Ha
cinque mesi di vita, ma ha iniziato a parlare agli ascoltatori
di Gaza solo da due. Radio Shab, ultima nata delle emittenti
radiofoniche gazawi, si fa largo senza soggezione fra
le collaudate Radio Shebab e Radio el-Quds, alla ricerca
di partner regionali e internazionali con cui formare
un network dedicato al popolo palestinese. All’orizzonte,
il sogno di una “televisione per la gente”.
Diciassette dipendenti, fra giornalisti, tecnici e
manager, e diciassette ore di trasmissione. “Un
puro caso, nessuna superstizione”, assicurano
con un sorriso in redazione. Uno staff giovane, di cui
fanno parte anche studenti e studentesse laureandi in
giornalismo, e mezzi tecnici ridotti all’osso,
in un clima di frenetico entusiasmo. Dopo tre mesi di
rodaggio, Radio Shab (Radio Popolare) ha mosso i primi
passi nel panorama agguerrito delle emittenti gazawi
due mesi fa.
Un inizio non facile, in corrispondenza del ritorno
dei carri armati israeliani nella Striscia, in seguito
al rapimento del soldato Gilad Shalit ad opera di tre
diversi gruppi armati palestinesi.
Ma è proprio quando l’energia elettrica
è mancata che l’audience del mezzo radiofonico
è aumentata di colpo. “Non siamo ancora
in grado di fornire dati sul numero dei nostri ascoltatori
– spiega Said Mijellani, direttore del palinsesto
– ma di giorno in giorno cresce la partecipazione
del pubblico, con telefonate in diretta o in redazione.
Per suggerire argomenti, commentare, dire la propria”.
La
programmazione si sta sviluppando gradualmente, con
una propensione per “ciò di cui la gente
ha bisogno - prosegue il manager - soprattutto cultura,
società, attualità della Striscia, ma
anche sport. E politica, ma non quella dei partiti”.
E cita un esempio fra tutti: “Nessuno parla dei
profughi palestinesi nel mondo, della loro integrazione
o del loro ritorno in patria. Un atteggiamento a nostro
avviso assurdo”.
Quello di Radio Shab, in realtà, è un
progetto più politico che mai. Per due ragioni.
La prima è che garante della licenza di questa
giovane emittente è il Fronte popolare per la
liberazione della Palestina (ad oggi, il quarto movimento
politico nei Territori, dopo Hamas, Fatah e Jihad islamica,
ndr). Senza un ‘padrino’, il Ministero dell’Informazione
palestinese non concede autorizzazioni.
La seconda emerge dalle parole stesse del direttore
di palinsesto: “Non ci interessa che ad ascoltarci
siano solo gli elettori del Fronte popolare. Parliamo
a tutti, nel tentativo di unificare i gazawi (un milione
e mezzo di persone, di cui oltre 700.000 nel capoluogo,
ndr) almeno davanti alla radio”.
Ma farsi largo fra le frequenze di Radio Shebab (Giovani)
e Radio el-Quds (Gerusalemme), per citare i marchi più
celebri, non è semplice. Dietro al nuovo progetto
radio c’è il sostegno di “Una società
composta da uomini d’affari – riferisce
Mijellani - Stiamo cercando di tastare il terreno, siamo
solo all’inizio. Poi cercheremo degli inserzionisti
pubblicitari”.
“Il nostro obiettivo di base è trovare
uno stile che ci distingua dalle altre emittenti –
prosegue il manager – Vorrei che sintonizzandosi
per caso sulla nostra frequenza e imbattendosi in una
canzone, il pubblico capisse subito che si tratta della
musica di Radio Shab”.
Occhi puntati sul pubblico, anzi orecchie. Il palinsesto
si sta adattando progressivamente alle donne, con spazi
dedicati al loro ruolo “in famiglia, a scuola,
sul lavoro”. E la certezza che si tratta di un’iniziativa
rischiosa, ma necessaria, nata dalla sensazione che
“la gente non è sufficientemente rappresentata”,
sottolinea il direttore.
Quando l’emergenza terminerà e le truppe
israeliane si ritireranno nuovamente da Gaza, Radio
Shab inizierà la sua ricerca di partner radiofonici,
con l’ambizione di mettere a punto una rete di
emittenti palestinesi locali e internazionali. Magari
sul web. E fornire notizie sulla Palestina, a costo
inferiore rispetto a media più forti e ricchi.
Poi una televisione, “fra un anno, un anno e mezzo”.
E c’è chi ci scommette. La nuova isola
dell’informazione (Al Jazeera in arabo) in Medio
oriente parla palestinese.
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it
|