica di
ciò che diceva. La pensa così anche Susan
al-Abtah che, dalle pagine dello stesso giornale, suggerisce
al Pontefice di “evitare di portare il dialogo
sul piano teologico se non vuole trovarsi in situazioni
sempre più difficili: piuttosto che porre l’accento
sulle differenze, il Papa dovrebbe valorizzare i punti
in comune tra Cristianesimo e islam, come ha fatto il
suo predecessore”.
“Riaprire capitoli della storia che parlano di
odio reciproco, come ha fatto Benedetto XVI citando
un testo del tempo delle crociate, non è utile
a nessuno e serve solo a fomentare altro odio”
nota Muhammad Jàbir al-Ansari, opinionista di
al-Hayat. “D’altra parte –
aggiunge al-Ansari – perché insistere sulla
scelta di un testo del genere se, come hanno affermato
fonti vaticane, la citazione non esprime il punto di
vista personale del Papa? Tanto più che si tratta
del capo della Chiesa Cattolica e non di un semplice
conferenziere!”.
Ghassan Charbel, noto editorialista di al-Hayat,
sottolinea che “una persona nella posizione del
Papa non dovrebbe esprimersi su questioni tanto sensibili
riguardanti un’altra religione, senza tenere conto
della tensione che da anni domina lo scenario della
politico internazionale. […] Il mondo di oggi
ha un estremo bisogno di tenere continuamente conto
dell’”Altro” rispettandone la fede,
le convinzioni, la cultura”.
A questo gruppo di critiche che si incentrano soprattutto
sulla convenienza politica delle parole del Papa, si
affianca un altro gruppo di editorialisti che manifesta
un certo risentimento per il fatto che Ratzinger “abbia
voluto insegnare l’islam ai musulmani” e
abbia voluto “togliere la pagliuzza nell’occhio
del fratello senza curarsi della trave nel proprio”.
Così, ad esempio, lo scrittore libanese Radwàn
al-Sayyid, commentando il testo incriminato, tratto
da un dialogo dell’imperatore bizantino Manuele
II con un dotto musulmano di origine persiana, scrive
che “lo stesso imperatore Manuele, se fosse stato
in vita e avesse letto il discorso del Papa si sarebbe
assai meravigliato e sarebbe scoppiato a ridere. La
violenza religiosa che la Chiesa Cattolica (in particolare
il Papa Urbano II nel 1095 d.C.) ha riversato sull’oriente
islamico, aveva prima colpito i suoi sudditi ortodossi,
quando i cavalieri crociati occuparono Costantinopoli
e vi rimasero per più di 50 anni in nome di un
Cristo violento e tutt’altro che pacifico e razionale”.
La stessa tesi è portata avanti da ‘Abd
al-Karìm sulla rubrica “Mujarrad ra’i”(“Solo
un’opinione”) del quotidiano algerino Al-Khabar
(La notizia o L’informazione) che
scrive:”il Vaticano sta compiendo oggi, nel XXI
secolo, esattamente ciò che aveva già
fatto nel secolo XII, quando diede la propria benedizione
ed il proprio sostegno alla guerra crociata contro i
musulmani”. E aggiunge: “Chi ascolta le
affermazioni del Papa comprende che il dialogo interreligioso
non è altro che una ‘pagliacciata’
e una perdita di tempo, come dimostrano l’inimicizia
e l’ostilità anti-islamica presenti nelle
leadership e nei policy maker del
mondo occidentale”.
Questa sfiducia radicale nel valore del dialogo non
è però condivisa da tutti. Sul più
importante quotidiano egiziano, al-Ahram (Le
piramidi) Nabìl Luqa Babawi, Professore
di diritto penale, afferma di non credere che il Papa
intendesse offendere l’islam. Ne sarebbe una prova
“il fatto che, in passato, abbia più volte
riprovato il comportamento degli autori danesi delle
caricature sul Profeta e abbia emanato un documento
di condanna contro le offensive israeliane nei confronti
dei musulmani in Palestina e contro le provocazioni
di Israele e Stati Uniti”. D’altra parte
la rubrica “Ra’i al-Ahram”(Il punto
di vista di al-Ahram) ribadisce che, se anche
il Papa avesse inteso pronunciare il suo discorso in
qualità di semplice professore di Teologia “resta
un suo dovere scusarsi con i musulmani per le sue affermazioni”
dal momento che le offese all’islam non possono
in alcun modo rientrare nell’ambito dell’esercizio
della libertà di opinione.
