302 - 07.07.06


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Libro nero della giustizia violata

Alessandro Russo



Una veste grafica ironica, ispirata alle pagine gialle, per quello che apparentemente è il libro nero della giustizia violata. Apparentemente perché il Rapporto sui diritti globali, in uscita questo mese edito dall’Ediesse, è un dossier aperto nato per favorire un ritorno all’etica nell’economia e nella politica e per concretizzare l’incontro tra azione di governo e società civile. Un tomo di 1.376 pagine, non una di meno, che, a dispetto della ponderosità, è di facile consultazione. Lo scopo di questa pubblicazione è quello di fare il punto sulle emergenze sociali: si parte dall’Italia, dalle profonde lacerazioni democratiche del quinquennio Berlusconi, ma lo scenario definito è mondiale, anzi globale. Una panoramica sui diritti, per lo più negati, che conferma le allarmanti previsioni presentate nella scorsa edizione. Crescita delle diseguaglianze, spirale terrorismo-guerra-terrorismo, degrado ambientale.

“Si tratta dell’unica pubblicazione organica che prova a leggere i processi, le trasformazioni e i problemi del mondo di oggi, assumendo come punto di partenza quello dei diritti, e quindi quello delle persone, rovesciando così un’impostazione culturale tipica del pensiero e della cultura liberista”, scrive nella prefazione il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, il sindacato che insieme all’Arci, all’associazione Antigone, alla Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, al Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, al Forum Ambientalista e a Legambiente, si è fatto promotore di questa opera di primaria importanza, volta alla conoscenza degli argomenti sociali, delle crisi democratiche e delle emergenze civili che attraversano le istituzioni mondiali in questa fase storica.

Il rapporto 2006 fotografa il continuo attentato al principio di uguaglianza avvenuto prima di tutto nel nostro paese, ma anche in Europa e nel resto del mondo, e significativamente esce in questi giorni tra i primi e timidi passi del governo e il prossimo e importante referendum sulla Costituzione.
L’Italia, secondo il rapporto che fa affidamento, tra gli altri, ai dati dell’Istat, è schiacciata in fondo alle classifiche europee. La crescita delle disuguaglianze tra cittadini, l’immobilismo sociale e l’incertezza del sistema economico sono le principali cause. Allarmante a questo proposito l’incremento della condizione di povertà che dal 2004 coinvolge 800.000 persone in più e riguarda un numero di nuclei familiari pari a 2.674.000. Numeri che nel Sud statisticamente corrispondono a una famiglia su quattro. L’impoverimento generale delle famiglie è poi strettamente legato a quello del lavoro dipendente, la cui retribuzione è cresciuta tra il 2000 e il 2004 solo dell’1,6%, un dato che confrontato con l’aumento del 10,1% del reddito del lavoro autonomo fa capire bene in che direzione si muovano ricchezza e benessere.

L’assalto ai diritti di ciascuno si conferma nella logica dell’evasione del diritto tutti in favore del benessere personale. Questa considerazione è confermata dal rapporto tra gli italiani e il fisco. Che gli italiani abbiano sempre avuto difficoltà con le tasse è cosa nota, basti pensare alle dichiarazioni in coda di campagna elettorale, i ripetuti scioperi fiscali promossi in questi anni, la continua legittimazione dell’evasione. In base ai dati dell’Agenzia delle entrate e del Secit l’evasione della base imponibile dell’Irpef è stimata per i lavoratori autonomi e le piccole imprese tra il 55% e il 70%. Complessivamente, tra tutte le entrate, mancano allo Stato più di 80 miliardi di euro. A questi dati si aggiungono il clima di insicurezza dovuto alla precarizzazione del lavoro e soprattutto alla mancanza di strumenti di welfare per contrastare la povertà.

L’Italia infatti rimane l’unico paese dell’Unione Europea, insieme alla Grecia, a non avere una legislazione adeguata, una lacuna che si potrebbe colmare con l’inserimento del reddito minimo o soluzioni simili, strumenti comunque tendenti a favorire l’inclusione sociale. Nel quadro emergono poi gli altri paradossi italiani, come il pregevole settimo posto nella classifica europea per le pubblicazioni scientifiche e il venticinquesimo per la spesa volta a favorire la ricerca scientifica e lo sviluppo. La poca attenzione alla formazione e alla conoscenza si lega al limitato uso del computer da parte della popolazione.

Tra i dati emerge che in Italia tre persone su quattro non si connettono a internet. Mancanza di informazione assoggettata dalla generale incapacità dei media di riflettere un’immagine del paese pari a quella reale. Per le discussioni di casa nostra si parte da queste amare classifiche e statistiche per proporre una discussione che travalica le pagine del volume e vuole coinvolgere tutta la società civile.

Ma il rapporto non si ferma alla nostra condizione particolare perché la forza di questa visione è nel ricondurre le particolarità dei vari paesi nelle tendenze globali, che a parte casi specifici, non paiono migliori. Nell’ultimo anno il livello di disoccupazione mondiale è stimato in un aumento di 2,2 milioni di persone, mentre la metà dei lavoratori non percepisce un reddito che consenta una vita al di sopra della soglia di povertà, soprattutto nei paesi sconvolti da crisi umanitarie.

Lo sguardo ovviamente si allarga anche ai trust delle multinazionali, con riferimento particolare a quelle del farmaco e alle loro responsabilità nel non sciogliere i diritti sulla proprietà dei brevetti. E ancora la salute, nelle malattie dimenticate del continente africano, delle regioni asiatiche e dell’America Latina. Il volume infatti affronta quattro grandi argomenti del diritto, sulla scia delle grandi conquiste civili del secolo scorso: i diritti economico-sindacali con riferimento a quelli del lavoro e della sua sicurezza, i diritti sociali, con le possibili nuove politiche di welfare, i problemi legati alla giustizia e al carcere e le prospettive del terzo settore, i diritti umani, civili e politici dove sono poste in rilievo le questioni legate alla guerra e al terrorismo, alla condizione dei migranti e dei profughi, ma anche quelli delle donne e dei soggetti omosessuali e infine i diritti globali, che comprendono le riflessioni sulla globalizzazione, sulla crisi della costituzione europea, l’ambiente, inteso soprattutto come diritto delle e alle sue risorse, la salute e i diritti alla conoscenza e alle culture.

A corredare le quattro tematiche di analisi l’edizione presenta diversi apparati, come le prospettive future, focus specifici su temi cardinali, approfondite schede cronologiche degli eventi, le parole chiave, una sezione che segnala le “buone pratiche”, un apparato bibliografico utile per approfondire gli argomenti e una selezione di siti web legati alle tematiche del rapporto.


 


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