302 - 07.07.06


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E i sons of Italy beffarono Tremaglia
Francesca Guinand

Tra i protagonisti assoluti delle elezioni politiche del 2006 ci sono di certo gli italiani all’estero. Per almeno due motivi. Primo: è sta la prima volta che hanno votato. Secondo: gli italiani nel mondo hanno fatto pendere l’ago della bilancia, fino alla fine incerto, a sinistra, e sono stati determinanti soprattutto al Senato dove l’Unione ha “sorpassato” la Cdl grazie a quattro senatori eletti all’estero. Ma il dopo elezioni si tinge di dubbi e polemiche, a partire dall’affaire delle schede contestate e il caos degli scrutini. Sul voto degli italiani residenti fuori dai confini nazionali si sono levate dal centro destra voci che parlano di brogli e, per usare le parole dell’ex-ministro degli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia, “gravissime irregolarità” ed “errori” del Viminale.

Innanzi tutto il 10% degli elettori (228 mila persone su un totale di 2 milioni e 707.988) non avrebbe ricevuto il plico con la scheda e la documentazione per votare dai consolati. E di chi la colpa? Secondo Tremaglia non del ministero degli Esteri (all’epoca dei fatti guidato da Fini), ma dei singoli Comuni che non avrebbero provveduto a individuare i propri cittadini che risiedono all’estero. In più, in una dettagliata intervista al quotidiano La Repubblica Tremaglia denuncia che altre 48.277 schede elettorali sono state bruciate in giro per il mondo perché arrivate in ritardo, dunque inutilizzabili.

Ed eccoci al capitolo “caos degli scrutini”. La confusione dello spoglio delle schede arrivate dall’estero è stata causata alla scelta del luogo, un maxi capannone allestito dalla protezione civile a Castelnuovo di Porto al nord di Roma, e all’elevato numero di partecipanti: 3.825 fra presidenti e scrutinatori, più 785 rappresentanti di lista cui si sono aggiunti 250 rappresentanti del sindaco di Roma, 300 vigili urbani. Ne è conseguito un elevato ritardo, che ha fatto slittare di 24 ore la consegna dei risultati. Ma non è finita qui. Oltre a questi problemi tecnico-amministrativi, in Australia, in Colombia e Svizzera sarebbero arrivati volantini inseriti dentro le buste elettorali. E come se non bastasse gli elettori italo-venezuelani avrebbero ricevuto schede spillate a volantini dei leghisti.
Completano il quadro delle polemiche il mistero dei voti doppi citato più volte da Marco Zacchera, coordinatore del dipartimento esteri di An, e il giallo delle 38 mila schede destinate alla Germania, scomparse una volta aperto lo scrutinio.

Oltre a questi disguidi amministrativi ed errori tecnici, l’intera faccenda ha colpito in prima persona proprio Tremaglia. L’ironia della sorte ha voluto che proprio lui, padre della legge che permette agli italiani all’estero di esprimere il proprio voto senza dover tornare in Italia, fosse doppiamente vittima di quest’iniziativa: ha perso le elezioni nella circoscrizione estero e ha consegnato la vittoria sul filo di lana agli avversari di sinistra. Come hanno scritto i quotidiani nell’aprile scorso, i suoi sons of Italy lo hanno tradito.

La querelle sul voto all’estero però non si è ancora ufficialmente conclusa. Il ministro Tremaglia e gli eurodeputati Tajani, Antoniozzi e Zappalà (Fi) hanno presentato un esposto alla procura di Roma: un documento di undici capitoli più un dvd con spezzoni della trasmissione Striscia la notizia che dovrebbero dimostrare l’irregolarità del voto all’estero. Soprattutto in Belgio, California, Azzorre, Svizzera e Argentina le votazioni si sarebbero svolte in circostanze poco chiare. Secondo gli onorevoli il filmato di Striscia “documenta fatti in grado di dimostrare la necessità di fare chiarezza sul voto degli italiani all’estero”. Insomma, dopo due mesi dalle elezioni, a risultati ormai acquisiti, la polemica ancora non si placa.

 

 

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