Sulle pagine del quotidiano Al-Nahar (Il
giorno) fondato e diretto dal decano del giornalismo
libanese Ghassan Tweni, Sahar Ba’asin ritiene
invece che sia “un’ingenuità aspettarsi
le scuse del Vaticano che, anziché cercare di
riparare all’errore di Benedetto XVI, ha rimproverato
ai musulmani di non aver neppure letto il discorso del
Papa e, successivamente, di averlo frainteso”.
In riferimento a questo atteggiamento del Vaticano la
scrittrice conclude il suo articolo commentando:”
Ciò che è certo è che è
stato fatto un errore e che adesso bisogna limitarne
i danni, ma è altrettanto certo che un errore
non si corregge con un altro errore!”.
Al di fuori del vespaio di critiche più o meno
rabbiose nei confronti delle affermazioni del Papa,
c’è però qualcuno che coglie l’occasione
per proporre al mondo islamico una riflessione autocritica.
Nonostante il titolo minaccioso del suo articolo, “Il
grande errore del Papa”, ‘Abd al Rahman
al-Rashid, general manager del canale satellitare
Al-‘Arabiya ed ex caporedattore di Al-sharq
al-awsat, ritiene che “il Papa non può
essere paragonato ai fondamentalisti cristiani americani”
e suggerisce l’ipotesi che “il Vaticano
sia stato maggiormente criticato forse a causa del fatto
che gli Arabi e i Musulmani si erano abituati alla sua
politica di dialogo e al suo sostegno nei momenti difficili”.”Forse”
– aggiunge timidamente – “dovremmo
biasimare coloro che stravolgono il vero senso dell’islam,
siano essi autentici o sedicenti Musulmani, piuttosto
che prendercela con i seguaci di altre religioni. Oggi
più che mai, i capi religiosi sono obbligati
ad evitare il confronto diretto dal momento che viviamo
in un mondo pieno di polvere da sparo”.
Se negli editoriali l’autocritica resta comunque
piuttosto blanda – forse per timore dell’impopolarità
– riflessioni più severe provengono dai
commenti inviati al forum online della televisione al-‘Arabiya
dove, ad esempio, Muhammad scrive:
“Il più grande errore che noi musulmani
commettiamo è quello di reagire come dei guerrieri
incominciando a bruciare ed uccidere e quant’altro.
Dov’eravate voi pii musulmani quando il Libano
veniva attaccato? Le reazioni che vediamo in questi
giorni non sono altro che effetto di un disegno politico
dei leader dei paesi islamici per contenere
la rabbia delle masse accumulata negli ultimi 50 anni
di umiliazioni. Lasciate stare il Papa e cercate di
rispondergli in modo civile. […] Se il filosofo
Ibn ‘Arabi vivesse oggi, darebbe a coloro che
protestano una lezione di dialettica. State calmi e
cercate di rispondere al Papa usando i suoi stessi strumenti.
Alcuni secoli fa i crociati diffondevano il cristianesimo
con il sangue e la spada. Lo stesso abbiamo fatto anche
noi in alcune guerre isolate. Ma il Profeta Muhammad
(su di lui la benedizione di Dio e la pace) vi chiederebbe
oggi di calmarvi e usare i mezzi di cui disponete per
manifestare il vostro dissenzo in modo pacifico. Infatti,
come ha detto il nostro ‘profeta’ libanese
Gibran: lakum dinukum wa lii dini: “voi
avete la vostra religione e io la mia”.
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