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articolo è apparso su
Il Riformista il 16 settembre 2006
Vorrei condividere con i lettori lo stupore che mi
ha provocato la lettura di Magdi Allam su Oriana Fallaci
(Magazine del Corriere del 21 settembere).
Da un polemista inflessibile e severo mi sarei aspettato
un esplicito onore delle armi per una nemica tagliente
quale lei è stata per lui e quale lui per lei.
Questa idea me la ero fatta leggendo i libri di entrambi.
Però ieri trasecolavo durante la lettura del
pezzo. Messaggio di lei: “Sei l’unico su
cui dall’alto dei cieli o meglio dai gironi dell’inferno
potrò contare”, e dopo un’inchiesta
di lui “Ho letto e ti ho amato… ti mando
la mia benedizione” e poi ancora “affetto”
e poi “visti” in campagna e “rivisti”
a Milano e poi registrate “ore e ore” di
conversazione per un libro che però non si è
mai fatto per via di domande “aggressive”
e per questioni di “punteggiatura”.
Niente di sostanziale, punteggiatura, perché
“Oriana ha avuto ragione”. E persino “il
destino” è entrato in scena per sottolineare
la sua “ragione” facendo coincidere la sua
morte con la islamica “levata di scudi”
contro la gaffe di BenedettoXVI.
Dubitando della mia memoria sono andato a controllare
Intervista a se stessa- L’Apocalisse, dove
il vicedirettore del Corriere è protagonista,
nemico tra i più in vista di un libro dedicato
ai “nemici” (da Fini, Fassino e Arafat fino
alla Triplice, ovvero Sinistra al caviale, Destra al
fois gras e Chiesa a braccia aperte). Ebbene là
dentro, anche se mai chiamato per nome, Magdi occupa
un bel po’ di pagine. Una quasi intera, e pedante,
è dedicata al fatto che lui non saprebbe scrivere
in italiano, prova ne sia che scrive “per bene”
staccato invece che “perbene” attaccato;
poi è presentato come il campione di coloro che
credono che esista un “Islam moderato”;
infatti gli viene imputata una cronaca elogiativa dell’incontro
con i musulmani al Quirinale, con Ciampi, “manco
fosse la conferenza di Yalta”, e si è poi
spinto fino all’affronto di immaginare, insieme
a Pisanu, la cittadinanza italiana per i “figli
di Allah”, che si riproducono “come topi”
(nel pezzo del Magazine i “topi”
non ci sono: Magdi li ha trasformati in “cloni”,
immagine decisamente meno pittoresca – E non oso
immaginare quali reazioni l’autrice della Forza
della Ragione avrebbe avuto se l’editore
le avesse proposto questo genere di “attenuazione”).
Mi pareva di ricordare anche un’imputazione più
grave che Oriana gli faceva: l’aver condotto una
campagna contro una edizione del Corano cara all’Ucoii
a favore di un’altra edizione: errore di insensataggine,
di candore, tipico di “un mussulmano in bilico
tra l’Occidente e l’Islam, il cervello in
Occidente, il cuore in Islam”: il Corano è
“impurgabile”, e i fondamentalisti ne sono
i migliori interpreti, gli integralisti sono buoni musulmani
non gli altri.
Di tutto questo, mi pareva anche di ricordare, Magdi
Allam si era reso ben conto e infatti aveva dedicato
il capitolo di un suo libro a Oriana, scrivendole una
lettera aperta: “Il tuo ragionamento finisce per
risultare simmetrico a quello degli integralisti islamici
che mi hanno condannato a morte”. Ho controllato:
quel capitolo c’è ancora. Magdi si difende
con argomenti forti, respinge “i sarcasmi”
e denuncia “il qualunquismo” di quei discorsi
– altro che questioni di “punteggiatura”!
– facendo valere “il vissuto di una persona
musulmana perbene” (tutto attaccato). Questo nel
libro. Ora invece sul Magazine leggiamo che
“Oriana ha avuto l’onestà intellettuale
e il coraggio umano di affrontare di petto la radice
del male del nostro secolo” e di “infrangere
i tabù del perbenismo” (attaccato). Omissioni,
edulcorazioni e svolte di 180 gradi. Qualche spiegazione
non sarebbe necessaria?
Due osservazioni che sono la mia morale della storia.
La prima: in questo e in altri campi sarebbe bello vedere
diminuire la temperatura propagandistica, meno ideologia,
più argomentazioni, meno polarizzazione amico-nemico,
un po’ più di colori intermedi. La seconda:
i lettori di Magdi Allam, come quelli di Oriana Fallaci
e tutti gli altri, meritano più rispetto; dunque
smettiamola di pensare che ci siano categorie di libri
da trattare con sufficienza (come di fatto si fa) e
da sottrarre al vaglio critico. Vagliamoli.
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