Sarà che
il calcio italiano non sta troppo simpatico, tra gli
scandali recenti e lo storico pregiudizio del catenaccio.
Sarà che non abbiamo offerto sempre un gioco champagne,
e che è più difficile celebrare una vittoria quando
non c'è un singolo "eroe" che svetta sugli altri. Ma
a leggere la stampa internazionale (e a guardare le
figure) non sembra che la protagonista della finale
dei mondiali di Germania 2006 sia stata l'Italia (che
li ha vinti dopo 24 anni, questi maledetti campionati),
ma la Francia. O meglio il suo capitano, Zinedine Zidane,
che si è fatto espellere dopo una testata in petto a
un avversario (roba che neanche i campetti delle periferie).
Anche la stampa araba ha fatto altrettanto, e la cosa
non stupisca. Non solo perché è in buona compagnia (anche
i colleghi occidentali hanno dato ampio spazio alle
gesta del francese, e la Fifa lo ha eletto miglior giocatore
del mondiale, con buona pace del tanto sbandierato fair
play). Ma soprattutto perché in Zizou, nato a Marsiglia
da genitori algerini, le genti arabe vedono un loro
simbolo, un eroe del riscatto arabo: "Ho guardato la
partita in un bar del Marocco dove tutti tifavano non
tanto per la Francia quanto per Zidane - ha scritto
su la Repubblica lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun
- Tutti gli occhi erano puntati su Zidane e nient'altro
che su Zidane".
L'enigma Zizou, che sul britannico The Observer lo
scrittore Andrew Hussey ha cercato di spiegare con acume:
"La violenza occasionale potrebbe essere un prodotto
di questo conflitto interno: il franco-algerino per
sempre sospeso tra le culture. Ma è altrettanto probabile
che, anche se in pubblico mostra un volto sereno e sorridente,
sotto è sempre la testa calda delle mean streets di
La Castellane (il quartiere di Marsiglia in cui è nato,
ndr). 'Nessuno sa se Zidane sia un angelo o un demone',
dice il cantante rock Jena-Louis Murat, fan del giocatore.
'Sorride come Santa Teresa e ha la smorfia del serial
killer'".
"Che piaccia o no, Zidane ha contribuito a suo modo
a far conoscere il suo paese d'origine e a migliorare
la sua immagine in momenti cruciali", ha commentato
un opinionista del sito algerino
El Annabi usando argomenti che possono facilmente
valere non solo per l'Algeria, ma per la più ampia comunità
araba immigrata in Europa. A ciò si aggiunga che l'insulto
dell'italiano Marco Materazzi che, secondo il quotidiano
britannico The Guardian, avrebbe provocato la reazione
del numero 10 transalpino, va a toccare nel profondo
la sensibilità araba e musulmana. "Terrorista" (se così
si è veramente espresso Materazzi) è una parola che
spalanca, nella sua banalità, un mondo di guerre, pregiudizi
e esclusioni, e si presta a dibattiti complicati.
Ecco spiegato il monotematismo della stampa araba,
che riflette i sentimenti del suo pubblico. "La maggioranza
dei tifosi del Qatar è dispiaciuta per l'eliminazione
della Francia e per l'espulsione del suo capitano",
ha raccontato il quotidiano qatariota
The Peninsula , che ha poi citato un lettore giustificazionista:
"Zidane aveva il diritto di colpire quel giocatore italiano".
Per il giornale l'Arabia Saudita ha tifato Italia, mentre
Libia e Maghreb sostenevano i transalpini, soprattutto
in virtù delle origini nordafricane di diversi calciatori.
Zidane ha eclissato la vittoria azzurra anche sulla
stampa dell'Indonesia, il più grande paese musulmano,
mentre sul primo francofono di Tunisia,
La Presse , è apparso un editoriale in cui ci si
rammaricava perché, "invece di stendere il provocatore
Marco Materazzi, il colpo di testa ha devastato la reputazione
di uno dei migliori giocatori di tutti i tempi".
Il quotidiano algerino
Le Quotidien sottolinea le parole dell'ex ministro
Calderoli ("La Francia ha sacrificato la sua identità
schierando negri, islamici e comunisti"), e dice che,
se è vero che Materazzi si è riferito ai musulmani e
li ha chiamati "terroristi", allora "molti, almeno in
Algeria, sarebbero dispiaciuti che Zidane abbia indirizzato
il suo colpo di testa verso il petto, perché avrebbe
dovuto tirarlo qualche centimetro più in alto, verso
la gola". Ma se
Le Soir d'Algerie giudica imperdonabile il gesto,
in qualunque modo il giocatore del Real Madrid sia stato
offeso da Materazzi, il presidente algerino Abdelaziz
Bouteflika ha voluto esprimere pomposamente tutto il
suo affetto verso Zizou, con una lettera in cui ha espresso
"comprensione" verso il colpo di testa: "Davanti a quella
che non poteva che essere una grave aggressione, voi
avete reagito da uomo d'onore, prima di ricevere, senza
batter ciglio, il verdetto - ha scritto il presidente
della Repubblica - L'Algeria e gli algerini sono fieri
di lei".
Quello che i giornali arabi hanno lasciato intendere
(che tifavano Francia e che il gesto di Zidane, pur
condannabile, era motivato da un grave insulto), i blog
arabi in lingua inglese lo hanno espresso senza freni.
"Mataratzi Nazi", scrive un lettore del blog
Kabobfest . "Zizou ha fatto bene - gli ha fatto
eco un altro sito - è il solo modo per rispondere ai
razzisti, rispondere fisicamente". "Maceratti-gay. We
support Zidane, he is real man", scrive Husan, e nella
lode al campione di Marsiglia, nel forum, sono uniti
dalla Serbia all'Afghanistan.
In parte del mondo arabo, insomma, la rabbia e l'orgoglio
di Zinedine Zidane sono state l'occasione per praticare
uno sport molto diffuso sulla sponda sud del Mediterraneo,
il vittimismo. Questo sport, molto praticato anche in
Italia (con analoga sindrome da complotto) è bene espresso
da un editoriale del tunisino
Le Temps , che ha scritto: "Se Zidane ha dato quel
colpo di testa è perché il giocatore italiano, abituato
allo sporco ambiente degli stadi italiani, deve avergli
detto una frase umiliante. Dico umiliante perché gli
arabi sono umiliati da troppo tempo. E la storia, se
avrà un giorno il coraggio di denunciare Materazzi,
darà ragione a questo mago della palla rotonda senza
il quale la Francia non avrebbe mai vinto il Mondiale".
Il vittimismo di alcuni arabi, alimentato dal provinciale
giustificazionismo del presidente algerino Bouteflika,
non è condiviso dal quotidiano panarabo londinese
Dar Al-Hayat , che allo sport del vittimismo preferisce
lo sport del calcio. Dopo una bella vacanza durata un
mese, ha scritto Dar Al-Hayat, il mondo torna alla frustrazione.
Dopo un mese di calcio, si ritorna a Kim Il Jong, Mahmoud
Ahmedinejad e Osama bin Laden. Era meglio Materazzi.
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it
|