Tratto
dal quotidiano Europa.
Giorgio Tonini su Europa ce la mette tutta per dimostrare
che i cattolici democratici non debbono avere alcuna
riserva nel favorire la nascita del Partito democratico.
Apprezzo moltissimo la sua intelligente determinazione,
anche se la ritengo per molti aspetti super?ua non dovendo
convincere chi si ritiene fra gli ideatori e promotori
del progetto.
Egli peraltro, da esponente dei cristiano sociali,
cioè di quei cristiani che storicamente hanno
escluso per principio di aderire al cammino che ha portato
la maggior parte dei credenti a ritrovarsi prima nella
Dc e poi nel Ppi ritenendo al contrario di dover fecondare
il socialismo italiano dall’interno, cerca oggi
di convincere chi ne è fuori a entrare nella
grande famiglia socialista italiana ed europea senza
esitazioni.
Posizione rispettabilissima ma a mio avviso non proprio
corrispondente all’ambizione che ha mosso tanti
di noi e più ancora di quella parte dell’elettorato
“senza casa” a pensare a una forza politica
nuova, il Partito democratico appunto. In questo spirito
ha assoldato anche Giuseppe Dossetti richiamando un
suo articolo dell‘8 settembre 1945 apparso su
un quotidiano di Reggio Emilia con il titolo “Fede
religiosa e idea socialista”.
Nel suo articolo di due giorni fa ne riporta correttamente
ampi stralci, a cui mi permetto aggiungerne un altro:
“… non bisogna barare (perché è
un vero mutare le carte in tavola) accumulando sullo
stesso piano il socialismo per esempio italiano e quello
odierno di Blum o quello del laburismo inglese”.
Appunto, non bisogna barare. Del resto è noto
che l’esperienza del laburismo britannico in quegli
anni suggestionasse molto i cattolici italiani se persino
De Gasperi lo evocò in una famosa intervista
rilasciata a Il Messaggero il 17 Aprile 1948.
Quando Tonini parla del socialismo italiano di oggi
(lasciamo perdere la storia di ieri) pensa proprio che
si possano evocare quegli orizzonti di cui parla Dossetti
“di un socialismo spirituale e cristiano, quel
socialismo che non solo noi vogliamo, ma che fermamente
crediamo sarà la grande conquista dell’Europa
di domani”? Dopotutto nessuno di noi oggi lo pretenderebbe,
nel senso che non chiede un’evoluzione in senso
spirituale e cristiano del socialismo.
Più semplicemente ci limitiamo a osservare con
spirito di onestà che il Partito democratico
che noi vogliamo con determinazione non può essere
una nuova “forma” socialista.
Veltroni a Pesaro ha detto che il cammino del nuovo
partito è cominciato alla Bolognina.
Ma che c’entriamo noi che siamo estranei a quella
storia con la Bolognina? Nel dibattito molto interessante
che si sta sviluppando su La Repubblica abbiamo letto
invece interventi di varie personalità che vantano
la ?erezza di essere socialista (Giuliano Amato) e le
ragioni per cui il socialismo non può morire
(Massimo Salvadori), mentre altri parlano di esaurimento
della stagione socialista (Lloyd e Giddens).
Tonini su Europa ci dice che senza (tra altri)
i cattolici democratici, i Ds “non potranno diventare
un vero partito socialista europeo”. Posizione
condivisa, quantunque non così chiaramente esplicitata,
da altri uomini politici e intellettuali di sinistra
con cui capita di parlare di questo tema.
Di nuovo ho molto rispetto di questa opinione, ma mi
chiedo se i cattolici democratici italiani che hanno
prodotto una cultura che continua a fecondare il dibattito
politico e che a suo tempo ha ispirato largamente il
sostrato culturale della nostra carta costituzionale
oltre che l’azione di alcune generazioni di uomini
politici che hanno avuto un ruolo importante nella ricostruzione
materiale e morale del paese, debbano porsi oggi, come
proprio, l’obiettivo di aiutare i Ds a diventare
“un vero partito socialista europeo”.
Se fosse questa la mission del Partito democratico
è evidente che non interesserebbe la gran parte
di quanti hanno sempre avuto rispetto e apprezzamento
per la tradizione socialista ma se ne sono sempre considerati
estranei. Lo dico con circospezione perché so
che il percorso avviato per la costruzione del nuovo
partito è piuttosto delicato e mi guardo bene
dal creare nuovi ostacoli. Ma non posso non richiamare
l’attenzione di molti interlocutori di area diessina
sul rischio che questa loro “linea” di motivazioni
anziché arricchire il confronto possa renderlo
più contratto, mentre rivela insuperate condizioni
identitarie che non facilitano certo l’approdo
verso cui tendiamo. Non sono infatti i cattolici che
stanno ponendo questioni identitarie e ultimative come
quella indicata proprio da Giorgio Tonini, un diessino
serio cristiano e liberal, che conclude il suo citato
articolo affermando perentoriamente che il Partito democratico
“non potrà collocarsi in Europa se non
nel campo del socialismo europeo”.
Ma, anche ammesso che si debba approdare lì
senza neppure discuterne e che tutti oggi si debba lavorare
per far diventare i Ds “un vero partito socialista
europeo” mi permetto di chiedere a Tonini se gli
è capitato di riflettere sulle ragioni per cui
proprio l’esperienza dei cristiano sociali non
è stata sufficiente per raggiungere questo obiettivo.
Non c’è dubbio che sono proprio tali difficoltà
a rendere oggi necessarie riflessioni e interrogativi.
Non credo, infatti, che quanto avvenuto sia frutto di
inadeguatezza o cattiva volontà.
Resta il dato che se si vuole circoscrivere l’orizzonte
del Partito democratico dentro il perimetro del socialismo
italiano ed europeo, nessuno oggi può evitare
questa ri?essione e questo interrogativo. Tutto ci porta
a concludere che l’approccio vagamente ideologico
e comunque tutto interno alla vicenda socialista non
porta da nessuna parte. Io penso che il Partito democratico
non abbia alternative e, dunque, debba venire alla luce
in tempi ragionevolmente non lunghi, ma deve essere
percepito sul serio come una cosa nuova. Un incontro
fecondo di donne e uomini liberati dai residui ideologici
del Novecento o addirittura del secolo ancora precedente,
capaci di guardare avanti e di scommettersi una nuova
identità sul futuro dell’Italia e dell’Europa.
Prendendo dal passato con spirito veramente nuovo, cioè
libero, solo quanto serve per il futuro.
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