303 - 25.07.06


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La stampa araba
assolve e osanna Zizou

Daniele Castellani Perelli



Sarà che il calcio italiano non sta troppo simpatico, tra gli scandali recenti e lo storico pregiudizio del catenaccio. Sarà che non abbiamo offerto sempre un gioco champagne, e che è più difficile celebrare una vittoria quando non c'è un singolo "eroe" che svetta sugli altri. Ma a leggere la stampa internazionale (e a guardare le figure) non sembra che la protagonista della finale dei mondiali di Germania 2006 sia stata l'Italia (che li ha vinti dopo 24 anni, questi maledetti campionati), ma la Francia. O meglio il suo capitano, Zinedine Zidane, che si è fatto espellere dopo una testata in petto a un avversario (roba che neanche i campetti delle periferie).

Anche la stampa araba ha fatto altrettanto, e la cosa non stupisca. Non solo perché è in buona compagnia (anche i colleghi occidentali hanno dato ampio spazio alle gesta del francese, e la Fifa lo ha eletto miglior giocatore del mondiale, con buona pace del tanto sbandierato fair play). Ma soprattutto perché in Zizou, nato a Marsiglia da genitori algerini, le genti arabe vedono un loro simbolo, un eroe del riscatto arabo: "Ho guardato la partita in un bar del Marocco dove tutti tifavano non tanto per la Francia quanto per Zidane - ha scritto su la Repubblica lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun - Tutti gli occhi erano puntati su Zidane e nient'altro che su Zidane".

L'enigma Zizou, che sul britannico The Observer lo scrittore Andrew Hussey ha cercato di spiegare con acume: "La violenza occasionale potrebbe essere un prodotto di questo conflitto interno: il franco-algerino per sempre sospeso tra le culture. Ma è altrettanto probabile che, anche se in pubblico mostra un volto sereno e sorridente, sotto è sempre la testa calda delle mean streets di La Castellane (il quartiere di Marsiglia in cui è nato, ndr). 'Nessuno sa se Zidane sia un angelo o un demone', dice il cantante rock Jena-Louis Murat, fan del giocatore. 'Sorride come Santa Teresa e ha la smorfia del serial killer'".

"Che piaccia o no, Zidane ha contribuito a suo modo a far conoscere il suo paese d'origine e a migliorare la sua immagine in momenti cruciali", ha commentato un opinionista del sito algerino El Annabi usando argomenti che possono facilmente valere non solo per l'Algeria, ma per la più ampia comunità araba immigrata in Europa. A ciò si aggiunga che l'insulto dell'italiano Marco Materazzi che, secondo il quotidiano britannico The Guardian, avrebbe provocato la reazione del numero 10 transalpino, va a toccare nel profondo la sensibilità araba e musulmana. "Terrorista" (se così si è veramente espresso Materazzi) è una parola che spalanca, nella sua banalità, un mondo di guerre, pregiudizi e esclusioni, e si presta a dibattiti complicati.

Ecco spiegato il monotematismo della stampa araba, che riflette i sentimenti del suo pubblico. "La maggioranza dei tifosi del Qatar è dispiaciuta per l'eliminazione della Francia e per l'espulsione del suo capitano", ha raccontato il quotidiano qatariota The Peninsula , che ha poi citato un lettore giustificazionista: "Zidane aveva il diritto di colpire quel giocatore italiano". Per il giornale l'Arabia Saudita ha tifato Italia, mentre Libia e Maghreb sostenevano i transalpini, soprattutto in virtù delle origini nordafricane di diversi calciatori. Zidane ha eclissato la vittoria azzurra anche sulla stampa dell'Indonesia, il più grande paese musulmano, mentre sul primo francofono di Tunisia, La Presse , è apparso un editoriale in cui ci si rammaricava perché, "invece di stendere il provocatore Marco Materazzi, il colpo di testa ha devastato la reputazione di uno dei migliori giocatori di tutti i tempi".

Il quotidiano algerino Le Quotidien sottolinea le parole dell'ex ministro Calderoli ("La Francia ha sacrificato la sua identità schierando negri, islamici e comunisti"), e dice che, se è vero che Materazzi si è riferito ai musulmani e li ha chiamati "terroristi", allora "molti, almeno in Algeria, sarebbero dispiaciuti che Zidane abbia indirizzato il suo colpo di testa verso il petto, perché avrebbe dovuto tirarlo qualche centimetro più in alto, verso la gola". Ma se Le Soir d'Algerie giudica imperdonabile il gesto, in qualunque modo il giocatore del Real Madrid sia stato offeso da Materazzi, il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika ha voluto esprimere pomposamente tutto il suo affetto verso Zizou, con una lettera in cui ha espresso "comprensione" verso il colpo di testa: "Davanti a quella che non poteva che essere una grave aggressione, voi avete reagito da uomo d'onore, prima di ricevere, senza batter ciglio, il verdetto - ha scritto il presidente della Repubblica - L'Algeria e gli algerini sono fieri di lei".

Quello che i giornali arabi hanno lasciato intendere (che tifavano Francia e che il gesto di Zidane, pur condannabile, era motivato da un grave insulto), i blog arabi in lingua inglese lo hanno espresso senza freni. "Mataratzi Nazi", scrive un lettore del blog Kabobfest . "Zizou ha fatto bene - gli ha fatto eco un altro sito - è il solo modo per rispondere ai razzisti, rispondere fisicamente". "Maceratti-gay. We support Zidane, he is real man", scrive Husan, e nella lode al campione di Marsiglia, nel forum, sono uniti dalla Serbia all'Afghanistan.

In parte del mondo arabo, insomma, la rabbia e l'orgoglio di Zinedine Zidane sono state l'occasione per praticare uno sport molto diffuso sulla sponda sud del Mediterraneo, il vittimismo. Questo sport, molto praticato anche in Italia (con analoga sindrome da complotto) è bene espresso da un editoriale del tunisino Le Temps , che ha scritto: "Se Zidane ha dato quel colpo di testa è perché il giocatore italiano, abituato allo sporco ambiente degli stadi italiani, deve avergli detto una frase umiliante. Dico umiliante perché gli arabi sono umiliati da troppo tempo. E la storia, se avrà un giorno il coraggio di denunciare Materazzi, darà ragione a questo mago della palla rotonda senza il quale la Francia non avrebbe mai vinto il Mondiale".

Il vittimismo di alcuni arabi, alimentato dal provinciale giustificazionismo del presidente algerino Bouteflika, non è condiviso dal quotidiano panarabo londinese Dar Al-Hayat , che allo sport del vittimismo preferisce lo sport del calcio. Dopo una bella vacanza durata un mese, ha scritto Dar Al-Hayat, il mondo torna alla frustrazione. Dopo un mese di calcio, si ritorna a Kim Il Jong, Mahmoud Ahmedinejad e Osama bin Laden. Era meglio Materazzi.




 

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