Eletti entrambi
i candidati dell’Unione di Prodi alla presidenza
del Senato e della Camera. Spero non sia lontano il
giorno in cui si tornerà a condividere, tra maggioranza
e opposizione, le cariche che guidano le due istituzioni
fondamentali della democrazia rappresentativa, ma non
era questo il tema di queste concitate quarantott’ore
e neppure c’era la possibilità di intavolare
un principio di dialogo con una opposizione che rifiuta
persino di accettare il risultato delle urne (un rigetto
di corretti rapporti con i vincitori che sta diventando
un principio guida). Il tema di questi due voti di apertura
delle camere era un altro: si trattava di girare la
prima, e forse anche la più difficile, delle
boe, che segnano il percorso di questa dura regata.
Anzi essendo in gioco un ciclista di “fondo”
come Prodi parliamo pure di “tappa dolomitica
del Giro”, con l’anomalia che in questo
particolare Giro d’Italia, che è la legislatura,
la tappa più pesante era la prima e non una delle
ultime.
Al centrosinistra tocca dunque il premio della montagna
e insieme la maglia rosa non solo perché ha vinto
le elezioni, sia pure di strettissima misura, ma perché
la maggioranza ha confermato di esserci anche nel segreto
dell’urna, e di reggere alla prova di un richiamo
della foresta insidioso come era quello rappresentato
da Andreotti. Ha fatto bene il premier designato dalle
urne a dire che “ci siamo assestati”. L’Unione
si è “assestata” sia alla Camera,
con un risultato quasi pieno (337 su 340) in una gara
che non presentava fin dall’inizio motivi di reale
incertezza, e al Senato superando di tre punti il quorum
(165 voti per Marini, sopra la soglia di 162 che fino
a ieri ha fatto tanto penare contro 157 voti di Andreotti).
La maggioranza si è “assestata” e
ha “assestato” un colpo alla minoranza,
che si è così anche ufficialmente manifestata
come tale. Ora, dopo che su questa scommessa l’opposizione
aveva fatto una puntata così alta, come se un
demone la determinasse a dimostrare fin dall’inizio
che la maggioranza di Prodi non esiste, una puntata
così alta che l’ha spinta a giocare la
carta di Andreotti, la più efficace nell’evocare
seducenti legami con infiniti fili che conducono al
Potere Eterno di chi ce l’ha, ora che il tonfo
si rivela più doloroso, il primo tratto di corsa
sembra quasi in discesa.
La maggioranza è dunque meno traballante di
quanto piacerebbe ai suoi avversari. La maggioranza
c’è e può cominciare il suo lavoro:
la formazione del governo, le consultazioni, l’incarico,
il trasloco di Berlusconi, che nulla può più
ritardare o tanto meno impedire. Verranno altri momenti
difficili, visto che si tratterà di governare
e di affrontare passaggi delicatissimi con una maggioranza
che è e resterà risicata. È possibile
che succeda al governo che ne verrà fuori e alla
coalizione che lo sostiene quello che accade a molti
cardiopatici: costretti a vivere con un continuo monitoraggio
della propria salute, misurando tutti i giorni la pressione
e facendo frequenti visite dal cardiologo, molta dieta,
molte camminate, niente colpi di testa, finiscono per
durare molto più lungo di tanti vigorosi atleti
che nella loro vita non mettono mai piede in un ospedale.
I cento voti a D’Alema, che l’opposizione
gli ha tributato alla Camera, non sono voti di “disagio”
dei ds, o dei d’alemiani di stretta osservanza,
semplicemente perché i ds e i dalemiani hanno
palesemente votato Bertinotti, sono un omaggio avvelenato.
E spiego perché “avvelenato”. Non
si tratta di un gesto che indichi l’intenzione
di intavolare un dialogo con la maggioranza all’insegna
del rimboccarsi le maniche di fronte alla difficoltà
dei problemi. Quella intenzione non c’è
dal momento che tutte le dichiarazioni di parte berlusconiana
indicano l’intenzione di prolungare una insensata
guerriglia (insensata e perdente, bisogna cominciare
e registrare i punti al passivo da mettere sul suo conto,
e quelli all’attivo da mettere sul conto di Prodi).
Il voto in misura così ampia per un leader della
sinistra indica semplicemente l’intenzione palese,
del resto dichiarata, di dividere la maggioranza facendo
intravedere possibili collusioni che hanno lo scopo,
pure dichiarato, di proteggere la strategia di Berlusconi,
i suoi interessi, il suo rifiuto di riconoscere la vittoria
di Prodi. E in questo senso o non producono alcun risultato
o semplicemente tentano di mettere in cattiva luce uno
dei leader della sinistra, facendolo apparire gradito
a una destra radicale, estremista, incapace di accettare
il risultato delle elezioni, raccolta indissolubilmente
intorno alle fortune personali di Berlusconi. Incapace
di pensare una prossima pagina, nuova.
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