Questo
articolo è tratto dal sito dell'associazione
Libertą
Eguale, dalle cui pagine il leader della corrente
liberal-riformista dei Ds, Enrico Morando, esprime la
necessità della formazione del Partito Democratico.
Il risultato elettorale consegna al centro sinistra
il diritto e dovere di governare. Ma il Paese è
allo stremo: non cresce a ritmi accettabili da più
di dieci anni; è seduto su se stesso e sulle
sue mille corporazioni, chiuse ai giovani e incapaci
di premiare il merito; è politicamente diviso
tra due schieramenti (e questo va benissimo) che non
si riconoscono reciprocamente (e questo va malissimo).
Di fronte a questo Paese, il governo Prodi può
farcela solo se, nel centro sinistra, prende corpo un
grande partito riformista, che sia garanzia di cambiamento
(i partiti così come sono non sono capaci di
produrlo) e di stabilità (senza un partito egemone,
il centro sinistra è esposto a tutti i venti).
Il voto dimostra non solo la necessità del partito
democratico, ma anche la possibilità. Riassumo
le obiezioni che si sono sempre avanzate alla proposta
del partito democratico. La prima: col proporzionale,
due più due non ha mai fatto quattro. La lista
dell'Ulivo prenderà meno voti dei due partiti
separati. La seconda: con la lista dell'Ulivo e del
futuro partito democratico, si apre una voragine a sinistra,
perché il partito democratico è inesorabilmente
percepito come “moderato”. La terza: la
lista dell'Ulivo è una stanca riedizione del
compromesso Dc-Pci e i “laici” non la voteranno.
La quarta: senza un partito di “centro”
- la Margherita - chi intercetterà i voti in
uscita da Forza Italia? Le risposte stanno nei numeri:
1) Ulivo 31,42% dei voti. Ds più Margherita,
al Senato, 28,22%. Sia detto solo per inciso: con questi
numeri, il centro sinistra, con la lista dell'Ulivo
in entrambi i rami del parlamento, avrebbe vinto le
elezioni anche al Senato; 2) Rifondazione Comunista,
al Senato: 7,37%. Alla Camera: 5,84%. In cifra assoluta:
alla Camera Rifondazione Comunista raccoglie 2.229.604
e al Senato 2.528.624. Sì, avete letto bene.
Sono di meno alla Camera, con quattro milioni di aventi
diritto in più, che al Senato. E, siccome è
impossibile che tra i giovani elettori Rifondazione
Comunista non abbia preso un voto, questo significa
che ci sono migliaia e migliaia di elettori della lista
dell'Ulivo che, al Senato, hanno votato Rifondazione
Comunista. Tutti “moderati”?; 3) Rosa nel
pugno, alla Camera: 2,60%. Al Senato: 2,49%. Uno scostamento
irrilevante, malgrado tutta la campagna elettorale si
sia concentrata sul voto “laico” alla Camera
per la Rosa nel pugno; 4) Al Senato, il centro destra
sopravanza il centro sinistra piuttosto nettamente.
Alla Camera, vince il centro sinistra di venticinquemila
voti. Al Senato, la Margherita era presente con la sua
lista. Alla Camera, c'era l'Ulivo. Chi ha intercettato
più voti in fuga da Forza Italia?
Così, i numeri fanno giustizia di tutte e quattro
le obiezioni. Quindi, il partito democratico è
possibile. Poi, si può non essere capaci di farlo.
Ma questo è un'altra questione.
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