303 - 25.07.06


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Settimana infuocata
tra i colori del Cairo

Federica Zoja



Per gli italiani d’Egitto, quella terminata domenica scorsa con la vittoria calcistica sulla Francia è stata una settimana di fuoco, trascorsa fra gli sfottò dei cugini d’oltralpe e l’aperta ostilità dei tedeschi residenti nella megalopoli.
Tensione in aumento a partire da martedì 4 luglio, in occasione della semifinale con la Germania. Distribuiti fra ristoranti e caffè a bordo Nilo o al Circolo ricreativo italiano presso il Consolato, i connazionali residenti al Cairo hanno sofferto e sudato con i calciatori fino ai due goal risolutivi di fine partita.

“Comunque vada saremo sempre amici”. Un film d’amore di serie B? Quasi. La frase infelice, che ricorda il “comunque vada sarà un successo” di Piero Chiambretti al Festival di Sanremo 1997, è tutta made in Germany. L’episodio, vissuto da chi scrive, ha per protagonisti due tavoli adiacenti in un caffè cairota, un nutrito gruppo di tifosi italiani e tedeschi, e i rispettivi amici egiziani, schierati sui due fronti.
Pronunciata pochi minuti prima del calcio d’inizio di Italia-Germania da una copia sbiadita del cancelliere Angela Merkel, la frase in questione ha dapprima l’effetto di inorridire la tifoseria tricolore, poi di suscitare inquietanti interrogativi.

Perché mai dovremmo essere calcisticamente amici? E poi, chi vi dà la sicurezza che questa volta ce la farete? Qualcuno ha portato il cornetto rosso? E infine, di che nazionalità è l’arbitro? Ma soprattutto, che cosa spinge una elegante signora egiziana in galabeya a mescolarsi alla tifoseria germanica, tutta birra e fischi?

Due ore dopo, niente di più giusto, quindi, che infierire senza pietà sull’avversario, gli occhi sbarrati nel vuoto e un piede già fuori dal club Sangria, un’oasi di divanetti, televisori e megaschermo sulla Corniche del Nilo. Tardivo il pentimento di una giovane Cleopatra: “Al vostro tavolo non c’era posto…”.

Stessa scena domenica 9 luglio. Ma la pressione atmosferica non ha paragoni.
Da giorni magliette e bandiere delle due nazionali colorano i quartieri cairoti più cosmopoliti: Zamalek, Mohandesseen, Maadi. Per non parlare di taxi e vetture private.

A onor di cronaca, il cuore egiziano batte per Roma, per lo stivale, per Totti e Cannavaro. I discendenti dei faraoni ostentano sicurezza, molto di più di quelli di Cesare: quella 2006 sarà una coppa italica, prevedono.
Quanto agli azzurri all’estero, la speranza è l’ultima a morire, ma dopo il Moggi-gate sono in pochi a crederci davvero. Perché i francesi hanno fortuna, i rigori li snocciolano, dalla loro hanno un nazionalismo incrollabile e una squadra dai mille colori che fa invidia a Benetton.

No, con i francesi no. Questo il passaparola portafortuna che ogni italiano degno di questo nome si affretta a comunicare agli amici in Egitto. E poi, “ve lo immaginate il dopo?”. Al Cairo, galli e romani conducono vita ravvicinata, fra intrecci lavorativi e culturali. Come sopportare il ritornello “Ah, les italiens…” per tutta l’estate nord africana?

Eppure, contro ogni facile previsione, c’è chi la partita la segue fianco a fianco con il nemico, negli aqwa (caffè) del centro, nei salotti cosmopoliti, nei giardini dei grandi alberghi. Divisi fino al fatidico momento, quando sullo schermo il toro Zinédine Zidane va avanti, ci ripensa e torna indietro, con l’obiettivo di incornare Marco Materazzi.

All’istante il risultato finale e i ‘bleus’ del Cairo perdono il loro colore. Di pari passo, la gioia italiana non è piena. Anche dopo il rigore di Fabio Grosso, i festeggiamenti sono moderati.
Un passaggio veloce sotto l’ambasciata francese, poi un giro nella piazza simbolo della capitale egiziana, Midan Tahrir, e i clacson sotto la rappresentanza italiana.

Non c’è verso di ‘strafare’, qualche francese si aggrega al corteo italiano e la compassione ha la meglio. Tutti rinnegano il capitano – non è ancora il momento del “Ma che cosa gli avrà detto Materazzi?” – qualcuno abbozza addirittura l’inno di Mameli. Clamoroso ribaltone sportivo che lascia l’amaro in bocca.
Ma la ‘Kaas el aalam’, la coppa del mondo, vola in Italia e per giorni amici e conoscenti egiziani non parleranno di altro. Un piccolo surrogato per chi vede le cerimonie romane post-vittoria solo da lontano.




 

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