Una veste
grafica ironica, ispirata alle pagine gialle, per quello
che apparentemente è il libro nero della giustizia
violata. Apparentemente perché il Rapporto
sui diritti globali, in uscita questo mese edito
dall’Ediesse, è un dossier aperto nato
per favorire un ritorno all’etica nell’economia
e nella politica e per concretizzare l’incontro
tra azione di governo e società civile. Un tomo
di 1.376 pagine, non una di meno, che, a dispetto della
ponderosità, è di facile consultazione.
Lo scopo di questa pubblicazione è quello di
fare il punto sulle emergenze sociali: si parte dall’Italia,
dalle profonde lacerazioni democratiche del quinquennio
Berlusconi, ma lo scenario definito è mondiale,
anzi globale. Una panoramica sui diritti, per lo più
negati, che conferma le allarmanti previsioni presentate
nella scorsa edizione. Crescita delle diseguaglianze,
spirale terrorismo-guerra-terrorismo, degrado ambientale.
“Si tratta dell’unica pubblicazione organica
che prova a leggere i processi, le trasformazioni e
i problemi del mondo di oggi, assumendo come punto di
partenza quello dei diritti, e quindi quello delle persone,
rovesciando così un’impostazione culturale
tipica del pensiero e della cultura liberista”,
scrive nella prefazione il segretario della Cgil Guglielmo
Epifani, il sindacato che insieme all’Arci, all’associazione
Antigone, alla Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia,
al Coordinamento Nazionale delle Comunità di
Accoglienza, al Forum Ambientalista e a Legambiente,
si è fatto promotore di questa opera di primaria
importanza, volta alla conoscenza degli argomenti sociali,
delle crisi democratiche e delle emergenze civili che
attraversano le istituzioni mondiali in questa fase
storica.
Il rapporto 2006 fotografa il continuo attentato al
principio di uguaglianza avvenuto prima di tutto nel
nostro paese, ma anche in Europa e nel resto del mondo,
e significativamente esce in questi giorni tra i primi
e timidi passi del governo e il prossimo e importante
referendum sulla Costituzione.
L’Italia, secondo il rapporto che fa affidamento,
tra gli altri, ai dati dell’Istat, è schiacciata
in fondo alle classifiche europee. La crescita delle
disuguaglianze tra cittadini, l’immobilismo sociale
e l’incertezza del sistema economico sono le principali
cause. Allarmante a questo proposito l’incremento
della condizione di povertà che dal 2004 coinvolge
800.000 persone in più e riguarda un numero di
nuclei familiari pari a 2.674.000. Numeri che nel Sud
statisticamente corrispondono a una famiglia su quattro.
L’impoverimento generale delle famiglie è
poi strettamente legato a quello del lavoro dipendente,
la cui retribuzione è cresciuta tra il 2000 e
il 2004 solo dell’1,6%, un dato che confrontato
con l’aumento del 10,1% del reddito del lavoro
autonomo fa capire bene in che direzione si muovano
ricchezza e benessere.
L’assalto ai diritti di ciascuno si conferma
nella logica dell’evasione del diritto tutti in
favore del benessere personale. Questa considerazione
è confermata dal rapporto tra gli italiani e
il fisco. Che gli italiani abbiano sempre avuto difficoltà
con le tasse è cosa nota, basti pensare alle
dichiarazioni in coda di campagna elettorale, i ripetuti
scioperi fiscali promossi in questi anni, la continua
legittimazione dell’evasione. In base ai dati
dell’Agenzia delle entrate e del Secit l’evasione
della base imponibile dell’Irpef è stimata
per i lavoratori autonomi e le piccole imprese tra il
55% e il 70%. Complessivamente, tra tutte le entrate,
mancano allo Stato più di 80 miliardi di euro.
A questi dati si aggiungono il clima di insicurezza
dovuto alla precarizzazione del lavoro e soprattutto
alla mancanza di strumenti di welfare per contrastare
la povertà.
L’Italia infatti rimane l’unico paese dell’Unione
Europea, insieme alla Grecia, a non avere una legislazione
adeguata, una lacuna che si potrebbe colmare con l’inserimento
del reddito minimo o soluzioni simili, strumenti comunque
tendenti a favorire l’inclusione sociale. Nel
quadro emergono poi gli altri paradossi italiani, come
il pregevole settimo posto nella classifica europea
per le pubblicazioni scientifiche e il venticinquesimo
per la spesa volta a favorire la ricerca scientifica
e lo sviluppo. La poca attenzione alla formazione e
alla conoscenza si lega al limitato uso del computer
da parte della popolazione.
Tra i dati emerge che in Italia tre persone su quattro
non si connettono a internet. Mancanza di informazione
assoggettata dalla generale incapacità dei media
di riflettere un’immagine del paese pari a quella
reale. Per le discussioni di casa nostra si parte da
queste amare classifiche e statistiche per proporre
una discussione che travalica le pagine del volume e
vuole coinvolgere tutta la società civile.
Ma il rapporto non si ferma alla nostra condizione
particolare perché la forza di questa visione
è nel ricondurre le particolarità dei
vari paesi nelle tendenze globali, che a parte casi
specifici, non paiono migliori. Nell’ultimo anno
il livello di disoccupazione mondiale è stimato
in un aumento di 2,2 milioni di persone, mentre la metà
dei lavoratori non percepisce un reddito che consenta
una vita al di sopra della soglia di povertà,
soprattutto nei paesi sconvolti da crisi umanitarie.
Lo sguardo ovviamente si allarga anche ai trust delle
multinazionali, con riferimento particolare a quelle
del farmaco e alle loro responsabilità nel non
sciogliere i diritti sulla proprietà dei brevetti.
E ancora la salute, nelle malattie dimenticate del continente
africano, delle regioni asiatiche e dell’America
Latina. Il volume infatti affronta quattro grandi argomenti
del diritto, sulla scia delle grandi conquiste civili
del secolo scorso: i diritti economico-sindacali con
riferimento a quelli del lavoro e della sua sicurezza,
i diritti sociali, con le possibili nuove politiche
di welfare, i problemi legati alla giustizia e al carcere
e le prospettive del terzo settore, i diritti umani,
civili e politici dove sono poste in rilievo le questioni
legate alla guerra e al terrorismo, alla condizione
dei migranti e dei profughi, ma anche quelli delle donne
e dei soggetti omosessuali e infine i diritti globali,
che comprendono le riflessioni sulla globalizzazione,
sulla crisi della costituzione europea, l’ambiente,
inteso soprattutto come diritto delle e alle sue risorse,
la salute e i diritti alla conoscenza e alle culture.
A corredare le quattro tematiche di analisi l’edizione
presenta diversi apparati, come le prospettive future,
focus specifici su temi cardinali, approfondite schede
cronologiche degli eventi, le parole chiave, una sezione
che segnala le “buone pratiche”, un apparato
bibliografico utile per approfondire gli argomenti e
una selezione di siti web legati alle tematiche del
rapporto.
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